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Pensione non vedenti

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Assegno pensionistico spettante ai lavoratori ciechi: età, contributi, finestre, benefici previsti pensione di vecchiaia e anticipata.

La legge prevede, per i lavoratori ciechi, diversi benefici che consentono di anticipare la pensione e di ottenere un assegno più favorevole.

Sono considerati ciechi i lavoratori colpiti da cecità assoluta, o coloro che presentano un residuo visivo non superiore a un decimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione.

I benefici relativi alla pensione non vedenti riguardano sia la pensione di vecchiaia dei lavoratori dipendenti ed autonomi del settore privato, sia quella dei lavoratori pubblici: per questi ultimi, tuttavia, le agevolazioni risultano meno significative.

Nello specifico, i vantaggi in materia di pensione per i lavoratori ciechi riguardano sia i requisiti di età che quelli contributivi necessari per ottenere il trattamento dall’Inps; inoltre, questi lavoratori hanno diritto ad una maggiorazione contributiva, utile anche al conseguimento della pensione anticipata ed utile alla misura, cioè all’ammontare, dell’assegno Inps.

Ma procediamo con ordine, ed esaminiamo i benefici pensionistici per i non vedenti.

Pensione di vecchiaia lavoratori non vedenti

I lavoratori ciechi alla nascita, o divenuti tali prima del versamento del primo contributo all’Inps hanno diritto alla pensione di vecchiaia al perfezionamento di 55 anni di età, se uomini, e di 50 anni se donne, con un minimo di 10 anni di contribuzione [1]. In entrambi i casi i requisiti anagrafici dei lavoratori in questione devono essere adeguati all’aspettativa di vita Istat (1 anno in più dal 2019) e risultano interessati dalla disciplina delle finestre mobili, pari a 12 mesi dal perfezionamento del requisito (18 mesi in caso di lavoratori autonomi).

Pertanto, i lavoratori divenuti ciechi prima dell’inizio del rapporto lavorativo hanno diritto alla pensione di vecchiaia, per il biennio 2019- 2020:

  • con un minimo di 51 anni di età, più 12 mesi di finestra, e 10 anni di contributi, se donne;
  • con un minimo di 56 anni di età, più 12 mesi di finestra, e 10 anni di contributi, se uomini.

Lo stesso beneficio è concesso a coloro che, nonostante siano divenuti ciechi dopo il primo rapporto di lavoro (quindi dopo il versamento del primo contributo all’Inps), possono far valere almeno 10 anni di contributi, successivi all’insorgere della cecità.

Per i lavoratori autonomi (o con contribuzione mista, da lavoro subordinato e autonomo), sono richiesti 5 anni di età in più, e la finestra di attesa è pari a 18 mesi; questi lavoratori ottengono dunque la pensione di vecchiaia (biennio 2019-2020):

  • con un minimo di 56 anni di età, più 18 mesi di finestra, e 10 anni di contributi, se donne;
  • con un minimo di 61 anni di età, più 18 mesi di finestra, e 10 anni di contributi, se uomini.

Per tutti i lavoratori non vedenti che si trovano in condizioni differenti da quelle esposte, o con meno di 10 anni di contributi versati dall’insorgere dello stato di cecità, restano fermi i requisiti per la pensione di vecchiaia richiesti nel 1992 dalla legge Amato [2]:

  • 61 anni di età per gli uomini, con una finestra di 12 mesi (66 anni se lavoratori autonomi, con una finestra di 18 mesi);
  • 56 anni di età per le donne, con una finestra di 12 mesi (61 anni se lavoratrici autonome, con una finestra di 18 mesi);
  • almeno 15 anni di contributi.

Pensione di vecchiaia dipendenti pubblici non vedenti

Per i lavoratori non vedenti dipendenti di amministrazioni pubbliche (iscritti alle casse, facenti parte della gestione Inps dipendenti pubblici, ex Inpdap, Ctps, Cpi, Cpug, Cps e Cpdel) i requisiti per la pensione di vecchiaia risultano più elevati.

In particolare, per gli statali (iscritti alla Cassa Stato- Ctps) sono generalmente necessari 65 anni e un’anzianità contributiva ed assicurativa di almeno 14 anni, 11 mesi e 16 giorni [3]. 65 anni costituisce difatti il limite di età ordinamentale (per il collocamento a riposo d’ufficio), vigente al 31 dicembre 1992, per la maggior parte dei dipendenti delle amministrazioni dello Stato. Il requisito anagrafico deve essere adeguato all’aspettativa di vita Istat (1 anno in più dal 2019).

Gli stessi requisiti sono previsti per i dipendenti pubblici degli enti locali e non statali, a meno che il limite di età ordinamentale vigente al 31 dicembre 1992 risulti inferiore a 65 anni: in questo caso, è confermato il limite più basso, con l’aggiunta dell’adeguamento all’aspettativa di vita.

I requisiti esposti sono anche soggetti al meccanismo di slittamento delle cosiddette finestre mobili.

In base a quanto osservato, dunque, per i dipendenti pubblici non vedenti le agevolazioni non comportano vantaggi degni di nota rispetto agli altri lavoratori normodotati.

Pensione anticipata non vedenti

I lavoratori ciechi hanno diritto ad una maggiorazione dell’anzianità contributiva, utile ai fini del diritto e della misura della pensione, pari a 4 mesi per ogni anno di attività lavorativa effettuata; per i periodi di attività inferiori all’anno, il beneficio spetta proporzionalmente, aumentando di un terzo il numero delle settimane di lavoro svolto.

La legge di bilancio 2017 [4] ha inoltre introdotto, a partire dal 1° gennaio 2017, un incremento di 4 mesi, per ogni anno di lavoro svolto, del coefficiente di trasformazione utile per determinare l’ammontare della pensione per le anzianità soggette al calcolo contributivo.


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