
Reddito di cittadinanza: quando arriva, carta acquisti, requisiti Isee, durata massima, offerte di lavoro.
Il reddito di cittadinanza consiste in una sorta di social card con la quale si possono acquistare beni e servizi e pagare le bollette, il mutuo o l’affitto: il suo importo varia da un minimo di 40 euro al mese a un massimo di 1.536 euro. Chi bara sulle condizioni per il diritto al sussidio con false dichiarazioni rischia sino a 6 anni di carcere.
Non è possibile, per i beneficiari del sussidio, stare in casa a poltrire: le attività da svolgere obbligatoriamente per il proprio comune e le attività di formazione, riqualificazione e ricerca attiva del lavoro non ne danno il tempo. Sono questi i punti fermi previsti dal decreto sul reddito di cittadinanza [1] in merito al nuovo sussidio, che è recentemente stato convertito in legge.
Ma che cosa succederà col nuovo governo? Dovremo dire addio al reddito di cittadinanza? Con la caduta del governo non cambia nulla, ma la situazione potrebbe variare in futuro, nell’ipotesi in cui si intervenga con una nuova normativa che cancelli il sussidio o ne riduca gli importi, o la platea dei destinatari. La Lega ha affermato di voler modificare la misura, mentre il Movimento 5 Stelle la vuole confermare integralmente.
Ad oggi, comunque, il sussidio è riconosciuto a due fasce di destinatari: agli over 67 (o alle famiglie con soli over 67 e disabili gravi), spetta la pensione minima di cittadinanza, che consiste in un’integrazione indiretta per chi percepisce redditi o pensioni sotto la soglia di povertà, mentre a tutti coloro che si trovano sotto la soglia di povertà ed in età lavorativa spetta il reddito di cittadinanza vero e proprio. Ai cittadini in età lavorativa, in cambio del sussidio mensile di 780 euro (valore riferito a un nucleo familiare con un solo componente), si richiede però la ricerca assidua di un’occupazione, la frequenza di corsi di formazione e orientamento e di 8 ore di lavoro a favore del proprio Comune di residenza, impegno che non è richiesto ai pensionati, ai disabili, a chi già lavora ed agli studenti.
Per quanto riguarda la pensione minima di cittadinanza, il sussidio, anche se esposto come un aumento “di fatto” dell’integrazione al trattamento minimo e delle maggiorazioni, è accreditato su carta acquisti, la carta Rdc, o con altre modalità, ma non con un aumento dell’assegno da parte dell’Inps. In base a recenti previsioni, la pensione di cittadinanza può essere ritirata in contanti alle Poste o in banca, senza bisogno di utilizzare la carta RdC.
L’erogazione degli importi su social card è indispensabile, secondo chi ha ideato la misura, per evitare spese vietate, come il gioco d’azzardo, servendosi del reddito di cittadinanza; in ogni caso, la riforma dei centri per l’impiego, in base a quanto annunciato, dovrebbe trasformare il reddito di cittadinanza, per coloro che si trovano in età lavorativa, in una misura straordinaria, favorendo l’incontro tra domanda e offerta d’impiego ed assicurando realmente il collocamento dei disoccupati.
Ma procediamo per ordine, e facciamo il punto della situazione sul reddito di cittadinanza: novità, come funziona, chi sono i beneficiari, a quanto ammonta, quali sono i requisiti e gli adempimenti richiesti, come ottenerlo.
Che cos’è il reddito di cittadinanza?
Cerchiamo innanzitutto di capire le caratteristiche fondamentali del nuovo reddito di cittadinanza: questo sussidio consiste in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà relativa.
È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini del reddito di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente, che ha l’abitazione in affitto: questa soglia è diminuita per chi è proprietario dell’abitazione principale e non paga l’affitto, ed è aumentata per chi ha un nucleo familiare con più componenti.
In base a quanto emerge dal decreto in materia, il reddito di cittadinanza non è riconosciuto con un assegno, ma accreditando l’importo spettante in una carta acquisti, la carta Rdc. La carta Rdc consente di prelevare, in contanti, sino a 210 euro al mese (220 euro per le famiglie numerose con disabili gravi), di pagare le utenze, di acquistare beni e servizi di base, e di inviare un bonifico per pagare l’affitto o il mutuo.
Come funziona la pensione di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza non riguarda soltanto i lavoratori che si trovano sotto la soglia di povertà, ma anche i pensionati. Nello specifico, tutti coloro che hanno almeno 67 anni di età hanno diritto alla pensione di cittadinanza, sino a un massimo di 780 euro mensili (l’importo aumenta se ci sono più componenti nel nucleo familiare), se possiedono i requisiti per il sussidio (l’integrazione è più bassa per chi non paga l’affitto o il mutuo). L’attuale integrazione al trattamento minimo, pari a 513 euro mensili, e le ulteriori maggiorazioni, risultano dunque, di fatto e in modo indiretto, incrementate dalla pensione di cittadinanza.
L’integrazione può avvenire attraverso l’erogazione dell’importo spettante su una carta acquisti, oppure tramite altre modalità, come l’accredito in banca.
A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza ammonta sino a un massimo di 780 euro per ogni persona adulta e disoccupata senza alcun reddito, con affitto o mutuo a carico; per chi ha un reddito sotto soglia, il reddito di cittadinanza integra gli importi percepiti sino ad arrivare a 780 euro al mese. Nello specifico, l’importo del reddito di cittadinanza è determinato da due quote:
- la prima quota, a integrazione del reddito familiare, ammonta a una soglia massima pari a 6mila euro annui, 500 euro al mese (630 euro al mese, 7.560 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza) per il singolo componente; in presenza di più componenti si può arrivare a massimo 12.600 euro, cioè a 1.050 euro al mese (1.323 euro al mese, 15.876 euro annui in caso di pensione di cittadinanza); in base alla conversione in legge del decreto Rdc, per le famiglie con disabili gravi o non autosufficienti è previsto un incremento dell’importo massimo della quota base di reddito di cittadinanza erogabile (in presenza di almeno quattro componenti del nucleo familiare) da 1.050 euro a 1.100 euro mensili, e da 1.323 euro a 1.386 euro per la pensione di cittadinanza;
- la seconda quota, a integrazione del reddito familiare, è riconosciuta ai nuclei che pagano l’affitto dell’abitazione, ed è pari al canone annuo previsto dal contratto di affitto (150 euro al mese, 1.800 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza);
- la seconda quota è pari alla rata del mutuo, fino a un massimo di 150 euro al mese, 1.800 euro annui, nel caso di nuclei familiari residenti in abitazioni di proprietà per il cui acquisto o per la cui costruzione sia stato stipulato un contratto di mutuo da un componente della famiglia.
In ogni caso il beneficio economico:
• non può superare la soglia di 9.360 euro annui (780 euro al mese) nel caso di nucleo familiare con un solo componente,
ridotta del valore del reddito familiare; la misura massima in caso di più componenti può arrivare a 19.656 euro all’anno (1.638 euro al mese, anche se nel concreto risulta minore);
• non può essere inferiore a 480 euro annui (40 euro al mese).
Per ogni componente del nucleo, il reddito aumenta di 0,4 punti se maggiorenne, e di 0,2 punti se minorenne, sino a un massimo di 2,1 (2,2 nel caso in cui in famiglia vi siano disabili gravi o non autosufficienti).
Il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza risultano, in ogni caso, esentasse.
Reddito di cittadinanza: è per sempre?
Il reddito di cittadinanza è una misura strutturale: significa che non è stato previsto solo per uno o due anni, ma per sempre. Questo implica che se dovesse cadere il governo, il Rdc continuerebbe ad esistere. Leggi Reddito di cittadinanza: che succede se cade il governo?
Lo si comprende facilmente dalla lettura del testo del decreto legge che non dà date di scadenza.
Reddito di cittadinanza con la carta acquisti
Il reddito di cittadinanza viene riconosciuto, in base a quanto esposto nel decreto pensioni, tramite carta acquisti, che funziona in modo simile alla vecchia social card ed alla carta Rei, erogate alle famiglie più bisognose.
Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?
Possono chiedere il reddito di cittadinanza i cittadini maggiorenni che soddisfano le seguenti condizioni:
- si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato); coloro che hanno presentato le dimissioni sono esclusi dal reddito per i 12 mesi successivi alla cessazione del rapporto (salvo giusta causa), così come i detenuti ed i ricoverati in una struttura a carico dello Stato; il diritto al reddito è sospeso per chi ha subito una misura cautelare personale, anche adottata all’esito di convalida dell’arresto o del fermo, o una condanna, anche con sentenza non definitiva;
- sono in possesso della cittadinanza italiana o di paesi facenti parte dell’Unione europea, o sono familiari di un titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, o cittadini di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
- sono residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due, considerati al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, in modo continuativo;
- possiedono un Isee del nucleo familiare in corso di validità, inferiore a 9.360 euro;
- possiedono un valore del reddito familiare inferiore a 6 mila euro, o a 7.560 euro, in caso di pensione di cittadinanza, da incrementare sulla base della scala di equivalenza (ossia in base al numero dei componenti della famiglia);
- possiedono la casa di abitazione, più ulteriori immobili, anche all’estero, con un valore complessivo non superiore a 30mila euro;
- possiedono un patrimonio mobiliare familiare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) non superiore a 6mila euro; la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i massimali sono ulteriormente incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo; per ogni disabile grave o non autosufficiente l’incremento sale da 5mila a 7500 euro;
- nessun componente del nucleo deve possedere autoveicoli immatricolati nei 6 mesi precedenti, o con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, o immatricolati nei 2 anni precedenti, navi o imbarcazioni da diporto; sono esclusi i veicoli adibiti al trasporto di disabili.
Risulta dunque indispensabile essere in possesso della dichiarazione Isee per beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza.
Chi lavora o percepisce la disoccupazione ha diritto al reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza è compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario viene integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese ( se single e con affitto a carico; senza affitto l’importo scende; se vi sono più componenti della famiglia, l’importo sale).
Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione sono compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite del reddito teoricamente spettante alla famiglia.
Chi percepisce prestazioni di assistenza ha diritto al reddito di cittadinanza?
Il decreto prevede che, ai fini del reddito di cittadinanza, il reddito familiare è determinato al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’Isee non più in godimento, ed include i trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti del nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi, come l’assegno di accompagnamento.
Nel valore dei trattamenti di assistenza non rilevano il pagamento di arretrati, le riduzioni nella compartecipazione al costo dei servizi e le esenzioni e agevolazioni per il pagamento di tributi, i rimborsi di spese sostenute, i buoni servizio o altri titoli che svolgono la funzione di sostituzione di servizi. Non rileva il bonus bebè.
Obbligo di lavorare per chi percepisce il reddito di cittadinanza
In base a quanto previsto dal decreto in materia, il reddito di cittadinanza obbliga il beneficiario (salvo l’appartenenza alle categorie esonerate) non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza.
Le attività lavorative e di riqualificazione impegneranno i beneficiari quasi ogni giorno.
Chi si rifiuterà di lavorare per il proprio Comune perde il sussidio; il reddito si perde anche nel caso in cui si rifiutino tre offerte di lavoro congrue, oppure la prima offerta di lavoro, se si percepisce il sussidio di cittadinanza in fase di rinnovo, dopo 18 mesi. Per sapere quando un’offerta di lavoro è equa: Offerta di lavoro congrua per il reddito di cittadinanza.
Per quanto riguarda, nello specifico, la partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro previste per il beneficiario del reddito, è obbligatorio (a meno che l’interessato non sia pensionato):
- iscriversi presso i centri per l’impiego e offrire subito la disponibilità al lavoro;
- iniziare un percorso per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego, firmando il patto per il lavoro;
- lavorare nei progetti eventualmente attivati dal Comune di residenza;
- frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
- effettuare ricerca attiva del lavoro in modo regolare;
- comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
- accettare uno dei primi tre lavori congrui eventualmente offerti, oppure la prima offerta di lavoro congrua, se si percepisce il sussidio di cittadinanza in fase di rinnovo, quindi dopo 18 mesi dalla concessione; in base alla conversione in legge del decreto, perché l’offerta risulti congrua, la retribuzione deve risultare superiore alla misura massima del reddito di cittadinanza fruibile dal singolo (vale a dire a 780 euro mensili), più il 10%: in parole semplici, l’offerta di lavoro, per essere considerata congrua, deve offrire uno stipendio mensile almeno pari a 858 euro (780 euro +78 euro, il 10%).
Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, ha comunque diritto all’integrazione del reddito. Nello specifico, il cosiddetto working poor è assimilato alla disoccupazione: in pratica, chi lavora, ma ha un reddito così basso da non essere tassato (cioè inferiore a 8mila euro se dipendente, a 4800 euro se autonomo, e rientra nella no tax area, in quanto le detrazioni sono più alte dell’Irpef dovuta), può beneficiare delle misure di politica attiva del lavoro come chi è in possesso dello stato di disoccupazione perché privo d’impiego.
Per saperne di più: Reddito di cittadinanza, adempimenti.
Chi non ha obblighi?
Ad oggi, sono esonerati dalla disponibilità al lavoro, e dagli obblighi connessi alla fruizione del Reddito di cittadinanza, gli studenti, i disabili (come definiti dalla normativa sul collocamento mirato), le persone già occupate o di età pari o superiore a 65 anni. I disabili gravi e i componenti con carichi di cura possono ugualmente essere esonerati da uno o più adempimenti.
Grazie alle nuove previsioni dell’accordo della conferenza stato-regioni [5], ad essere esonerati dagli obblighi sono anche i beneficiari del Rdc in malattia, i tirocinanti e le donne in gravidanza. Chi lavora, è esonerato se l’attività lo impegna per oltre 20 ore settimanali, oppure oltre 25 ore, considerando gli spostamenti dall’abitazione al luogo di lavoro e viceversa.
Convocazione dal centro per l’impiego
Dal 2 settembre 2019 i centri per l’impiego hanno 30 giorni di tempo per convocare i beneficiari del reddito di cittadinanza “occupabili”: si tratta di chi ha iniziato a percepire il sussidio nel periodo aprile-luglio e che, avendone i requisiti, deve essere inserito nel programma di ricerca di un impiego, firmando il patto per il lavoro.
Può essere utilizzata qualsiasi modalità di chiamata, compresi sms ed e-mail. Sono esclusi dalla chiamata:
- i beneficiari della pensioni di cittadinanza e gli over65;
- i disabili appartenenti alle categorie protette ( che possono però aderire volontariamente);
- i caregiver con bambini sotto i 3 anni o per persone non autosufficienti;
- coloro che hanno già sottoscritto un patto di servizio, perché si sono recati volontariamente presso un centro per l’impiego; le persone che hanno già in piedi un patto di servizio dovranno comunque essere convocate per stipulare il patto per il lavoro; chi ha in corso una misura di politica attiva del lavoro sarà convocato dal centro per l’impiego per la stipula del patto per il lavoro, entro 30 giorni dal termine dell’intervento.
Entro il 15 dicembre i centri per l’impiego effettueranno la presa in carico, verificando i casi di esonero ed esclusione.
Assegno di ricollocazione per beneficiari del reddito di cittadinanza
I beneficiari di Rdc hanno anche diritto a una prestazione economica che può arrivare sino a 5mila euro, l’assegno di ricollocazione.
L’assegno è riconosciuto sotto forma di voucher, quindi di buono che può essere speso presso i centri per l’impiego o le agenzie per il lavoro, o presso i delegati della Fondazione consulenti per il lavoro: chi aiuta il cittadino a trovare lavoro può incassare l’assegno di ricollocazione solo se riesce a trovare una nuova occupazione al beneficiario del buono.
La misura dell’assegno di ricollocazione varia non solo a seconda della durata del contratto di lavoro concluso dal disoccupato, ma anche del suo profilo di occupabilità, che dipende dall’età, dal sesso, dall’istruzione, dall’esperienza e dalla residenza: in pratica, più è difficile collocare il lavoratore, più è alto l’assegno per chi trova lavoro, sino a 5mila euro.
I percettori del sussidio beneficiari di Rdc, come abbiamo osservato, sono tenuti a stipulare il Patto per il lavoro con il centro per l’impiego: decorsi 30 giorni dalla data di liquidazione della prestazione, ricevono dall’Anpal l’assegno di ricollocazione (Adr) da spendere presso i soggetti abilitati ai servizi di assistenza al reimpiego.
A pena di decadenza dal reddito di cittadinanza, inoltre, il beneficiario di Rdc deve attivare il servizio di assistenza intensiva alla ricollocazione: in pratica, deve scegliere il soggetto che deve svolgere il servizio di assistenza e fissare la data del primo appuntamento, entro 30 giorni dal riconoscimento dell’assegno. Se non attiva il servizio di assistenza intensiva, perde il reddito.
Se l’ente prescelto non si attiva nella ricollocazione del beneficiario, questi deve rivolgersi ad un altro soggetto che può erogare il servizio.
Per ottenere la pensione di cittadinanza si deve lavorare?
Per ottenere la pensione di cittadinanza non è generalmente necessario lavorare, in quanto i beneficiari del sostegno sono gli over 67, o i disabili gravi o non autosufficienti. I beneficiari della pensione di cittadinanza sono esonerati da tutte le misure di politica attiva del lavoro, e lo sono anche gli over 65 e i disabili destinatari del collocamento obbligatorio, gli studenti e coloro che già lavorano (che comunque possono scegliere di avvalersi ugualmente delle misure).
Possono essere esonerati anche i disabili gravi e non autosufficienti, e le persone con carichi di cura.
Integrazione delle domande di Rdc presentate nel mese di marzo 2019
Dal mese di ottobre 2019, il contenuto delle dichiarazioni già rese da coloro che hanno presentato la domanda di Rdc nel mese di marzo 2019 deve essere allineato a quello previsto a regime dopo la conversione in legge del decreto, conformemente ai nuovi modelli.
In particolare, il modello deve essere integrato con la dichiarazione, da rendersi a cura del richiedente il sussidio, sulla mancata sottoposizione a misure cautelari personali, anche adottata a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, e sulla mancanza di condanne definitive nei dieci anni precedenti la richiesta, per i delitti indicati nel decreto legge istitutivo del reddito di cittadinanza [6].
Conseguentemente, per evitare che i beneficiari del sussidio con decorrenza aprile 2019 debbano nuovamente presentare domanda, con aggravio di tempi, costi e sovraccarico dei sistemi informativi, e per garantire la continuità nell’erogazione del beneficio economico e nel processo di presa in carico presso i Centri per l’impiego e i Comuni,i nuclei familiari interessati possono integrare le dichiarazioni di responsabilità presentate assieme alla domanda di Rdc e prendere atto delle informative aggiornate, con le modalità descritte nel messaggio Inps 3568 del 2 ottobre 2019.
L’integrazione, sussistendo tutte le condizioni di legge, rende possibile la prosecuzione nella percezione del Rdc senza interruzioni.
Controlli per chi lavora in nero o in grigio
Lavorare col reddito di cittadinanza è possibile, purchè l’attività sia comunicata all’Inps entro 30 giorni, tramite l’apposito modello Rdc/ Pdc Com esteso. Il reddito da lavoro dipendente e assimilato rileva per l’80%, nella rideterminazione del sussidio, mentre chi avvia un’attività di lavoro autonomo continua a fruire integralmente del sussidio per 2 mesi. Molti, però, preferiscono fare i furbi, e lavorare senza comunicare nulla, per avere sempre lo stesso beneficio.
Proprio per questo, è stato disposto un rafforzamento dei controlli, sia dalla Guardia di Finanza che dall’Ispettorato del lavoro, anche tramite le ordinarie ispezioni in azienda.
Se il lavoratore non ha effettuato la comunicazione entro 30 giorni ed è sorpreso a lavorare in azienda, commette reato. Analogamente, il reato si configura nei casi in cui l’attività lavorativa “in nero” sia stata intrapresa precedentemente all’istanza di Rdc ed il compenso percepito non sia stato dichiarato all’atto di presentazione della domanda.
Se l’attività svolta è di lavoro autonomo, il beneficiario di Rdc deve comunicare le variazioni di reddito entro 15 giorni dal termine di ciascun trimestre dell’anno; l’avvio dell’attività deve comunque essere comunicato entro 30 giorni.
Quali conseguenze per i furbetti “pizzicati” dalle Fiamme Gialle o dall’Ispettorato del lavoro?
Reddito di cittadinanza e lavoro nero
In caso di impiego irregolare di un lavoratore dipendente, membro di un nucleo familiare beneficiario del Reddito di cittadinanza, al datore di lavoro viene comminata la maxi sanzione per lavoro nero con importo maggiorato del 20%. Non rileva il fatto che il lavoratore non sia il soggetto che figura come richiedente il reddito di cittadinanza.
Il lavoratore in nero beneficiario del reddito di cittadinanza, se l’attività lavorativa svolta non è stata comunicata all’Inps, commette difatti reato, anche se non è lui ad aver richiesto il sussidio, in quanto risulta comunque beneficiario della misura.
Controlli dei Comuni sui nuclei familiari
Sta per diventare operativo il nuovo piano straordinario di controlli, da parte dei comuni, sull’Isee e sulla residenza delle famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza. Ogni comune, entro la fine del mese di ottobre, deve procedere a controlli sulla composizione del nucleo familiare dichiarato ai fini Isee: le verifiche devono riguardare almeno il 5% delle famiglie beneficiarie di Rdc residenti sul territorio comunale.
Inoltre, il comune dovrà verificare, entro 30 giorni dalla concessione del sussidio, il requisito della continuità di residenza dei beneficiari in Italia negli ultimi due anni.
I controlli dovranno prevedere anche l’incrocio dei dati con le informazioni in possesso degli uffici anagrafici e dei servizi sociali. L
I risultati delle verifiche sono inviati all’Inps entro 10 giorni, tramite piattaforma Gepi (piattaforma per la gestione dei patti per l’inclusione sociale), perché siano accertate le eventuali sanzioni e, nei casi previsti, siano trasmesse anche all’autorità giudiziaria.
Che cosa succede a chi imbroglia?
Se si ottiene il reddito di cittadinanza sulla base di false dichiarazioni, o si lavora in nero, non solo si perde il sussidio, ma si rischia addirittura il carcere, sino a 6 anni, assieme a sanzioni piuttosto salate ed alla preclusione del sussidio per 10 anni.
Come si chiede il reddito di cittadinanza?
Il modulo di domanda per il reddito di cittadinanza è stato predisposto dall’Inps e può essere scaricato dal portale web dell’istituto: si tratta del modello SR 180.
Il modulo di domanda deve essere presentato dal richiedente, a partire dal 6 marzo, alle Poste, o presso uno sportello Caf o ancora, telematicamente, attraverso il nuovo portale del reddito di cittadinanza (redditodicittadinanza.gov.it). Si prevede a breve la possibilità di presentare la domanda di reddito di cittadinanza assieme alla dichiarazione Isee, anche online tramite sito web dell’Inps.
Le informazioni contenute nella domanda del reddito di cittadinanza devono essere comunicate dal sito web, dalle Poste o dal Caf all’Inps, entro 10 giorni lavorativi dalla richiesta.
Per il riconoscimento del beneficio, l’Inps deve verificare, entro 5 giorni lavorativi dalla data di comunicazione, il possesso dei requisiti d’accesso. I Comuni, inoltre, devono verificare i requisiti di residenza e di soggiorno e devono comunicare l’esito della verifica.
Una volta accertati i requisiti del reddito, al cittadino è consegnata una carta acquisti (la carta Rdc: si tratta di una prepagata Postepay), che viene ricaricata ogni mese con l’importo del reddito di cittadinanza.
Come si comunicano le variazioni rilevanti per il reddito di cittadinanza?
Per comunicare all’Inps le variazioni rilevanti di reddito, patrimonio, beni durevoli, attività e altre vicende inerenti i componenti del nucleo familiare, bisogna presentare il modello di variazione SR 181, Rdc/Pdc Com esteso.
Il modulo va inviato entro 30 giorni dalla variazione, a pena di decadenza dal beneficio. Vuoi sapere tutto sulla presentazione dei moduli di domanda e di variazione per il reddito di cittadinanza? Puoi leggere la nostra Guida alla domanda reddito e pensione di cittadinanza.
Simulatore calcolo e requisiti per il reddito di cittadinanza
A breve, presso il sito web dell’Inps, sarà disponibile il simulatore del reddito di cittadinanza, che consente di valutare il possesso dei requisiti reddituali e patrimoniali previsti ai fini dell’accesso al reddito e alla pensione di cittadinanza. È possibile, inoltre, calcolare la misura della prestazione spettante.
Un recente messaggio dell’Inps [2] fornisce le indicazioni operative per accedere alle diverse funzionalità, sulla base dei dati relativi a un’eventuale dichiarazione Isee, o tramite dati Isee autodichiarati dal cittadino.
Per accedere alla funzionalità ci si deve autenticare col pin dispositivo dell’Inps, oppure con lo Spid o la carta nazionale dei servizi.
Nuovo Isee per il reddito di cittadinanza
Cambiano, grazie alla conversione in legge del decreto Crescita, le regole sulla dichiarazione Isee, indispensabile per ottenere il reddito di cittadinanza. In particolare:
- la validità dell’attestazione Isee 2019 (ossia della dichiarazione Isee presentata nel 2019) scadrà il 15 gennaio 2020;
- la validità dell’attestazione Isee 2020 scadrà il 31 dicembre 2020 (e così per le dichiarazioni Isee presentate gli anni successivi: l’attestazione sarà valida sino al 31 dicembre dell’anno di presentazione della dichiarazione);
- a settembre 2019 non ci sarà ancora l’Isee precompilato;
- in compenso, a breve ci sarà un nuovo Isee corrente, valido 6 mesi, che potrà essere ottenuto anche in caso di decadenza da un sussidio o da una pensione;
- infine, si potrà chiedere il riferimento ai redditi dell’anno precedente, e non del secondo anno precedente.
Per approfondire: Nuovo Isee, che cosa cambia.
Col reddito di cittadinanza si può pagare il mantenimento dei figli?
Chi non ha soldi per pagare il mantenimento dei figli, ma percepisce il reddito di cittadinanza, ha da poco a disposizione una nuova soluzione per corrispondere il dovuto alla famiglia: può, difatti, utilizzare la carta Rdc per versare l’assegno di mantenimento. In pratica, chi è obbligato a versare l’assegno di mantenimento può evitare il bonifico mensile cedendo all’ex ed ai figli la carta Rdc, perché sia da loro utilizzata sino all’importo mensilmente dovuto. Lo ha stabilito il tribunale di Nuoro, con una nuova sentenza [3], che chiarisce un importante principio sulle modalità di utilizzo della carta sulla quale è accreditato il reddito di cittadinanza: nonostante nel regolamento sull’uso dello strumento di pagamento sia stabilito che questo non può essere ceduto dal titolare, l’utilizzo da parte di terzi è consentito quando serve per soddisfare bisogni primari delle persone che il titolare è obbligato ad assistere.
Reddito di cittadinanza per chi ha appena perso il lavoro o un sussidio
Tu o un tuo familiare avete appena perso il lavoro, un sussidio o una pensione? Hai paura di non aver diritto al reddito di cittadinanza perché l’Isee della famiglia si basa sulla precedente situazione economica? Da ora in poi puoi contare sul nuovo Isee corrente, grazie alle modifiche apportate alla normativa dal decreto Crescita.
In particolare, è possibile ottenere un indicatore Isee che si basi sulla situazione reddituale reale della famiglia nel caso in cui il reddito diminuisca del 25%, oppure uno dei componenti perda il lavoro, una pensione o un sussidio.
In questo modo, è più facile ottenere il reddito di cittadinanza. Vuoi saperne di più? Leggi la nostra Guida all’Isee corrente.
Reddito di cittadinanza: nuove istruzioni dall’Inps
Possibilità di ottenere la quota del reddito di cittadinanza relativa all’affitto o al mutuo anche per le famiglie che superano la soglia di reddito massima. Che cosa succede ai nuclei familiari che si separano senza cambiare la residenza. E ancora, che cosa fare se si trova lavoro, se si ricevono dei soldi, se non si riesce a produrre i documenti richiesti agli stranieri. Tutto questo è specificato in una nuova circolare Inps [4], che contiene molti importanti chiarimenti. Per saperne di più: Reddito di cittadinanza, i nuovi chiarimenti Inps.
Reddito di cittadinanza: 600mila nominativi sottoposti a controllo
L’Inps ha appena inviato alla Guardia di Finanza ben 600mila nominativi di beneficiari di Rdc, perché siano sottoposti a verifiche, finalizzate a individuare chi lavora in nero o in grigio o chi, comunque, possiede redditi o patrimoni nascosti.
Chi richiede il Rdc senza averne diritto rischia sino a 6 anni di galera, la revoca immediata del sussidio e l’impossibilità di richiederlo per 10 anni. Chi invece perde il diritto al Rdc successivamente, senza dichiarare le variazioni di reddito e della situazione lavorativa, rischia sino a 3 anni di carcere, oltre alla revoca immediata del sussidio e all’impossibilità di richiederlo per 10 anni.
Secondo il viceministro Garavaglia, oltre il 70% delle domande di Rdc presenterebbe irregolarità, mentre secondo il presidente Inps i furbetti sono individuati al momento di presentazione della domanda, prima dell’erogazione del sussidio. Per approfondire: Reddito di cittadinanza, controlli a tappeto della finanza.