
In arrivo nuove agevolazioni per le imprese che assumono disoccupati beneficiari del reddito di cittadinanza.
Fino a 18 mesi di reddito di cittadinanza per le aziende che assumeranno i disoccupati beneficiari della misura: in “soldoni”, assumere un disoccupato avente diritto al reddito di cittadinanza potrebbe fruttare all’impresa un risparmio sino a 14040 euro, cioè a 780 euro, l’importo massimo mensile del sussidio, per 18 mesi, il periodo massimo di godimento del reddito.
In particolare, in caso di assunzione a tempo pieno e indeterminato, è riconosciuto, sotto forma di esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del lavoratore e del datore di lavoro, un importo pari alla differenza tra 18 mensilità di reddito di cittadinanza e l’importo del sussidio già goduto dal beneficiario assunto.
L’incentivo potrà essere poi accompagnato dagli sgravi contributivi per l’assunzione di disoccupati, come il bonus assunzione Mezzogiorno, che è recentemente stato prorogato, o il nuovo sgravio contributivo del 50% per l’assunzione di under 35 o, ancora, il nuovo bonus assunzione giovani eccellenze, rivolto ai datori di lavoro che assumeranno laureati con un voto pari a 100 e lode o dottori di ricerca.
Ma le agevolazioni non finiscono qui: le imprese che assumeranno disoccupati beneficiari del reddito di cittadinanza, difatti, potranno usufruire del bonus formazione, ossia di percorsi di formazione gratuiti per riqualificare i nuovi assunti.
Il tutto sarà accompagnato da una radicale riforma dei centri per l’impiego: tutti i centri, in particolare, saranno dotati di un nuovo sportello per le imprese, dedicato all’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ciò che vuol fare il Governo, a questo proposito, è rilanciare il canale dei centri per l’impiego, cioè degli ex uffici di collocamento, perché tornino ad essere, come in origine, la corsia preferenziale per trovare un nuovo lavoro e perché smettano di rappresentare uno strumento inefficace e inutilizzato dalle imprese. Ad oggi, in effetti, sono veramente pochissimi i datori di lavoro che si rivolgono ai centri per l’impiego per trovare nuovi addetti, così come sono pochissimi i lavoratori che sperano di trovare un’occupazione grazie a queste strutture. Tutto, secondo quanto affermato dal Governo, cambierà con la riforma di questi centri, il cui organico sarà rafforzato e gli strumenti potenziati.
Ma procediamo per ordine, e cerchiamo di capire meglio come funziona il bonus assunzione con reddito di cittadinanza.
Quando parte il reddito di cittadinanza?
Innanzitutto, bisogna tener presente che il bonus assunzione non potrà partire sin quando non sarà operativo il reddito di cittadinanza. Ma quando partirà questa nuova misura? In base a quanto recentemente reso noto, le domande per il reddito di cittadinanza potranno essere inviate da marzo 2019, ed il sussidio inizierà ad essere riconosciuto a partire da fine aprile 2019.
Il reddito di cittadinanza è recentemente diventato operativo col cosiddetto pacchetto previdenza, un decreto legge in materia di assistenza e pensioni.
A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza, per un single, può arrivare sino a un massimo di 780 euro al mese. Il sussidio viene tagliato per chi non paga l’affitto della prima casa, e per chi già percepisce un reddito, o altre prestazioni di assistenza. Il sussidio, invece, aumenta per i nuclei familiari con più componenti: nello specifico, l’aumento è pari allo 0,4 per ogni familiare adulto, ed allo 0,2 per ogni familiare minorenne, sino a un massimo del 2,1.
Per approfondire: Importo del reddito di cittadinanza.
Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?
Ricordiamo brevemente quali sono i requisiti previsti per aver diritto al reddito di cittadinanza.
Possono chiedere il reddito di cittadinanza i cittadini maggiorenni che soddisfano una delle seguenti condizioni:
- si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato); coloro che hanno presentato le dimissioni sono esclusi dal reddito per un anno, così come i detenuti ed i ricoverati in una struttura a carico dello Stato;
- sono cittadini italiani, europei o extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo;
- sono residenti stabilmente in Italia da almeno 10 anni;
- percepiscono un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro mensili;
- percepiscono una pensione inferiore alla soglia di povertà, pari, come abbiamo detto, a 780 euro mensili;
- possiedono un Isee del nucleo familiare inferiore a 9.360 euro;
- possiedono un valore del reddito familiare inferiore a 6 mila euro, per il singolo componente, o a 7.560 euro, in caso di pensione di cittadinanza; l’importo è elevato sino a 9.360 euro per chi paga l’affitto ed è da adeguare col parametro della scala di equivalenza;
- possiedono al massimo due immobili nel nucleo familiare, ma il secondo immobile non deve avere un valore superiore a 30mila euro;
- possiedono un patrimonio mobiliare familiare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) non superiore a 6mila euro; la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i massimali sono ulteriormente incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo;
- nessun componente del nucleo deve possedere autoveicoli immatricolati da meno di 6 mesi, o con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti, navi o imbarcazioni da diporto; sono esclusi i veicoli per disabili.
Risulta dunque indispensabile presentare la dichiarazione Isee per beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza.
A quanto ammonta il bonus assunzione con reddito di cittadinanza?
A favore dei datori di lavoro che assumono i beneficiari del sussidio, sono previsti diversi incentivi, a condizione che siano comunicate alla piattaforma digitale dedicata al reddito di cittadinanza le disponibilità dei posti vacanti.
In primo luogo, in caso di assunzione a tempo pieno e indeterminato, è riconosciuto, sotto forma di esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del lavoratore e del datore di lavoro (con esclusione dei premi e contributi dovuti all’Inail), un importo pari alla differenza tra 18 mensilità di reddito di cittadinanza e l’importo del sussidio già goduto dal beneficiario assunto.
L’importo delle mensilità di sgravio concesse è pari a 5, nel caso in cui il lavoratore assunto risulti beneficiario del sussidio in fase di rinnovo (cioè dopo i primi 18 mesi di fruizione).
In ogni caso, il beneficio non può essere inferiore a 5 mensilità, e può ammontare a un massimo di 780 euro mensili. Il beneficio mensile non può comunque eccedere l’ammontare totale dei contributi previdenziali ed assistenziali a carico del datore di lavoro e del lavoratore, relativamente alle mensilità incentivate.
L’esonero contributivo è pari alla metà della differenza tra 18 mensilità di reddito di cittadinanza e l’importo del sussidio già goduto dal lavoratore, sino a un massimo di 390 euro mensili, in caso di assunzione grazie a un percorso di formazione.
Bonus assunzione con reddito di cittadinanza: requisiti
Per il diritto al bonus assunzione si devono rispettare i principi stabiliti dal decreto di riordino degli ammortizzatori sociali [1]: l’assunzione non deve costituire l’attuazione di un obbligo preesistente, non deve violare il diritto di precedenza, non devono essere in atto sospensioni dal lavoro connesse ad una crisi o riorganizzazione aziendale, non deve trattarsi di un dipendente licenziato nei 6 mesi precedenti da un datore di lavoro con assetti proprietari sostanzialmente coincidenti, o in rapporto di collegamento o controllo… Per saperne di più: Incentivi all’assunzione, le condizioni
Per aver diritto alle agevolazioni, i datori di lavoro devono inoltre:
- essere in possesso del Durc, il documento unico di regolarità contributiva;
- rispettare gli accordi e i contratti collettivi nazionali, regionali, territoriali o aziendali, se sottoscritti, stipulati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;
- rispettare le disposizioni previste in materia di aiuti “de minimis” [2].