
Segnalazione alla Guardia di Finanza per i beneficiari del reddito che rifiutano il posto: chi lavora in nero rischia la galera.
La guerra ai furbetti del reddito di cittadinanza non è ancora iniziata, ma si preannuncia molto dura: le regole previste dal decretone [1] per chi “sgarra”, difatti, sono severissime, e prevedono anche la reclusione sino a 6 anni per chi dichiara il falso, al fine di godere del sussidio.
Particolarmente severo anche il trattamento nei confronti dei beneficiari del reddito “pigri”: chi rifiuta un’offerta di lavoro congrua, difatti, sarà segnalato alla Guardia di Finanza per essere sottoposto a controlli. Le Fiamme Gialle, in particolare, dovranno verificare che il beneficiario del reddito che rifiuta il posto non stia lavorando in nero. Ma che cosa succede se si viene “beccati” a lavorare senza contratto?
Le conseguenze per chi è trovato a lavorare in nero, o in “grigio” (ossia con un contratto di lavoro nel quale figura una retribuzione inferiore rispetto a quella reale), sono piuttosto pesanti: è difatti prevista la reclusione da 1 a 3 anni per omessa comunicazione della variazione del reddito, nel caso in cui l’entità del reddito derivante dall’attività comporti la revoca o la riduzione del beneficio.
Non bisogna dimenticare, poi, che è prevista la reclusione da 2 a 6 anni, se il reddito è conseguito rendendo o utilizzando dichiarazioni o documenti falsi, o attestanti cose non vere, oppure omettendo informazioni dovute.
Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sul Reddito di cittadinanza: controlli per chi rifiuta il lavoro, quali sono gli adempimenti obbligatori per mantenere il sussidio, quando un’offerta di lavoro è considerata congrua e non può essere rifiutata.
Come funziona il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza è un sussidio a sostegno delle famiglie che si trovano in condizioni di bisogno economico, ossia con un reddito, un indicatore Isee, un patrimonio mobiliare (conti, carte, libretti, partecipazioni) e immobiliare (case, terreni) al di sotto di determinate soglie. Per conoscere, nel dettaglio, i requisiti richiesti per il beneficio: Reddito di cittadinanza 2019.
Il reddito di cittadinanza integra il reddito del beneficiario sino a un massimo di 780 euro mensili, incrementati dello 0,4 per ogni componente adulto del nucleo familiare e dello 0,2 per ogni minorenne, sino a un massimo del 2,1 per i nuclei numerosi (2,2 per le famiglie numerose con disabili gravi o non autosufficienti). Per capire a quanto ammonta il sussidio: Importo reddito di cittadinanza 2019.
Come si mantiene il reddito di cittadinanza?
Una volta ottenuto il sussidio, tutti i componenti della famiglia maggiorenni devono dichiarare l’immediata disponibilità al lavoro, presso i centri per l’impiego o tramite l’apposita piattaforma digitale Siulp, entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio.
Sono esonerati i componenti del nucleo studenti, già occupati o ultra sessantacinquenni, ed i disabili, come definiti dalla legge sul collocamento mirato. Possono essere esonerati dagli obblighi legati all’accettazione delle offerte di lavoro i disabili (come definiti ai fini Isee) ed i caregiver (ossia coloro che assistono disabili gravi, non autosufficienti, o minori di 3 anni).
Il richiedente e i componenti del nucleo non esonerati, entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio, devono rendere la dichiarazione d’immediata disponibilità al lavoro.
Il richiedente ed i familiari non esonerati sono direttamente convocati dal centro per l’impiego se uno di loro:
- è disoccupato da non più di due anni;
- ha un’età inferiore ai 29 anni;
- è beneficiario della Naspi, di un altro sussidio di disoccupazione, o ne ha terminato la fruizione da non più di un anno;
- ha sottoscritto un Patto di servizio in corso di validità presso i centri per l’impiego o un progetto personalizzato.
Anche in questo caso, la dichiarazione di immediata disponibilità deve essere resa entro i 30 giorni successivi al primo incontro con i servizi per l’impiego.
Reddito di cittadinanza: patto per il lavoro
I beneficiari del reddito di cittadinanza non esonerati dagli obblighi devono stipulare, presso un centro per l’impiego o un intermediario accreditato, un patto per il lavoro, cioè un progetto che ha le stesse caratteristiche del patto di servizio personalizzato previsto per chi richiede l’indennità di disoccupazione, ma prevede delle attività aggiuntive.
In particolare, sottoscrivendo il patto per il lavoro ci si obbliga a:
- collaborare con l’operatore addetto alla redazione del bilancio delle competenze per definire il progetto;
- accettare espressamente gli obblighi e rispettare gli impegni previsti nel patto per il lavoro e, in particolare:
- registrarsi sull’apposita piattaforma digitale Siulp, e consultarla quotidianamente come supporto nella ricerca del lavoro;
- svolgere attività di ricerca attiva di lavoro, secondo le modalità definite nel patto;
- accettare di essere avviato ai corsi di formazione o riqualificazione professionale, o ai progetti per favorire l’auto-imprenditorialità, secondo le modalità individuate nel patto, tenuto conto delle aspirazioni e delle competenze personali;
- sostenere eventuali colloqui psicoattitudinali e prove di selezione finalizzate all’assunzione, su indicazione dei servizi competenti e in attinenza alle competenze certificate;
- accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue; in caso di fruizione del reddito in fase di rinnovo, deve essere accettata, a pena di decadenza dal beneficio, la prima offerta utile di lavoro congrua;
- offrire la propria disponibilità per la partecipazione a progetti comunali utili alla collettività, da svolgere presso il comune di residenza, mettendo a disposizione un massimo di 8 ore alla settimana.
Reddito di cittadinanza: patto per l’inclusione sociale
Nel caso in cui nella famiglia beneficiaria del reddito siano rilevate problematiche complesse, non legate soltanto alla mancanza di lavoro, e una condizione di forte disagio e povertà, i componenti del nucleo devono sottoscrivere un patto per l’inclusione sociale, che coinvolge i centri per l’impiego, i servizi sociali e gli altri servizi territoriali competenti.
Quando non si può rifiutare un’offerta di lavoro?
Chi percepisce il reddito di cittadinanza deve accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue, la prima offerta di lavoro congrua in fase di rinnovo del sussidio. Ma quando un’offerta di lavoro è congrua ai fini del reddito di cittadinanza? In base a quanto disposto dal decreto sul reddito:
- se il lavoratore percepisce il reddito di cittadinanza da non più di 12 mesi, l’offerta di lavoro deve avere le seguenti caratteristiche:
-
- dal punto di vista della coerenza professionale, deve riguardare uno dei settori individuati nel patto di servizio sottoscritto dal lavoratore (in base al richiamo, da parte del reddito di cittadinanza, del decreto in materia di disoccupazione);
- la distanza dal luogo di lavoro non può essere superiore a 100 km dalla residenza dell’interessato, o comunque deve essere raggiungibile in 100 minuti con i mezzi di trasporto pubblici, se si tratta di prima offerta; la distanza dal luogo di lavoro non può essere superiore a 250 km dalla residenza dell’interessato se si tratta di seconda offerta; la sede di lavoro può trovarsi ovunque, nel territorio italiano, se si tratta di terza offerta;
- se il lavoratore percepisce il reddito di cittadinanza da oltre 12 mesi, l’offerta di lavoro deve avere le seguenti caratteristiche:
- dal punto di vista della coerenza professionale, deve riguardare uno dei settori individuati nel patto di servizio sottoscritto dal lavoratore, o contigui ai settori individuati;
- la distanza dal luogo di lavoro non può essere superiore a 250 km dalla residenza dell’interessato, se si tratta di prima o seconda offerta; la sede di lavoro può trovarsi ovunque, nel territorio italiano, se si tratta di terza offerta;
- se il lavoratore ha ottenuto il rinnovo del reddito di cittadinanza, l’offerta di lavoro deve avere le seguenti caratteristiche:
- dal punto di vista della coerenza professionale, può riguardare qualsiasi settore lavorativo;
- la sede di lavoro, esclusivamente nel caso in cui nel nucleo familiare non siano presenti componenti di minore età o disabili, può trovarsi ovunque nel territorio italiano.
Il rapporto di lavoro, per quanto riguarda la durata, deve essere:
- a tempo indeterminato;
- a termine o con contratto di somministrazione, con una durata di almeno tre mesi.
Lo stipendio previsto non deve essere inferiore ai minimi della contrattazione collettiva. In base alla conversione in legge del decreto, la retribuzione deve risultare superiore alla misura massima del reddito di cittadinanza fruibile dal singolo (vale a dire a 780 euro mensili), più il 10%: in parole semplici, l’offerta di lavoro, per essere considerata congrua, deve offrire uno stipendio mensile almeno pari a 858 euro (780 euro +78 euro, il 10%).
Se in famiglia ci sono disabili, l’offerta è congrua se non eccede la distanza di cento chilometri dalla residenza del beneficiario, per la terza offerta e in caso di rinnovo.
Se in famiglia ci sono minori, la terza offerta è congrua se non eccede la distanza di 250 km dalla residenza del beneficiario. Queste particolari deroghe operano solo nei primi ventiquattro mesi dall’inizio della fruizione del beneficio, anche in caso di rinnovo.
Nel caso in cui sia accettata una offerta oltre 250 km dalla residenza, il lavoratore continua a percepire l’Rdc per 3 mesi
dall’inizio del nuovo impiego, incrementati a 12 mesi nel caso siano presenti componenti minori o disabili.
Convocazione 2019 per i beneficiari del reddito di cittadinanza
I centri per l’impiego, a partire dal 2 settembre 2019, hanno 30 giorni di tempo per convocare i beneficiari del reddito di cittadinanza destinatari delle misure di politica attiva del lavoro, per sottoscrivere il patto per il lavoro. Sono attese oltre 764mila convocazioni, che potranno avvenire anche tramite email o sms. Entro il 15 dicembre i centri per l’impiego effettueranno la presa in carico, verificando i casi di esonero ed esclusione.
Controlli della Guardia di Finanza per chi rifiuta un’offerta di lavoro
Come abbiamo osservato, rifiutare un’offerta di lavoro congrua è lecito, se il beneficiario non fruisce del sussidio in fase di rinnovo.
Tuttavia, il rifiuto dell’offerta di lavoro, che risulta dalla piattaforma digitale del Reddito di cittadinanza
per il Patto per il lavoro, viene immediatamente segnalato alla Guardia di Finanza, che deve avviare una serie di accertamenti e controlli nei confronti del beneficiario che non vuole lavorare.
Le verifiche, nel dettaglio, saranno finalizzate a scovare i furbetti, cioè chi percepisce il reddito lavorando in nero, oppure in grigio, cioè con una retribuzione dichiarata inferiore a quella reale.
Controlli dell’Ispettorato del lavoro
I “furbetti” del reddito di cittadinanza potranno essere sorpresi al lavoro anche grazie alle ordinarie ispezioni in azienda. Al riguardo, bisogna precisare che il lavoratore ha l’obbligo di comunicare l’avvio di ogni attività di lavoro dipendente all’Inps tramite il modello “Rdc/Pdc– Com Esteso”, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, a pena di decadenza dal beneficio; questo, a prescindere dall’invio, a cura del datore di lavoro, della comunicazione di assunzione Unilav.
Se il lavoratore non effettua la comunicazione entro 30 giorni ed è sorpreso a lavorare in azienda, commette reato. Analogamente, il reato si configura nei casi in cui l’attività lavorativa “in nero” sia stata intrapresa precedentemente all’istanza di Rdc ed il compenso percepito sia stato omesso all’atto di presentazione della domanda.
Se l’attività intrapresa è di lavoro autonomo, il beneficiario di Rdc deve comunicare le variazioni di reddito entro 15 giorni dal termine di ciascun trimestre dell’anno; l’avvio dell’attività deve comunque essere comunicato entro 30 giorni.
Quali conseguenze per i furbetti “pizzicati” dalle Fiamme Gialle o dall’Ispettorato del lavoro?
Che cosa succede a chi lavora in nero o in grigio?
Le conseguenze per chi lavora in nero o in grigio non sono causate dallo svolgimento dell’attività lavorativa in sé, ma dal non aver dichiarato le variazioni di reddito, o dall’aver dichiarato il falso in fase di richiesta del sussidio.
Nel dettaglio, se per ottenere o mantenere il beneficio sono utilizzati o presentati dichiarazioni e documenti falsi o attestanti cose non vere, o si omettono informazioni dovute, chi consegue indebitamente il sussidio è punito:
- con la reclusione da 2 a 6 anni;
- con la revoca retroattiva del beneficio;
- con l’impossibilità di chiedere il sussidio prima che siano decorsi 10 anni dalla condanna.
Le sanzioni vanno da 1 a 3 anni di reclusione per chi non comunica la variazione del reddito: la variazione del reddito è presunta nel caso in cui sia accertato che l’interessato lavora in nero o in grigio, cioè che ha un rapporto di lavoro non dichiarato o un rapporto per il quale è dichiarata una retribuzione più bassa, come il “finto part time”.
Perdita del sussidio per chi non attiva l’assegno di ricollocazione
I beneficiari di Rdc hanno anche diritto a una prestazione economica che può arrivare sino a 5mila euro, l’assegno di ricollocazione.
L’assegno è riconosciuto sotto forma di voucher spendibile presso i centri o le agenzie per l’impiego, o presso i delegati della Fondazione consulenti per il lavoro, che possono incassarlo solo se riescono a trovare una nuova occupazione al beneficiario della misura.
La misura dell’assegno varia non solo a seconda della durata del contratto di lavoro concluso dal disoccupato, ma anche del suo profilo di occupabilità, che dipende dall’età, dal sesso, dall’istruzione, dall’esperienza e dalla residenza: in pratica, più è difficile collocare il lavoratore, più è alto l’assegno per chi trova lavoro, sino a 5mila euro.
I percettori del sussidio beneficiari di Rdc, come osservato, sono tenuti a stipulare il Patto per il lavoro con il centro per l’impiego: decorsi 30 giorni dalla data di liquidazione della prestazione, ricevono dall’Anpal l’assegno di ricollocazione (Adr) da spendere presso i soggetti abilitati ai servizi di assistenza al reimpiego.
A pena di decadenza dal reddito di cittadinanza, inoltre, il beneficiario di Rdc deve attivare il servizio di assistenza intensiva alla ricollocazione: in pratica, deve scegliere il soggetto erogatore del servizio di assistenza e fissare la data del primo appuntamento, entro 30 giorni dal riconoscimento dell’assegno. Se non attiva il servizio di assistenza intensiva, perde il reddito.
Se il soggetto erogatore prescelto non si attiva nella ricollocazione del beneficiario, questi deve rivolgersi ad un altro soggetto erogatore.
Quando si perde il reddito di cittadinanza?
Vediamo, nel dettaglio, quali sono tutte le sanzioni previste in materia di reddito di cittadinanza:
- utilizzo di dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, oppure omissione d’informazioni dovute, per ottenere il reddito di cittadinanza: reclusione da 2 a 6 anni;
- omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio: reclusione da 1 a 3 anni;
- condanna in via definitiva per i reati appena menzionati e per ulteriori reati [3]: immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva, disposta dall’Inps; il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito; il beneficio non può essere nuovamente richiesto prima che siano decorsi 10 anni dalla condanna;
- accertamento della non corrispondenza al vero delle dichiarazioni e delle informazioni poste a fondamento
dell’istanza Rdc, o dell’omessa successiva comunicazione di qualsiasi intervenuta variazione del reddito, del patrimonio e della composizione del nucleo familiare del richiedente: l’amministrazione dispone l’immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva; a seguito della revoca, il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito.
È disposta la decadenza dal reddito di cittadinanza anche quando uno dei componenti del nucleo familiare:
- non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, anche a seguito del primo incontro presso il centro per l’impiego o presso i servizi competenti per il contrasto della povertà, ad eccezione dei casi di esclusione ed esonero;
- non sottoscrive il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale, ad eccezione dei casi di esclusione ed esonero;
- non attiva il servizio di ricollocazione intensivo, nei casi in cui ne abbia diritto;
- non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
- non aderisce ai progetti di lavoro del Comune di residenza;
- non accetta almeno una di tre offerte congrue;
- in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta congrua utile;
- non effettua le comunicazioni di variazione del reddito, o effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del Rdc maggiore;
- non presenta una dichiarazione Isee aggiornata, in caso di variazione del nucleo familiare;
- viene trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa in assenza delle comunicazioni obbligatorie, o altre attività di lavoro autonomo o di impresa, in assenza delle comunicazioni prescritte.
La decadenza dal beneficio è inoltre disposta nel caso in cui il nucleo familiare abbia percepito il beneficio
economico del Rdc in misura maggiore rispetto a quanto sarebbe spettato, per effetto di dichiarazione mendace
in sede di dichiarazione Isee o di altra dichiarazione resa nella procedura di richiesta del beneficio, o per effetto
dell’omessa presentazione delle comunicazioni di variazione.
Quando è tagliato il reddito di cittadinanza?
In caso di mancata presentazione, in assenza di giustificato motivo, alle convocazioni dei centri per l’impiego, da parte anche di un solo componente del nucleo familiare, si applicano le seguenti sanzioni:
- la decurtazione di una mensilità di Rdc in caso di prima mancata presentazione;
- la decurtazione di 2 mensilità alla seconda mancata presentazione;
- la decadenza dalla prestazione, in caso di ulteriore mancata presentazione.
Nel caso di mancata partecipazione, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di orientamento, da parte anche di un solo componente del nucleo familiare, si applicano le seguenti sanzioni:
- la decurtazione di 2 mensilità, in caso di prima mancata presentazione;
- la decadenza dalla prestazione in caso di ulteriore mancata presentazione.
In caso di mancato rispetto degli impegni previsti nel Patto per l’inclusione sociale, relativi alla frequenza dei corsi di istruzione o di formazione da parte di un componente minorenne, oppure impegni di prevenzione e cura volti alla tutela della salute, individuati da professionisti sanitari, si applicano le seguenti sanzioni:
- la decurtazione di 2 mensilità dopo un primo richiamo formale al rispetto degli impegni;
- la decurtazione di 3 mensilità al secondo richiamo formale;
- la decurtazione di 6 mensilità al terzo richiamo formale;
- la decadenza dal beneficio in caso di ulteriore richiamo.
Niente reddito di cittadinanza in caso di vincite, successioni e donazioni
Vincere al gioco, oppure ricevere in donazione o in eredità una bella somma, o un’auto, o una moto, può far perdere il reddito di cittadinanza, qualora sia superata la soglia massima di patrimonio immobiliare o mobiliare.
Ricordiamo, a questo proposito, che la famiglia può possedere:
- oltre alla prima casa, immobili, detenuti anche all’estero, per un valore complessivo non superiore a 30mila euro;
- un patrimonio mobiliare (conti, carte, titoli, libretti, depositi, partecipazioni, etc.), non superiore a 6mila euro; la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i massimali sono ulteriormente incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo, e di 7500 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza.
Nessun componente del nucleo deve possedere autoveicoli immatricolati da meno di 6 mesi, o con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti, navi o imbarcazioni da diporto; sono esclusi i veicoli per disabili.
Se, a causa di una vincita o di un lascito, si superano i requisiti prescritti, si deve comunicare la variazione patrimoniale entro 15 giorni, pena le pesanti sanzioni osservate nei paragrafi precedenti per l’omessa comunicazione di variazione.
Si può rinunciare al reddito di cittadinanza?
Tutti gli adempimenti elencati, i controlli, le sanzioni penali che si rischiano ti hanno fatto cambiare idea sulla fruizione del sussidio, e adesso vorresti rinunciare al reddito di cittadinanza? La rinuncia al reddito di cittadinanza è possibile, in base a quanto reso noto dall’Inps, che in questi giorni sta predisponendo la procedura ufficiale per chi vuole dire addio al sussidio. Tuttavia, la rinuncia dovrebbe comportare la restituzione in blocco delle ultime tre mensilità del reddito di cittadinanza: come mai? Questo ancora non è stato chiarito, e bisogna sottolineare che, sinché non uscirà la circolare dell’Inps, nulla di quanto annunciato è certo. la restituzione degli ultimi 3 mesi del reddito di cittadinanza, certo, appare un fatto singolare, dal momento che, prima dell’atto formale di rinuncia, gli importi accreditati con Carta Rdc sono pienamente spettanti. Probabilmente, la previsione consiste in una penale.
Per approfondire: Come rinunciare al reddito di cittadinanza?
Reddito di cittadinanza: 600mila nominativi sottoposti a controllo
L’Inps ha appena inviato alla Guardia di Finanza ben 600mila nominativi di beneficiari di Rdc, perché siano sottoposti a verifiche, finalizzate a individuare chi lavora in nero o in grigio o chi, comunque, possiede redditi o patrimoni nascosti.
Secondo il viceministro Garavaglia, oltre il 70% delle domande di Rdc presenterebbe irregolarità, mentre secondo il presidente Inps Tridico le irregolarità emergono già al momento di presentazione della domanda, quindi il rischio di erogare sussidi non spettanti è minimo. Per approfondire: Reddito di cittadinanza, controlli a tappeto della finanza.
Reddito di cittadinanza: arriva la prima condanna per lavoro nero
Iniziano ad essere irrogate le prime sanzioni ai lavoratori in nero beneficiari del reddito di cittadinanza. La prima condanna riguarda un operaio in un cantiere edile di Cerignola, impiegato senza regolare assunzione, “pizzicato” dal personale dell’Ispettorato del lavoro e dei Carabinieri.
Per lui, 4320 euro di multa, la segnalazione all’Inps ed all’autorità giudiziaria, la perdita retroattiva del sussidio e l’impossibilità di richiederlo per 10 anni. Leggi la notizia: Lavoratore in nero col reddito di cittadinanza.