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Pensione quota 100: quando si esce?

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In quali date sarà possibile uscire dal lavoro con la nuova pensione anticipata quota 100 nel 2019?

Una delle misure più attese del cosiddetto “pacchetto previdenza”, che diventerà operativo nel 2019, è la pensione anticipata con la quota 100. Questo tipo di pensione si potrà raggiungere quando la quota dell’interessato, cioè la somma degli anni di età e contribuzione, sarà almeno pari a 100.

Per raggiungere questo tipo di pensione, inoltre, è necessaria anche un’età minima pari a 62 anni ed una contribuzione minima pari a 38 anni, raggiungibile anche attraverso il cumulo dei contributi accreditati in casse diverse (escluse le case dei liberi professionisti).

La quota 100, in alcuni casi, consentirà un anticipo della pensione di ben cinque anni, considerando che l’età per la pensione di vecchiaia ordinaria, dal 2019 (salvo blocco degli adeguamenti), sarà pari a 67 anni.

Ma in quali date si potrà uscire con la quota 100? Anche se non vi sono delle certezze assolute in merito, in quanto la quota 100 non è ancora diventata legge, è stato reso noto che la decorrenza della nuova pensione non seguirà il regime delle decorrenze previste per i trattamenti pensionistici dalla legge Fornero, ma saranno riattivate le vecchie finestre fisse di uscita.

Facciamo allora il punto sulla pensione quota 100: quando si esce, come funziona il trattamento, chi ne ha diritto.

Come funziona la pensione quota 100?

La pensione quota 100 si può ottenere quando la quota, la cifra cioè che corrisponde alla somma degli anni di età è degli anni di contributi posseduti dal lavoratore, risulta almeno pari a 100.

Non è però sufficiente soltanto la quota per poter ricevere il trattamento di pensione, ma bisogna aver compiuto i 62 anni e possedere almeno 38 anni di versamenti, anche accreditati in gestioni previdenziali diverse, ad esclusione delle casse di categoria dei liberi professionisti. Per questo tipo di pensione sarà difatti possibile beneficiare del cumulo dei versamenti.

Per la pensione quota 100 non sono previste penalizzazioni nel calcolo: tuttavia, a causa dell’anticipo nell’uscita dal lavoro, la pensione può risultare più bassa rispetto alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata ordinaria, a seconda degli anni di anticipo e della carriera dell’interessato. Ne abbiamo parlato approfonditamente in: Pensione quota 100, quando si perde?

Bisogna comunque osservare che la pensione con quota 100 potrà beneficiare della nuova integrazione, la cosiddetta pensione di cittadinanza, che può arrivare a 780 euro al mese.

Con la pensione quota 100 non sarà possibile lavorare per i primi due anni, se il reddito da lavoro percepito risulterà superiore ai 5mila euro annui. Si tratta di una misura volta a favorire il ricambio generazionale.

Quando si esce con la quota 100?

Veniamo ora alle date nelle quali sarà possibile uscire con la quota 100.

Innanzitutto, il regime delle decorrenze non sarà quello applicato oggi dalla legge Fornero alla quasi totalità delle pensioni, che prevede la liquidazione della prestazione il primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti, ma sarà previsto il vecchio regime delle finestre fisse di uscita.

Come funzionano le finestre per la pensione? Le finestre fisse di uscita sono delle date fissate ogni anno per la decorrenza della pensione; per i lavoratori del settore privato, in particolare, saranno previste quattro finestre: il 1° aprile, il 1° luglio, il 1° ottobre ed il 1° gennaio.

In parole semplici, se l’interessato matura i requisiti per la pensione entro il mese di marzo, potrà uscire il 1° aprile; se li matura da aprile a giugno, potrà uscire il 1° luglio; se li matura da luglio a settembre, potrà uscire il 1° ottobre, ed infine se raggiunge i requisiti per quota 100 da ottobre a dicembre, potrà pensionarsi il 1° gennaio.

Considerando che, però, la quota 100 non è ancora diventata legge, il meccanismo di funzionamento delle finestre di uscita potrebbe subire delle modifiche e potrebbero essere previsti dei mesi aggiuntivi di attesa per le decorrenze. Inoltre, per i lavoratori statali le finestre  di uscita saranno soltanto due all’anno, e sarà necessario fornire all’amministrazione un preavviso pari ai sei mesi.

Per i dipendenti del comparto scuola, è prevista una sola finestra di uscita annuale.


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