
Contratto a tempo parziale per periodi predeterminati: come funziona, com’è retribuito, accredito dei contributi.
Il lavoratore a tempo parziale, o part time, svolge l’attività lavorativa con un orario ridotto rispetto all’orario normale settimanale previsto dalla legge [1] o dal contratto collettivo applicato.
Il tempo parziale può essere orizzontale, verticale o misto.
Cosa vuol dire un contratto part time verticale? Mentre nel contratto part time di tipo orizzontale l’interessato presta servizio in tutte le giornate lavorative, ma per meno ore al giorno, nel part time verticale l’attività lavorativa è svolta a tempo pieno, ma limitatamente a periodi predeterminati nel corso della settimana, del mese o dell’anno.
Per esempio, rispetto alle 8 ore giornaliere dal lunedì al venerdì previste per un dipendente a tempo pieno, il lavoratore a tempo parziale orizzontale può svolgere l’attività per 4 ore giornaliere, dal lunedì al venerdì. Il lavoratore a tempo parziale verticale, invece, rispetto alle 8 ore giornaliere dal lunedì al venerdì del tempo pieno, può ad esempio svolgere l’attività lavorativa 8 ore giornaliere dal lunedì al mercoledì.
Una terza forma di part time, detta tempo parziale misto, prevede invece un’articolazione dell’orario di lavoro combinata tra part time orizzontale e verticale. Il dipendente in regime di part time misto, ad esempio, rispetto alle 8 ore giornaliere dal lunedì al venerdì del tempo pieno, può svolgere l’attività per 8 ore giornaliere il lunedì e il martedì e per 4 ore giornaliere dal mercoledì al venerdì.
In buona sostanza, col part time orizzontale la prestazione lavorativa è ridotta sulla base dell’orario giornaliero di lavoro; col part time verticale, la prestazione è svolta full-time, ma solo in periodi predeterminati nel corso della settimana, del mese o dell’anno; il part time misto consiste invece in una combinazione delle precedenti tipologie.
Com’è retribuito il part time verticale?
Il lavoratore a tempo parziale non deve ricevere un trattamento meno favorevole rispetto al lavoratore a tempo pieno con lo stesso inquadramento. In parole semplici, il dipendente a tempo parziale non deve essere discriminato, ma ha gli stessi diritti di un lavoratore a tempo pieno inquadrato allo stesso modo. Il suo trattamento economico e normativo è comunque riproporzionato in base alla ridotta entità della prestazione lavorativa.
Per i dipendenti a tempo parziale, la maggior parte dei contratti collettivi prevede che la paga mensile si ottenga rapportando la paga base per la percentuale di part time svolta. La proporzionalità del trattamento economico e normativo del lavoratore assunto a tempo parziale si determina infatti sulla base del rapporto fra orario settimanale o mensile ridotto ed il corrispondente orario intero previsto dal contratto applicato
Katia lavora per metà dell’orario normale, quindi lavora per 20 ore alla settimana anziché per 40. La paga mensile di un lavoratore full time inquadrato nello stesso livello è pari a 1618,75 euro. Nel mese Katia, avendo lavorato per la metà dell’orario normale, percepirà 809,38 euro lordi, ossia 1618,75 x 50%.
Come si calcolano i contributi per il lavoratore part time?
I lavoratori a tempo parziale, il cui orario risulti fortemente ridotto, spesso risultano danneggiati nel raggiungimento del diritto alla pensione: difficilmente, infatti, riescono a raggiungere la retribuzione minima per l’accredito di un anno di contributi, che corrisponde a un imponibile previdenziale lordo almeno pari a 10.724 euro annui (valore 2020).
Che cosa vuol dire? Semplificando, significa che, se lo stipendio lordo (imponibile Inps o previdenziale indicato in busta paga) non raggiunge, nell’anno, il totale di 10.724 euro, contando anche la tredicesima e l’eventuale quattordicesima, il lavoratore, nonostante abbia prestato servizio per l’intero anno, non ha diritto all’accredito di tutte le 52 settimane ai fini della pensione.
Questo avviene in quanto il datore di lavoro, per i dipendenti part time, non è tenuto a rispettare un minimale giornaliero, ma soltanto orario.
Qual è il minimale orario per il lavoratore part time?
Ai lavoratori dipendenti, ai fini dell’accredito dei contributi per la pensione, si applica un limite minimo di retribuzione giornaliera, che non può essere inferiore al 9,50% dell’importo del trattamento minimo mensile di pensione a carico del Fondo pensioni lavoratori dipendenti.
In sostanza, se la retribuzione imponibile Inps effettiva del lavoratore risulta inferiore a questo valore di retribuzione minimale giornaliera (48,98 euro per il 2020), ai fini del calcolo dei contributi previdenziali si utilizza comunque la retribuzione minimale.
Per i lavoratori dipendenti in regime di part time, la retribuzione minima viene determinata su base oraria [2], secondo la seguente formula: retribuzione minima oraria= retribuzione minima giornaliera x giorni lavorati della settimana /orario normale di lavoro a tempo pieno.
Se l’orario normale di lavoro è di 40 ore per 6 giorni settimanali, la retribuzione minima oraria risulta pari a 7,35 euro (48,98 x 6/40).
Questo valore va poi moltiplicato per le ore lavorate dal dipendente part time, per ottenere l’imponibile minimo di riferimento, settimanale o mensile.
Come si calcolano i contributi per il lavoratore part time verticale?
La situazione, poi, è ancora più grave per quei lavoratori con contratto part time verticale o misto: per loro, infatti, i periodi non lavorati non sono utili al diritto a pensione, salvo che per i dipendenti pubblici, per i quali gli anni di servizio ad orario ridotto sono da considerarsi utili per intero.
La legge non prevede, difatti, la valorizzazione ai fini pensionistici dei periodi di inattività lavorativa del part time verticale. Fortunatamente, la disciplina sta per cambiare: la legge di Bilancio 2021, difatti, tiene conto, nel calcolo dell’anzianità contributiva, anche dei periodi non lavorati.
Nello specifico, il numero delle settimane dell’anno da conteggiare per la pensione si determina rapportando il totale della contribuzione annuale al minimale contributivo.
Cristiano, in regime di part time verticale, ha lavorato per 10 mesi nell’anno. Raggiunge però il minimale imponibile di 10.724 euro. Cristiano può dunque conteggiare tutte le 52 settimane dell’anno (12 mesi) ai fini della pensione.
In base alla manovra, potranno essere riconosciuti anche i periodi non lavorati relativi ai contratti part time cessati prima della data di entrata in vigore della legge di Bilancio 2021 stessa, dietro presentazione di un’apposita domanda. La pensione dovrà essere però liquidata dal 2021 in poi.
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