
Pensione minima di cittadinanza da 780 euro al mese: che cos’è, come funziona, chi ne ha diritto, quali requisiti, come si richiede.
La nuova misura del reddito di cittadinanza è dedicata a due diverse categorie di beneficiari: il sussidio riguarda, infatti, oltre alle persone in età lavorativa, tutti gli over 67 sotto la soglia di povertà. Chi ha computo 67 anni, grazie alla pensione di cittadinanza, può dunque ottenere un reddito sino a un massimo di 780 euro al mese (se single: il sussidio è incrementato per ogni componente del nucleo familiare).
A questo proposito, la nuova normativa specifica che, per i nuclei familiari composti esclusivamente da una o più persone di età pari o superiore a 67 anni, il reddito di cittadinanza assume la denominazione di pensione di cittadinanza, quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane. I requisiti per l’accesso e le regole di
definizione del beneficio economico sono le medesime del reddito di cittadinanza, salvo dove diversamente specificato.
La pensione ed il reddito di cittadinanza inizieranno a essere liquidati dal 27 aprile 2019, in base a quanto reso noto sinora.
Il riconoscimento dell’assegno di cittadinanza in ritardo è dovuto alla necessaria riforma dei centri per l’impiego, che richiederà alcuni mesi di tempo. Senza la riforma dei centri per l’impiego, riconoscere il reddito di cittadinanza non sarebbe possibile, in quanto il sussidio è subordinato all’adesione, da parte dei beneficiari, a misure di politica attiva del lavoro. I disoccupati, in pratica, dovranno impegnarsi, supportati dai centri per l’impiego riformati, nella ricerca attiva di lavoro, nella frequenza di corsi di formazione e dovranno lavorare per 8 ore alla settimana a favore del Comune di residenza.
Quest’impegno non è invece richiesto per la pensione di cittadinanza, in quanto la misura interessa i soli pensionati, non più in età lavorativa. La pensione di cittadinanza permetterà dunque di superare sia l’integrazione al trattamento minimo, che dal 2019 ammonta a 513 euro al mese, che le maggiorazioni sulla pensione, come la maggiorazione sociale e l’incremento al milione: considerando che ad oggi la pensione minima, comprensiva di integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale e incremento al milione, può arrivare a circa 650 euro mensili, la differenza con la pensione di cittadinanza non è enorme, ma diventa rilevante nel caso in cui nel nucleo familiare ci siano più componenti.
Non bisogna dimenticare, tra l’altro, che la pensione di cittadinanza sarà riconosciuta anche a quei pensionati ai quali ad oggi l’integrazione al minimo non spetta, come coloro il cui trattamento è calcolato col sistema contributivo. La misura, poi, sarà applicata sia a chi percepisce prestazioni previdenziali, come la pensione di vecchiaia o anticipata, che a coloro che hanno diritto alle prestazioni di assistenza, come l’assegno sociale.
Come previsto per il reddito di cittadinanza, anche la pensione di cittadinanza sarà erogata attraverso una carta acquisti. Inoltre, la prestazione sarà riconosciuta soltanto a coloro che rispetteranno i requisiti di reddito e patrimoniali previsti dalla normativa.
Ma procediamo per ordine e facciamo il punto sulla pensione di cittadinanza che diventerà operativa dal 2019.
Che cos’è la pensione di cittadinanza?
La pensione di cittadinanza, in base a quanto illustrato nel decreto in materia, consiste in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore dei nuclei familiari composti esclusivamente da persone che hanno compiuto l’età pensionabile (dal 2019, pari a 67 anni), quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane.
In caso di nuclei già beneficiari del reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza decorre dal mese successivo a quello del compimento del 67° anno del componente del nucleo più giovane.
È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini della pensione di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente, con affitto o mutuo a carico: questa è la soglia di povertà definita da Eurostat nel 2014. Per i nuclei con più componenti, il reddito è maggiorato.
In parole semplici, la pensione di cittadinanza consiste in una sorta d’integrazione al minimo della pensione, non più pari a 507,42 euro mensili (513 euro dal 2019), più eventuali maggiorazioni, ma sino a 780 euro mensili. Un’integrazione al minimo universale, però, che spetterà non soltanto per le prestazioni di previdenza (pensione di vecchiaia, pensione anticipata, pensione di reversibilità…), ma anche per le prestazioni di assistenza (pensione d’invalidità civile, assegno sociale…).
A differenza dell’integrazione al minimo, però, per il diritto alla pensione di cittadinanza si deve far riferimento all’indicatore Isee, in pratica all’indice che “misura la ricchezza” delle famiglie, ed a numerosi requisiti patrimoniali, oltreché reddituali.
A quanto ammontano la pensione e il reddito di cittadinanza?
Il reddito e la pensione di cittadinanza ammonteranno sino a un massimo di 780 euro per ogni persona adulta e disoccupata senza alcun reddito; per chi ha un reddito sotto soglia, il reddito di cittadinanza integrerà gli importi percepiti sino ad arrivare a 780 euro al mese. Nello specifico, l’importo del reddito di cittadinanza è determinato da due quote:
- la prima quota, a integrazione del reddito familiare, ammonta a una soglia massima pari a 6mila euro annui, 500 euro al mese (630 euro al mese, 7.560 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza) per il singolo componente; in presenza di più componenti si può arrivare a massimo 12.600 euro, cioè a 1.050 euro al mese;
- la seconda quota, a integrazione del reddito familiare, è riconosciuta ai nuclei che pagano l’affitto dell’abitazione, ed è pari al canone annuo previsto dal contratto di affitto, sino a un massimo di 3.360 euro, ossia di 280 euro al mese (150 euro al mese, 1.800 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza);
- la seconda quota è pari alla rata del mutuo, fino a un massimo di 150 euro al mese, 1.800 euro annui, nel caso di nuclei familiari residenti in abitazioni di proprietà per il cui acquisto o per la cui costruzione sia stato stipulato un contratto di mutuo da un componente della famiglia.
In ogni caso il beneficio economico:
• non può superare la soglia di 9.360 euro annui (780 euro al mese) nel caso di nucleo familiare con un solo componente,
ridotta del valore del reddito familiare; la misura massima in caso di più componenti può arrivare a 19.656 euro all’anno (1.638 euro al mese , anche se nel concreto non si superano i 1.300 euro circa);
• non può essere inferiore a 480 euro annui (40 euro al mese).
La pensione di cittadinanza del nucleo, così come il reddito di cittadinanza, aumenta dello 0,4 per ogni componente maggiorenne della famiglia, e dello 0,2 per ogni componente sotto i 18 anni.
Il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza saranno però ridotti, come osservato in rapporto alla seconda quota di sussidio, per chi è proprietario della prima casa e non paga l’affitto: la riduzione, in particolare, corrisponderà al cosiddetto affitto imputato ed ammonterà:
- a 280 euro al mese per i beneficiari del reddito di cittadinanza;
- a 150 euro al mese per chi percepisce la pensione di cittadinanza.
Chi paga l’affitto, invece, ha diritto a un incremento in misura corrispondente, entro il tetto di 780 euro al mese.
Anche chi paga il mutuo ha diritto a un incremento del reddito pari a 150 euro mensili, entro il tetto di reddito di 780 euro.
Il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza saranno esentasse e non pignorabili.
Chi ha diritto alla pensione di cittadinanza?
Potranno chiedere il reddito o la pensione di cittadinanza i cittadini maggiorenni che soddisfano una delle seguenti condizioni:
- si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato); coloro che hanno presentato le dimissioni sono esclusi dal reddito per un anno;
- sono cittadini italiani, europei o extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo;
- sono residenti stabilmente in Italia da almeno 10 anni;
- percepiscono un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro mensili;
- percepiscono una pensione inferiore alla soglia di povertà, pari, come abbiamo detto, a 780 euro mensili;
- possiedono un Isee del nucleo familiare inferiore a 9.360 euro;
- possiedono un valore del reddito familiare inferiore a 6 mila euro, per il singolo componente, o a 7.560 euro, in caso di pensione di cittadinanza; l’importo è elevato sino a 9.360 euro per chi paga l’affitto ed è da adeguare col parametro della scala di equivalenza;
- possiedono al massimo due immobili nel nucleo familiare, ma il secondo immobile non deve avere un valore superiore a 30mila euro;
- possiedono un patrimonio mobiliare familiare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) non superiore a 6mila euro; la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i massimali sono ulteriormente incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo;
- nessun componente del nucleo deve possedere autoveicoli immatricolati da meno di 6 mesi, o con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, navi o imbarcazioni da diporto.
Sarà dunque richiesta la dichiarazione Isee per beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza.
Chi lavora o è disoccupato ha diritto alla pensione di cittadinanza?
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza,il decreto chiarisce che sarà compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario sarà integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese.
Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili.
Lo stesso accadrà per i pensionati che lavorano: si avrà diritto all’integrazione alla pensione minima di 780 euro soltanto se il reddito di pensione e il reddito di lavoro, sommati assieme, risulteranno inferiori a 780 euro mensili, e se non saranno superate le soglie Isee e patrimoniali previste.
Come funziona l’integrazione alla pensione minima?
Ad oggi, chi percepisce una pensione bassa ha diritto all’integrazione al trattamento minimo, pari a 513,01 euro mensili, se possiede determinati requisiti di reddito personale e familiare. Inoltre, può aver diritto alla maggiorazione sociale della pensione e all’incremento al milione, sino ad arrivare a una pensione minima di circa 650 euro mensili.
Con l’entrata in vigore della pensione di cittadinanza, l’integrazione del reddito arriverà sino a 780 euro mensili, ma non interverrà direttamente sulla pensione, in quanto il sussidio sarà erogato con carta acquisti.
Chi riceve sussidi ha diritto alla pensione di cittadinanza?
L’importo mensile della pensione di cittadinanza, come avviene ora per il reddito d’inclusione Rei, sarà ridotto in corrispondenza al valore mensile di eventuali prestazioni di assistenza di cui fruiscono uno o più componenti del nucleo familiare. In particolare, le prestazioni saranno compatibili con la pensione di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili per ogni familiare del nucleo.
Ciò vuol dire, ad esempio, che se si percepisce l’assegno sociale si ha diritto non alla pensione minima di 780 euro, ma a un’integrazione dell’assegno sociale, sino ad arrivare a 780 euro mensili, comprensivi dell’assegno stesso (che ammonta, nel 2019, a 457,99 euro). L’integrazione sarà più bassa se spettano anche le maggiorazioni sull’assegno sociale.
Nel dettaglio, il decreto prevede che ai fini del reddito di cittadinanza, il reddito familiare è determinato al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’Isee non più in godimento, ed include i trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti del nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla
prova dei mezzi, come l’assegno di accompagnamento.
Nel valore dei trattamenti di assistenza non rilevano il pagamento di arretrati, le riduzioni nella compartecipazione al costo dei servizi e le esenzioni e agevolazioni per il pagamento di tributi, i rimborsi di spese sostenute, i buoni servizio o altri titoli che svolgono la funzione di sostituzione di servizi. Non rileva il bonus bebè.
Per ottenere la pensione di cittadinanza si deve lavorare?
Per ottenere la pensione di cittadinanza non sarà necessario lavorare, in quanto il trattamento è rivolto agli over 67.
Il reddito di cittadinanza, invece, obbligherà il beneficiario non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire 8 ore alla settimana di lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza.
Chi si rifiuterà di lavorare perderà il sussidio.
Per quanto riguarda, poi, la partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro previste per il beneficiario del reddito, sarà obbligatorio:
- iscriversi presso i centri per l’impiego e offrire subito la disponibilità al lavoro;
- iniziare un percorso per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
- offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività (come abbiamo osservato, l’impegno lavorativo richiesto è di 8 ore settimanali);
- frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
- effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno 2 ore al giorno;
- comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
- accettare uno dei primi tre lavori che verranno offerti, o il primo lavoro, se si percepisce il sussidio da almeno 12 mesi.
Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, avrà comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.
Che cosa succede alla pensione di cittadinanza per chi rifiuta un lavoro?
Come abbiamo osservato, i pensionati avranno diritto alla pensione minima di cittadinanza senza alcun obbligo di cercare assiduamente lavoro e di partecipare alle iniziative del centro per l’impiego.
L’interessato che percepisce il reddito di cittadinanza, invece, oltre agli obblighi descritti, potrà rifiutare al massimo tre proposte lavorative nell’arco del periodo di godimento del reddito. Se percepisce il sussidio da almeno 12 mesi, deve accettare la prima offerta di lavoro congrua. Avrà anche la possibilità di recedere dall’impiego per due volte nel periodo di godimento. Superati questi limiti, perderà il sussidio.
Come si chiede la pensione di cittadinanza?
La pensione di cittadinanza ed il reddito di cittadinanza potranno essere richiesti attraverso le Poste, anche telematicamente, oppure rivolgendosi a un Caf convenzionato.
Sarà anche possibile presentare la richiesta del reddito e della pensione di cittadinanza, in futuro, assieme alla dichiarazione Isee.