
Incombenze e compiti eccessivi affidati dal datore di lavoro: quali rimedi per il dipendente?
L’apparato normativo italiano contiene numerose disposizioni a tutela delle condizioni dei lavoratori: ciononostante, gli episodi di sfruttamento sul lavoro continuano a verificarsi, e non di rado.
In molti casi l’orario di lavoro non è rispettato: continue richieste di straordinari, riposo settimanale concesso di rado, mancata fruizione di ferie e permessi, abusi in materia di lavoro notturno, di riposo minimo giornaliero e di pause lavorative.
È considerato sfruttato anche il lavoratore costretto a svolgere l’attività in ambienti non a norma, in condizioni assolutamente disagiate o a con una retribuzione nettamente inferiore a quella stabilita dai contratti collettivi maggiormente rappresentativi.
Ci sono poi delle situazioni nelle quali, all’apparenza, l’operato del datore di lavoro è perfettamente lecito: i limiti relativi all’orario di lavoro sono rispettati, gli ambienti sono a norma, i dipendenti sono retribuiti correttamente, in base all’orario svolto. Tuttavia, ai lavoratori è affidato un carico eccessivo di incombenze.
Si può parlare di sfruttamento in questo caso, cioè per troppe mansioni lavoro?
La risposta è positiva: lo sfruttamento sul lavoro si configura anche quando il lavoratore, a causa dei compiti affidatagli, subisce delle pressioni insostenibili.
Inoltre, il datore di lavoro che affida dei compiti ai quali il dipendente non è in grado di far fronte, in base alla capacità, alle competenze o al carico di lavoro, mette a rischio la sua salute e la sicurezza delle altre persone, violando quindi la normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Pensiamo a un autista al quale è affidato un carico di lavoro eccessivo: a causa della stanchezza, può provocare un incidente, mettendo in pericolo la sua esistenza e quella degli altri.
Nello specifico, l’affidamento di troppe incombenze al lavoratore può configurare il mancato rispetto della normativa sul lavoro in differenti aspetti, sino ad arrivare ai reati di caporalato, sfruttamento sul lavoro e riduzione in schiavitù. Ma procediamo con ordine.
Troppe mansioni e mancato rispetto dell’orario di lavoro
Normalmente, la prima conseguenza del carico eccessivo di incombenze è il mancato rispetto della normativa in materia di orario di lavoro.
Ricordiamo che le disposizioni principali del decreto in materia [1], valide per la generalità dei dipendenti, dispongono che:
- il lavoratore ha diritto ad almeno 11 ore di riposo giornaliero, normalmente consecutive;
- il lavoratore ha diritto a 35 ore di riposo settimanale (24 ore più 11 ore di riposo giornaliero), come media in 14 giorni, normalmente consecutive e di regola coincidenti con la domenica;
- l’orario di lavoro settimanale normale è pari a 40 ore, l’orario massimo non può eccedere le 48 ore (come media in 4 mesi);
- il lavoratore ha diritto a 4 settimane di ferie l’anno;
- il lavoratore, se l’orario eccede le 6 ore, ha diritto a una pausa giornaliera minima di 10 minuti.
I contratti collettivi ed alcune normative specifiche prevedono ulteriori disposizioni di miglior favore: ad esempio, coloro che lavorano al videoterminale (pc, monitor…) hanno diritto a una pausa di 15 minuti ogni 2 ore.
Se le mansioni eccessive costringono il dipendente a “portarsi il lavoro a casa”, il mancato rispetto dell’orario di lavoro si configura comunque, in quanto il lavoratore, anche al di fuori della postazione in azienda, è ugualmente a disposizione del datore.
Troppe mansioni e violazione della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro
L’affidamento di un carico di lavoro eccessivo, come inizialmente osservato, mette a rischio la salute e la sicurezza del lavoratore, ed eventualmente, in base alle mansioni svolte, di chi gli sta intorno o interagisce con lui.
Anche l’organizzazione del lavoro, difatti, è un aspetto fondamentale che deve essere considerato dal datore di lavoro nella valutazione dei rischi e nel Dvr (documento di valutazione dei rischi)
Tra i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori deve essere poi valutato lo stress lavoro correlato: si tratta di una condizione che si verifica quando il lavoratore non è più in grado di adempiere alle richieste ed alle attività assegnate, e che può ridurre l’efficienza lavorativa e determinare gravi patologie.
Troppe mansioni: il lavoratore va pagato di più?
Chi lavora di più è retribuito di più? Il lavoratore ha il diritto di essere retribuito in base alla quantità ed alla qualità del lavoro svolto. La retribuzione del lavoratore dipendente, nella generalità dei casi, è a tempo, cioè si basa sull’orario di lavoro svolto e sul livello d’inquadramento.
Ci sono però altre forme di retribuzione, come quella a cottimo: in questo caso, il lavoratore viene retribuito in base alla quantità di lavoro prodotto. Normalmente, la retribuzione a cottimo si applica agli operai e costituisce un’integrazione della retribuzione a tempo.
I cosiddetti premi di risultato fanno parte della retribuzione del lavoratore e sono legati alla produttività: non spettano però per legge, ma sono erogati a discrezione del datore di lavoro, o sulla base di accordi.
Se non è prevista, per il lavoratore, una retribuzione connessa al maggior carico di mansioni, ma questo carico comporta il prolungamento dell’orario di lavoro, deve essere corrisposto il compenso per le ore di lavoro straordinario, con le relative maggiorazioni.
Indici di sfruttamento per troppe mansioni
Come sapere se il carico eccessivo di mansioni configura, nel concreto, il reato di sfruttamento?
Bisogna far riferimento ai cosiddetti indici di sfruttamento, nei quali rientrano:
- la reiterata corresponsione di retribuzioni nettamente inferiori rispetto a quelle previste dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
- la ripetuta violazione della normativa sull’orario di lavoro, sui periodi di riposo, sul riposo settimanale, sull’aspettativa obbligatoria e sulle ferie;
- l’accertamento di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;
- la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti.
Il reato di sfruttamento sul lavoro (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro) [2] è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato; alcune aggravanti che comportano l’aumento della pena da un terzo alla metà (ad esempio, esporre i lavoratori sfruttati a situazioni di grave pericolo, avuto riguardo alle caratteristiche delle prestazioni da svolgere e delle condizioni di lavoro).
A seconda dei casi, poi, le condotte del datore di lavoro possono rientrare nel reato di riduzione in condizioni di schiavitù o servitù [3].
Come denunciare il datore di lavoro per carico eccessivo di mansioni
Per denunciare il carico eccessivo di lavoro, è innanzitutto opportuno inviare una diffida per iscritto all’azienda, denunciando le condizioni insostenibili nello svolgimento dell’attività.
Se la lettera non sortisce effetti, si può presentare una denuncia alla sede locale dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Itl, Ispettorato territoriale del lavoro), che deve contenere:
- le generalità del lavoratore;
- i dati identificativi del datore di lavoro;
- la descrizione dettagliata delle violazioni di legge effettuate dal datore di lavoro;
- la documentazione che possa dimostrare quanto affermato dal denunciante.
A seguito della denuncia, l’azienda riceve un accesso ispettivo degli ispettori dell’Itl (salvo insufficiente fondatezza della stessa).
Come denunciare il datore di lavoro per sfruttamento
Per il reato di sfruttamento sul lavoro, è opportuno presentare una denuncia penale, direttamente presso la Procura della Repubblica presso il tribunale più vicino, oppure presso qualsiasi stazione dei Carabinieri o della Polizia di Stato.
Nella denuncia è opportuno indicare:
- la costanza nel tempo delle condotte illecite del datore di lavoro;
- la presenza di uno stato di bisogno dei dipendenti sfruttati, del quale il datore di lavoro ha approfittato per imporre il carico eccessivo di mansioni e ulteriori condizioni illegali.