
Agevolazioni per disabili e loro familiari riconosciute dalla Legge 104: benefici su pensioni, lavoro, tasse, sussidi.
Sei portatore di handicap grave, oppure assisti un familiare che si trova in queste condizioni? La normativa ti riconosce numerose agevolazioni, con l’intento di garantire l’assistenza, la cura e l’integrazione dei disabili. Il disabile, infatti, presenta dei grossi limiti legati al suo stato di salute che condizionano non solo lui direttamente, ma anche i suoi familiari che devono prendersene cura e provvedere alla sua assistenza.
Gran parte dei benefici a favore dei disabili è riconosciuta dalla legge 104 [1], la legge quadro in materia di disabilità, nata con la finalità di favorire non solo l’assistenza di chi è portatore di handicap, ma anche l’inserimento sociale, familiare e lavorativo.
Nell’individuare i destinatari delle agevolazioni, però, la legge distingue gli invalidi dai disabili, destinando benefici differenti; ulteriori incentivi sono poi specificamente destinati ai non autosufficienti. La procedura per richiedere il riconoscimento della disabilità, presupposto essenziale per fruire dei benefici di legge, ad ogni modo, è unica, e coinvolge sia la Asl (in quanto il riconoscimento dello stato di invalidità, handicap o non autosufficienza è effettuato da apposite commissioni mediche), sia l’Inps (che riconosce i benefici economici, e i cui funzionari integrano le commissioni mediche).
Ma a chi è destinata la legge 104 nello specifico? Quali sono i diritti riconosciuti ai disabili ed ai loro familiari?
Che cosa dice la legge 104?
La legge 104, legge quadro in materia di disabilità, ha le seguenti finalità:
- rispetto della dignità umana e tutela dei diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata;
- integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società;
- rimozione delle condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana;
- garanzia dei servizi e delle prestazioni necessarie per prevenire, curare e riabilitare i soggetti affetti da handicap;
- previsione di interventi volti a superare l’emarginazione e l’esclusione sociale della persona disabile.
Nello specifico, la legge 104 è finalizzata ad aiutare chi è portatore di handicap, ossia chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, sia stabile che progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa.
In base alla condizione di disabilità, il portatore di handicap ha diritto ai benefici riconosciuti in suo favore, in relazione al tipo di disabilità ed alle proprie capacità complessive. A seconda del tipo di handicap, si può avere diritto, ad esempio:
- a dei permessi retribuiti dal lavoro, i cosiddetti permessi 104: si tratta del diritto dei disabili e dei loro parenti più stretti di assentarsi dal lavoro mantenendo la retribuzione; la spettanza dei permessi 104 dipende da una serie di variabili e per poterli ottenere occorre seguire una specifica procedura;
- all’insegnante di sostegno nelle scuole;
- alle agevolazioni fiscali per l’acquisto dei presidi medici (carrozzine, auto per i disabili, etc);
- ad un’agevolazione per l’acquisto di veicoli specifici;
- ad un’agevolazione fiscale per l’abbattimento di barriere architettoniche.
Ad ogni modo, la legge 104 non è l’unica norma a contenere agevolazioni per i disabili, ma ci sono diverse leggi che individuano misure complementari a sostegno delle persone disabili [2].
Inoltre, alcune agevolazioni non sono collegate all’handicap, ma all’invalidità o alla non autosufficienza: è importante distinguere le tre condizioni, anche se molti disabili sono sia invalidi, che portatori di handicap, o non autosufficienti.
Quali differenze tra handicap, invalidità e non autosufficienza?
Vediamo qual è la differenza tra handicap, invalidità e non autosufficienza:
- l’invalidità consiste nella riduzione della capacità lavorativa della persona, derivante da un’infermità o da una menomazione; se la persona non è in età lavorativa (minorenni, over 67), per valutare l’invalidità non ci si riferisce alla capacità lavorativa, ma alla capacità di svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età:
- l’handicap è lo svantaggio sociale derivante da un’infermità o una menomazione; nello specifico, è considerato portatore di handicap chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, sia stabile che progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa;
- la non autosufficienza, invece, consiste nell’impossibilità di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza permanente, o nell’impossibilità permanente di camminare senza l’aiuto di un accompagnatore.
L’handicap può essere riconosciuto non grave, in situazione di gravità o superiore ai due terzi.
Le disabilità possono poi essere suddivise in quattro categorie fondamentali:
- disabilità sensoriali: sono disabilità che riguardano i sensi (vista, udito, ma anche tatto, gusto, olfatto);
- disabilità motorie: riguardano la mobilità e l’efficienza degli organi delle parti del corpo deputati al movimento;
- disabilità intellettive;
- disabilità psichiche: riguardano i problemi psichici e relazionali (psicosi) e i problemi psicologici (nevrosi gravi e invalidanti)
Spesso nel concreto le disabilità sono compresenti: si può parlare in questo caso di pluridisabilità.
Chi sono i beneficiari della legge 104?
I beneficiari della legge 104 sono, principalmente, i portatori di handicap. Alcune agevolazioni, come il congedo straordinario, sono però a vantaggio dei familiari che assistono il portatore di handicap grave. I permessi retribuiti possono essere sia a favore del portatore di grave disabilità, che dei familiari; questi permessi, tra l’altro, possono essere riconosciuti al convivente che non è familiare del disabile.
È comunque importante ricordare che ulteriori benefici sono riservati, anche da norme complementari, agli invalidi ed ai non autosufficienti, ed a chi si trova in condizioni di cecità e sordità.
Chi sono i disabili ai fini Isee?
La qualifica di disabile, per fruire dei benefici che possono essere richiesti attraverso la dichiarazione Isee, o Dsu, comprende invece diverse categorie, e non deve essere confusa con la disabilità ai fini della Legge 104. Sono comunque ricompresi nelle categorie anche i portatori di handicap grave ai sensi della Legge 104.
Che cos’è l’Isee? L’Isee è l’indicatore della situazione economica equivalente, in parole semplice un indice che “misura la ricchezza” delle famiglie (se vuoi approfondire puoi leggere la nostra Guida alla dichiarazione Isee).
Osserviamo chi è considerato disabile ai fini Isee sulla base della tabella prevista dalla normativa.
Categorie |
Disabilità Media |
Disabilità Grave |
Non autosufficienza |
Invalidi civili di età compresa tra 18 e 67 anni | – Invalidi 67-99% | – Inabili totali | – Cittadini di età compresa tra 18 e 67 anni con diritto all’indennità di accompagnamento |
Invalidi civili minori di età | – Minori di età con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni propri della loro età (diritto all’indennità di frequenza) | – Minori di età con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età e in cui ricorrano le condizioni di cui alla L. 449/1997, art. 8 o della L. 388/2000, art. 30 | Minori di età con diritto all’indennità di accompagnamento |
Invalidi civili ultrasessantacinquenni
(dal 2019 over 67) |
– Ultrasessantacinquenni (over 67) con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni propri della loro età, invalidi 67-99% | – Ultrasessantacinquenni (over 67) con difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni propri della loro età, inabili 100% | – Cittadini ultrasessantacinquenni (over 67) con diritto all’indennità di accompagnamento |
Ciechi civili | – Art 4 L. 138/2001 | – Ciechi civili parziali | – Ciechi civili assoluti |
Sordi civili | – Invalidi Civili con cofosi esclusi dalla fornitura protesica | – Sordi pre-linguali | |
INPS | – Invalidi (L. 222/84, artt. 1 e 6 – D.Lgs. 503/92, art. 1, comma 8) | – Inabili (L. 222/84, artt. 2, 6 e 8) | – Inabili con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa |
INAIL | – Invalidi sul lavoro 50-79%- Invalidi sul lavoro 35-59% | – Invalidi sul lavoro 80-100%- Invalidi sul lavoro -59% | – Invalidi sul lavoro con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa |
INPS gestione ex INPDAP | – Inabili alle mansioni (L. 379/55, DPR 73/92 e DPR 171/2011) | – Inabili (L. 274/1991, art. 13 – L. 335/95, art. 2) | |
Trattamenti di privilegio ordinari e di guerra | – Invalidi con minorazioni globalmente ascritte alla terza ed alla seconda categoria Tab. A DPR 834/81 | – Invalidi con minorazioni globalmente ascritte alla prima categoria Tab. A DPR 834/81 | – Invalidi con diritto all’assegno di superinvalidità (Tabella E allegata al DPR 834/81) |
Handicap | – Art 3 comma 3 L.104/92 |
Chi sono i disabili appartenenti alle categorie protette?
La legge sul collocamento mirato [3] comprende, tra i disabili che beneficiano di misure in materia di lavoro, delle categorie differenti.
Appartengono alle categorie protette e possono iscriversi alle relative liste speciali:
- le persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali ed i portatori di handicap intellettivo, in possesso di riduzione della capacità lavorativa(invalidità) superiore al 45%;
- gli invalidi del lavoro, con un grado di invalidità, accertato dall’Inail, superiore al 33%;
- i ciechi assoluti o le persone con un residuo visivo non superiore a 1/10 a entrambi gli occhi;
- i sordomuti, cioè le persone colpite da sordità sin dalla nascita o prima dell’apprendimento della parola;
- le persone che percepiscono l’assegno di invalidità civile, per accertamento da parte dell’Inps di una riduzione permanente a meno di 1/3 della capacità lavorativa;
- gli invalidi di guerra, gli invalidi civili di guerra e gli invalidi per servizio con minorazioni ascritte dalla 1° all’8° categoria.
Sono soggette a una particolare tutela anche le seguenti categorie:
- orfani e coniugi superstiti dei lavoratori deceduti per causa di lavoro, guerra o servizio, o per l’aggravarsi dell’invalidità derivante da tali cause;
- coniugi e figli di grandi invalidi di guerra, di servizio o di lavoro;
- profughi italiani rimpatriati;
- familiari delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
Gli invalidi totali (con percentuale di invalidità pari al 100%) possono iscriversi nelle liste speciali per accedere al lavoro o a percorsi di inserimento mirato, ma soltanto se possiedono ancora una residua capacità lavorativa.
Domanda Legge 104
Per ottenere le agevolazioni collegate alla Legge 104 è prima necessario il riconoscimento dell’handicap. Per domandarne il riconoscimento, dopo aver ottenuto il certificato medico dal proprio medico curante, si deve inoltrare, tramite il sito dell’Inps, il contact center Inps Inail, o mediante patronato, la domanda di accertamento dei requisiti sanitari.
L’accertamento medico può, poi, consentire l’accesso non solo ai benefici legati alla Legge 104, ma anche a quelli connessi alla non autosufficienza, all’invalidità civile, cecità, sordità, etc. La domanda, è unica sia per l’handicap, che per l’invalidità, che per la non autosufficienza, anche se le condizioni danno diritto a benefici differenti.
Vediamo allora quali sono i passaggi necessari per ottenere il riconoscimento dell’handicap, dell’invalidità e della non autosufficienza.
Certificato medico introduttivo
Innanzitutto, per ottenere il riconoscimento dei requisiti sanitari per invalidità, handicap e non autosufficienza, bisogna recarsi dal proprio medico curante, che redige un certificato nel quale deve attestare che il paziente possiede una determinata percentuale di riduzione della capacità lavorativa, o un handicap.
Per il riconoscimento della non autosufficienza, che dà diritto all’accompagnamento, il medico deve anche scrivere, nel certificato, che il disabile è, alternativamente:
- impossibilitato a deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore (per ottenere l’assegno di accompagnamento);
- impossibilitato a compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza (per l’assegno di accompagnamento).
Il medico, se riscontra ulteriori patologie, può comunque scrivere nel certificato che il disabile è anche:
- affetto da malattia neoplastica (tumore);
- affetto da patologia in situazione di gravità;
- affetto da patologia di competenza Anffas (disabilità intellettiva o relazionale).
Il medico deve poi specificare che la domanda è inviata ai fini del riconoscimento delle seguenti condizioni (ne può indicare più di una):
- handicap;
- invalidità;
- cecità;
- sordità;
- disabilità.
In ultimo luogo, deve specificare l’esistenza di problematiche connesse ad un eventuale spostamento del disabile, per richiedere, eventualmente, la visita medica domiciliare.
Una volta trasmesso il certificato all’Inps in via telematica, il medico deve rilasciare un’attestazione, con il numero di protocollo assegnato dal sistema. Bisogna conservare il documento ed il numero, servirà per inviare all’Inps la domanda di riconoscimento dei requisiti sanitari per l’assegno di accompagnamento.
Credenziali per l’accesso al sito dell’Inps
Per inviare la domanda d’invalidità, Legge 104 o accompagnamento all’Inps, attraverso il portale web dell’istituto, bisogna essere in possesso del codice pin dispositivo, o dell’identità unica spid almeno di secondo livello, per l’accesso ai servizi online dell’istituto, o della carta nazionale dei servizi.
In alternativa, ci si può rivolgere a un patronato; se ci si rivolge al call center dell’Inps è comunque necessario il pin dispositivo.
Per saperne di più: Come si ottengono le credenziali Inps?
Come si presenta la domanda d’invalidità, Legge 104 e accompagno all’Inps?
Una volta in possesso del codice pin o delle differenti credenziali, si deve:
- accedere al sito web dell’Inps;
- cliccare su “Accesso ai servizi”, “Servizi per il cittadino”; bisogna indicare come username il proprio codice fiscale e il codice pin di 16 cifre assegnato (che sarà cambiato, al primo accesso, in un codice di 8 cifre);
- a questo punto si deve entrare nella sezione “Servizi per il cittadino”, nella quale appare un lungo elenco di funzioni a cui accedere: è necessario selezionare “Invalidità civile: invio domanda di riconoscimento dei requisiti sanitari”; la domanda, come già detto, vale per tutte le prestazioni richieste, sia per l’invalidità che per l’indennità di accompagnamento;
- entrati nell’area “Invalidità civile”, bisogna selezionare, sulla sinistra, la sezione “Acquisizione richieste”.
Una volta entrati su “Acquisizione richieste”, bisogna compilare la domanda di riconoscimento dei requisiti sanitari per ottenere l’invalidità e l’assegno di accompagnamento, che è formata da 3 sezioni; verranno richieste le seguenti informazioni:
- dati personali: indirizzo, numeri di telefono, email, eventuale domicilio per l’invio delle comunicazioni;
- eventuale indicazione di un nominativo e di un’utenza telefonica di una seconda persona, per contatti;
- numero del certificato rilasciato dal medico curante;
- condizione per la quale si richiede il riconoscimento dei requisiti sanitari:
- sordo civile;
- cieco civile;
- invalido civile;
- portatore di handicap;
- collocamento mirato.
- si devono poi indicare:
- l’Asl territorialmente competente;
- eventuali giornate da escludere per fissare l’accertamento.
Effettuate queste operazioni, cliccando sul tasto “continua”, compare una schermata contenente i seguenti dati:
- numero di protocollo assegnato alla domanda;
- giorno e ora della visita medica (assegnata automaticamente dal sistema);
- identificativo visita;
- commissione medica competente ed indirizzo presso cui sarà effettuata la visita.
Lo stesso procedimento va utilizzato non solo per la domanda di riconoscimento dei requisiti sanitari per le prestazioni connesse all’invalidità (o all’handicap, alla cecità, alla sordità…), ma anche per quella di aggravamento dei requisiti.
Da “Recupero richiesta” (se la domanda non è completata) o “Modifica richiesta”, è possibile correggere eventuali errori. Si può anche modificare la data dell’appuntamento per la visita medica, alla sezione “Cambio appuntamento”, ma solo entro 48 ore dall’acquisizione della richiesta.
Come sono riconosciuti invalidità, handicap e non autosufficienza?
Una volta effettuata la visita medica da parte della commissione Asl, questa si conclude con un verbale, nel quale possono essere riconosciute o meno la condizione d’invalidità, di handicap, ulteriori condizioni ed i correlati benefici.
In caso di mancato accoglimento delle richieste, è possibile ricorrere al tribunale, dopo essersi sottoposti un accertamento tecnico preventivo.
Scheda di valutazione delle capacità
Per stabilire la gravità della disabilità, la commissione medica valuta:
- APPRENDIMENTO E APPLICAZIONE DELLA CONOSCENZA
- Guardare
- Ascoltare
- Imparare a leggere
- Imparare a scrivere
- Imparare a calcolare
- Risoluzione di problemi
- COMPITI E RICHIESTE GENERALI
- Intraprendere un compito singolo
- Intraprendere compiti articolati
- COMUNICAZIONE
- Comunicare con – ricevere – msg verbali
- Comunicare con – ricevere – msg non verbali
- Parlare
- Produrre msg non verbali
- Conversazione
- MOBILITA’
- Sollevare e trasportare oggetti
- Uso fine della mano
- Camminare
- Spostarsi usando apparecchiature/ausili
- Usare un mezzo di trasporto
- Guidare
- CURA DELLA PROPRIA PERSONA
- Lavarsi
- Prendersi cura di singole parti del corpo
- Bisogni corporali
- Vestirsi
- Mangiare
- Bere
- Prendersi cura della salute
- VITA DOMESTICA
- Procurarsi beni e servizi
- Preparare i pasti
- Fare i lavori di casa
- Assistere gli altri
- INTERAZIONI E RELAZIONI INTERPERSONALI
- Interazioni interpersonali semplici
- Interazioni interpersonali complessi
- Entrare in relazione con estranei
- Relazioni formali
- Relazioni sociali informali
- Relazioni familiari
- Relazioni intime
- AREE DI VITA PRINCIPALI
- Istruzione informale
- Istruzione scolastica
- Istruzione superiore
- Lavoro retribuito
- Transazioni economiche semplici
- Autosufficienza economica
- VITA SOCIALE, CIVILE E DI COMUNITÀ
- Vita nella comunità’
- Ricreazione e tempo libero
- Religione e spiritualità’
- Diritti umani
- Vita politica e cittadinanza
- QUALUNQUE ALTRA ATTIVITÀ E PARTECIPAZIONE
- lettura
- scrittura
- calcolo.
Che cosa succede se ci sono errori nel certificato medico per l’accompagno?
Se la compilazione della domanda amministrativa per il riconoscimento dell’accompagno è incompleta, perché il certificato medico introduttivo manca del segno di spunta sulle condizioni per beneficiare dell’indennità di accompagnamento, o riporta il segno di spunta negativo, la domanda giudiziale volta al riconoscimento delle condizioni sanitarie è comunque proponibile.
Per proporre la domanda giudiziale di accertamento delle condizioni sanitarie per ottenere l’indennità di accompagnamento basta infatti la semplice presentazione della domanda di invalidità civile, con allegata la certificazione medica attestante la natura delle infermità invalidanti [7].
Come viene accertato l’handicap per la legge 104?
Per quanto riguarda, nello specifico, il riconoscimento dell’handicap, quindi dei requisiti per la legge 104, l’accertamento è effettuato da un’apposita commissione medica Asl, che deve pronunciarsi entro 90 giorni dalla data di presentazione della relativa domanda.
Se la commissione non si pronuncia entro 45 giorni dalla presentazione della domanda, l’accertamento è provvisoriamente effettuato da un medico specialista nella patologia denunciata, in servizio presso l’Asl da cui è assistito l’interessato. L’accertamento provvisorio è efficace fino all’emissione dell’accertamento definitivo della commissione.
Inoltre, su richiesta motivata dell’interessato, la commissione medica può rilasciare un certificato provvisorio al termine della visita, efficace fino all’emissione dell’accertamento definitivo.
Nel caso di disabili affetti da sindrome di down, l’accertamento della gravità della disabilità è effettuato dal medico curante previa richiesta di presentazione del cariotipo, cioè del patrimonio cromosomico di un organismo.
La certificazione provvisoria è utile per beneficiare:
- dei 3 giorni di permesso mensile retribuito Legge 104 per assistere i disabili gravi;
- del prolungamento del congedo parentale fino al 3° anno di vita del bambino, portatore di handicap grave;
- delle 2 ore di permesso giornaliero retribuito fino al 3° anno di vita del bambino, portatore di handicap grave (in alternativa al prolungamento del congedo parentale);
- del congedo straordinario biennale retribuito per assistere i disabili gravi.
Possibilità di revisione verbale di handicap
Nel verbale rilasciato dalla commissione medica può essere indicato se è prevista, ammessa o esclusa una successiva revisione. È possibile trovare queste voci.
-
- esonero da future visite di revisione: Sì/No: l’esonero da qualsiasi visita successiva, anche a campione, viene riconosciuto quando le condizioni sanitarie sono stabilizzate o ingravescenti;
- revisione: Sì, No: nel caso in cui venga indicata la possibilità di revisione (Sì), il verbale indica anche il mese e l’anno in cui è prevista; non bisogna richiedere di essere convocati, in quanto la convocazione è inviata dall’Inps; nel caso in cui sia indicato “No”, sia su questa voce che sulla voce “esonero da future visite di revisione”, rimane comunque possibile la richiesta futura di una visita a campione.
Permessi retribuiti legge 104 per il lavoratore disabile
Uno dei principali benefici offerti dalla legge 104 ai portatori di handicap è il riconoscimento di permessi retribuiti, detti permessi legge 104. In particolare, il lavoratore maggiorenne disabile, ciascun mese, ha diritto alternativamente a permessi retribuiti pari a:
- 2 ore giornaliere (se l’orario è almeno pari a 6 ore al giorno, diversamente si ha diritto a un’ora di permesso per ogni giornata di lavoro);
- 3 giorni, continuativi o frazionati.
Il tipo di permesso richiesto (giornaliero o orario) può essere cambiato dal lavoratore da un mese all’altro, modificando la domanda precedentemente presentata. La variazione può essere eccezionalmente consentita anche durante il mese, per esigenze improvvise e imprevedibili all’atto della richiesta dei permessi, che devono essere documentate dal lavoratore. regole particolari, dovute alle esigenze di programmazione, sono previste per i dipendenti pubblici.
I permessi possono essere concessi al lavoratore disabile anche per finalità estranee alla cura, come motivi di svago: per la precisione, la finalità delle assenze non è più quella di assistenza, ma consiste nella tutela della salute del disabile. La tutela della salute è da intendersi non solo come protezione dell’integrità fisica, ma dell’integrità psicofisica. Lo ha chiarito la Cassazione, con l’ordinanza 20243/2020.
Permessi legge 104 per i familiari del disabile
I permessi retribuiti non spettano solo al disabile, ma anche ai suoi familiari, se sono lavoratori dipendenti.
I familiari che hanno diritto ai permessi retribuiti, nel dettaglio, sono:
- i genitori;
- il coniuge, o il partner dell’unione civile, o il convivente more uxorio: si tratta del convivente di fatto, come risultante dalla dichiarazione anagrafica (non è necessaria la firma di un patto di convivenza);
- i parenti e affini entro il 2° grado;
- i parenti e affini entro il 3° grado, se i genitori o il coniuge/ la parte dell’unione civile/ il convivente del disabile hanno compiuto i 65 anni, oppure sono anch’essi affetti da patologie invalidanti a carattere permanente, o sono deceduti o mancanti.
I permessi possono essere accordati ad un unico lavoratore per assistere lo stesso disabile, il referente unico: il referente beneficia dei permessi mensili per tutti i mesi di assistenza alla persona con handicap grave.
Il diritto non può essere riconosciuto a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza dello stesso disabile: questi deve dunque dichiarare all’Inps il lavoratore suo familiare prescelto, da cui vuole essere assistito. Se il disabile è assistito alternativamente, per periodi di tempo predeterminati, da parenti diversi (entro il 2° grado), ciascun avente diritto deve presentare, di volta in volta, la domanda per ottenere il riconoscimento dei permessi retribuiti legge 104.
Un’eccezione alla regola generale del “referente unico” è prevista nel caso dei genitori, che possono beneficiare alternativamente dei permessi per l’assistenza dello stesso figlio con handicap grave.
Il diritto ai permessi retribuiti può essere concesso (purché si provino, in concreto, le specifiche esigenze di assistenza) al familiare anche se:
- nel nucleo familiare del disabile si trovano familiari conviventi non lavoratori idonei a prestare assistenza;
- sono presenti altre forme di assistenza pubblica o privata(ricorso alle strutture pubbliche, al cosiddetto “no profit” e al personale badante).
Una interessante sentenza della Cassazione [10] chiarisce se, per il lavoratore che usufruisce della legge 104, è necessario stare in presenza del familiare disabile durante i giorni di permesso usufruibili per l’assistenza domiciliare. Per il lavoratore è possibile passare la giornata in casa propria, in attesa di un’eventuale chiamata del familiare? La Corte ritiene che il rimanere nella propria abitazione, a disposizione del familiare disabile, non configura per il dipendente fruitore della legge 104 un abuso dei permessi. L’abuso della legge 104 scatta invece ogni qual volta si riscontri un’attività svolta nell’esclusivo interesse del lavoratore.
Permessi legge 104 familiari: solo assistenza al disabile
La Cassazione, con l’ordinanza 23434/2020, ha chiarito che i permessi legge 104/1992 possono essere fruiti, dal lavoratore caregiver, esclusivamente per l’assistenza del familiare disabile. Non è consentito l’utilizzo in funzione meramente compensativa delle energie impiegate dal dipendente per la regolare o quotidiana assistenza offerta al familiare portatore di handicap grave. Ne consegue che il comportamento del dipendente che utilizza i permessi per esigenze diverse integra l’abuso del diritto e viola i principi di correttezza e buona fede, sia nei confronti del datore di lavoro che dell’Inps, con rilevanza anche ai fini disciplinari.
Permessi Legge 104 per Coronavirus
In relazione ai lavoratori che assistono un familiare con handicap riconosciuto in situazione di gravità, ed ai lavoratori portatori di handicap grave, il decreto Cura Italia riconosce poi la possibilità di incrementare il numero di giorni di permessi retribuiti.
L’incremento è pari a ulteriori complessive 12 giornate, usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020.
In sostanza, i lavoratori aventi diritto ai permessi in questione possono godere, in aggiunta ai tre giorni mensili già previsti dalla Legge 104 (3 per il mese di marzo e 3 per il mese di aprile), di ulteriori 12 giornate lavorative da fruire complessivamente nell’arco dei predetti 2 mesi, quindi di 18 giornate complessive.
I 12 giorni possono essere fruiti anche consecutivamente nel corso di un solo mese, ferma restando la fruizione mensile dei tre giorni ordinariamente previsti.
Le 12 giornate, così come i 3 giorni di permesso ordinariamente previsti, possono essere fruiti anche frazionandoli a ore.
Ai fini della divisibilità in ore delle ulteriori 12 giornate di permesso, restano validi gli ordinari algoritmi di calcolo per la quantificazione del massimale orario:
- lavoro a tempo pieno:
- (orario di lavoro medio settimanale/numero medio dei giorni lavorativi settimanali) x 12 = ore mensili fruibili;
- part time (orizzontale, verticale o misto):
- (orario medio settimanale teoricamente eseguibile dal lavoratore part time/numero medio dei giorni -o turni- lavorativi settimanali previsti per il tempo pieno) X 12.
La formula di calcolo da applicare ai fini del riproporzionamento delle ulteriori 12 giornate di permesso previste dal decreto è:
- lavoro Part-time
- (orario medio settimanale teoricamente eseguibile dal lavoratore part time/orario medio settimanale teoricamente eseguibile a tempo pieno) X 12.
Il riproporzionamento non deve essere effettuato in caso di part-time orizzontale.
È consentito cumulare più permessi in capo allo stesso lavoratore [9].
Di conseguenza, se il lavoratore assiste più familiari disabili può sommare, per i mesi di marzo e aprile 2020, per ciascun soggetto assistito, oltre ai 3 giorni di permesso mensile ordinariamente previsti, gli ulteriori 12 giorni previsti dal congedo straordinario.
Analogamente, il lavoratore disabile che assiste un altro familiare disabile può cumulare, per i mesi di marzo e aprile 2020, i permessi a lui complessivamente spettanti (3+3+12) con lo stesso numero di giorni di permesso fruibili per l’assistenza all’altro familiare disabile (3+3+12).
Il DL rilancio, per i lavoratori che assistono un familiare disabile, offre la possibilità di fruire di 12 giornate complessive di permessi legge 104 nei mesi di maggio e giugno 2020.
Autorizzazione ai permessi aggiuntivi
Il lavoratore nei confronti del quale sia già stato emesso un provvedimento di autorizzazione ai permessi Legge 104 ordinari, con validità comprensiva dei mesi di marzo e aprile, non è tenuto a presentare una nuova domanda, per la fruizione delle ulteriori 12 giornate, ma si considerano validi i provvedimenti di autorizzazione già emessi.
La domanda di autorizzazione, secondo le modalità già previste per i permessi mensili, è invece necessaria in assenza di provvedimenti autorizzativi in corso di validità.
Il conseguente provvedimento di autorizzazione deve essere considerato valido dal datore di lavoro ai fini della concessione del numero maggiorato di giorni.
Congedo straordinario Legge 104 per il figlio non convivente
La Corte Costituzionale, con una recente sentenza [5], consente anche al figlio non convivente al momento della domanda la possibilità di fruire del congedo straordinario legge 104, ossia del congedo, pari a un massimo di 2 anni nella vita lavorativa, per assistere familiari disabili .
In particolare, la Corte ha dichiarato la parziale incostituzionalità del testo unico maternità-paternità [6], nella parte in cui non elenca tra i beneficiari del congedo straordinario il figlio che, al momento della presentazione della richiesta, ancora non convive con il genitore con handicap grave, se instaura la convivenza successivamente, in caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente, del padre e della madre, anche adottivi, dei figli conviventi, dei fratelli e delle sorelle conviventi, dei parenti o affini entro il terzo grado conviventi, legittimati a richiedere il beneficio in via prioritaria secondo l’ordine determinato dalla legge.
Quanti giorni di permessi legge 104 spettano ai lavoratori part time?
In caso di part-time orizzontale, le giornate di permesso legge 104 spettanti sono sempre tre, ma con un orario ridotto (i lavoratori in regime di part time orizzontale prestano servizio in tutte le giornate lavorative, ma per un numero minore di ore ogni giorno).
In caso di part time verticale o misto, con attività lavorativa limitata ad alcuni giorni del mese, o in caso di riduzione dell’attività lavorativa coincidente con un periodo di integrazione salariale, il numero dei giorni di permesso spettanti deve essere ridimensionato in proporzione. Il risultato della proporzione viene arrotondato all’unità inferiore o a quella superiore, a seconda che la frazione sia fino allo 0,50 o superiore.
Non si procede ad alcun ridimensionamento nel caso in cui il dipendente presti servizio per più della metà delle giornate lavorative settimanali.
Come si calcola la riduzione dei permessi legge 104?
Nei casi in cui si debba procedere a riproporzionare i permessi legge 104, bisogna eseguire i seguenti calcoli:
- giorni di permesso spettanti: numero dei giorni di lavoro effettivi = 3 giorni di permesso teorici: giorni lavorativi teoricamente eseguibili (si legge: il numero dei giorni di permesso spettanti sta al numero dei giorni di lavoro effettivi, come 3 giorni di permesso teorici stanno al numero dei giorni lavorativi teoricamente eseguibili).
Se, ad esempio, un lavoratore in part time verticale presta servizio per 10 giornate mensili, su un totale di 24 giorni lavorativi teoricamente eseguibili, il calcolo da eseguire è: x: 10 = 3: 24
Perciò:
- x = 30: 24;
- x = 1,25 giorni di permesso, che devono essere arrotondati per difetto a 1, in quanto la frazione è inferiore a 0,50.
Nel mese considerato spetta quindi un solo giorno di permesso.
Come si usano i permessi della legge 104?
Spesso ci si chiede se il lavoratore che utilizza i permessi della legge 104 debba assistere tutta la giornata o solo durante le ore lavorative il familiare con handicap. In generale la giurisprudenza sostiene che l’impiego per scopi personali della giornata di permesso retribuita costituisce un comportamento illegittimo che può essere configurabile come reato: quello di truffa ai danni dello Stato (difatti l’indennità per la giornata di riposo viene corrisposta dall’Inps e solo inizialmente anticipata dal datore di lavoro). Inoltre, questo comportamento può giustificare il licenziamento, visto che il dipendente si macchia di una condotta infedele. Il datore potrebbe far pedinare il lavoratore, a questo proposito, e verificare se lo stesso sta usando i permessi della legge 104 per scopi personali o per assistere l’invalido.
Di recente però la Cassazione ha adottato un’interpretazione più larga. Secondo la Corte, poiché il lavoratore con la legge 104, durante il normale corso della settimana, alterna il lavoro all’assistenza, non trovando quindi spazi per le proprie necessità (fosse anche fare la spesa, comprare un vestito o incontrarsi con gli amici) è legittimo pensare che lo faccia durante i giorni di permesso in cui ha più tempo. Infatti, la legge ha cancellato l’obbligo dell’assistenza continuativa.
Ciò che però resta vietato è l’utilizzo dell’intera giornata per scopi personali come, ad esempio, per allungare il weekend e il ponte o fare gite con gli amici. In passato è stato ritenuto legittimo il licenziamento della lavoratrice sorpresa, in uno dei giorni di permesso legge 104, a partecipare a una serata in discoteca.
Una recentissima sentenza della Cassazione [4] si è espressa in modo ancora più elastico, consentendo l’utilizzo dei permessi Legge 104 per attività svolte fuori casa, se connesse all’assistenza. Secondo quest’orientamento più flessibile, attività di carattere ordinario (come un prelievo al bancomat) che richiedono pochi minuti e che possono essere svolte in qualsiasi momento della giornata (non solo in favore del disabile ma, al contempo, in favore di chi lo assiste) possono essere portate a termine con l’aiuto dei permessi al lavoratore finanziati dalla collettività.
I giorni di permesso della legge 104 spettano ai familiari non conviventi?
Secondo quanto disposto dalla legge 104, i beneficiari dei permessi retribuiti per l’assistenza del portatore di handicap grave sono il coniuge, gli affini, i parenti entro il secondo grado, o entro il terzo grado a determinate condizioni di legge. La legge, come anticipato, esclude la convivenza tra i presupposti necessari per la concessione dei benefici. Ciò vuol dire che il diritto ad ottenere i permessi retribuiti è riconosciuto anche se gli affini ed i parenti non abitano con il disabile che deve ricevere assistenza.
Al partner convivente spettano i giorni di permesso della legge 104?
In passato, se il disabile aveva un rapporto di convivenza more uxorio (ossia una famiglia di fatto), per il fatto di non essere legato da vincolo matrimoniale, restava sprovvisto di tutela, anche nel caso in cui non esistessero altri familiari disponibili all’assistenza. La legge escludeva, difatti, il convivente more uxorio dall’elenco dei soggetti beneficiari dei permessi retribuiti legge 104 per l’assistenza, privando così i soggetti portatori di handicap grave interessati a ricevere assistenza da persone cui sono legate da un rapporto stabile e certo della tutela garantita dalla costituzione. Dal 2016, grazie a una nota sentenza della Corte Costituzionale, non è più così: secondo la Consulta, difatti, la Legge 104 , non prevedendo la concessione dei permessi retribuiti al convivente del disabile, viola la Costituzione per irragionevolezza e viola il diritto alla salute psico-fisica del disabile grave sia come singolo che nella società .
La Corte costituzionale, riconoscendo il ruolo del convivente nell’assistenza al portatore di handicap grave, lo ha dunque equiparato a quello del gruppo di soggetti che, in via prioritaria, possono fruire dei permessi, cioè coniuge, parenti e affini entro il secondo grado.
Al partner dell’unione civile spettano i giorni di permesso della legge 104?
Il lavoratore parte dell’unione civile, essendo equiparato al coniuge, ha diritto ai permessi retribuiti mensili per l’assistenza del partner disabile grave, come se fosse il marito, o la moglie, dell’assistito.
In attuazione delle nuove previsioni, la procedura online dell’Inps per l’invio della domanda dei permessi Legge 104 è stata recentemente implementata, per consentire anche agli uniti civilmente di inviare la domanda.
Come si richiedono all’Inps i permessi Legge 104?
Il lavoratore dipendente che assiste un familiare con handicap grave deve, per ottenere i permessi mensili retribuiti, presentare un’apposita richiesta di autorizzazione all’Inps.
La richiesta permessi Legge 104 deve essere presentata all’istituto, che paga l’indennità, su un apposito modulo, reperibile anche dal portale web dell’ente, il modello SR08_Hand 2.
Il modello deve poi essere consegnato al datore di lavoro
Come si compila la richiesta di rinnovo permessi Legge 104?
Per quanto riguarda la richiesta annuale di rinnovo dei permessi retribuiti, il lavoratore deve inviare all’Inps lo stesso modello SR08_ Hand 2, compilando l’apposita sezione dedicata al rinnovo. In questa sezione deve dichiarare che la commissione Asl non ha rivisto il giudizio di gravità della condizione di handicap del disabile, e che la certificazione rilasciata dalla Asl non è scaduta e non ha subito modifiche.
Come si invia la richiesta all’Inps dei permessi Legge 104?
Il lavoratore deve inoltrare la domanda di autorizzazione ai permessi Legge 104 all’Inps con una delle seguenti modalità:
- sito web dell’Inps, accedendo alla sezione “Servizi per i cittadini”, scegliendo il servizio “Invio domande di prestazioni a sostegno del reddito”, e compilando il modello online, al quale deve essere allegata la documentazione necessaria;
- call center dell’Inps: per inviare la domanda tramite call center, il dipendente deve chiamare il numero 803.164 (da telefono fisso, 06.164.164 da mobile), munito dello stesso Pin valido per l’accesso ai servizi online dell’istituto;
- patronato: in quest’ipotesi, il lavoratore deve compilare il modulo cartaceo SR08_Hand2, che il patronato invierà telematicamente all’Inps, assieme alla certificazione e all’ulteriore documentazione.
Revisione del verbale legge 104
L’art.25, co. 6-bis, DL 190/2014, ha previsto che, in attesa dell’effettuazione delle eventuali visite di revisione e del relativo iter di verifica, i minorati civili e le persone con handicap, in possesso di verbali in cui sia prevista rivedibilità, conservano tutti i diritti acquisiti in materia di benefici, prestazioni e agevolazioni di qualsiasi natura, accordati sia in prima persona che ai familiari che lo assistono.
Permessi legge 104 con verbale scaduto
Con la circolare 127/2016, l’Inps riconosce espressamente la validità del verbale di accertamento dell’handicap:
• anche nelle more dell’iter sanitario di revisione;
• ai fini della fruizione dei permessi per disabilità grave da parte di lavoratori già titolari dei benefici, in quanto precedentemente autorizzati alla fruizione degli stessi in base ad una precedente domanda amministrativa, presentata quando il verbale non era ancora in stato di revisione.
Permessi legge 104 non autorizzati, con verbale scaduto
Nell’ipotesi in cui l’autorizzazione alla fruizione dei benefici non sia stata mai richiesta, nonostante il riconoscimento dell’handicap grave, la situazione alla scadenza del verbale risulta maggiormente complessa, in quanto non vi sono diritti già acquisiti (Inps messaggio 93/2021).
Questo può verificarsi, ad esempio, qualora il lavoratore, in possesso di un verbale di riconoscimento dell’handicap in corso di validità, non abbia mai utilizzato lo stesso per richiedere i permessi legge 104, ma li richieda, per la prima volta, dopo il termine della validità del verbale stesso, in attesa di revisione.
In riferimento a questi casi, l’Inps ha chiarito che la domanda di autorizzazione di permessi presentata tra la data di scadenza del verbale rivedibile e la nuova visita, in presenza degli altri requisiti previsti, viene accolta provvisoriamente.
Se all’esito della revisione viene confermato lo stato di disabilità grave, la domanda è accolta, con decorrenza dalla data di presentazione.
Al contrario, se all’esito della revisione non viene confermato l’handicap grave, l’Inps procede al recupero del beneficio fruito.
Congedo straordinario retribuito di due anni per assistere familiari disabili
Chi assiste un familiare convivente con handicap grave certificato ha diritto a un congedo straordinario retribuito, della durata massima di 2 anni nell’arco della vita lavorativa: è possibile assentarsi anche in maniera frazionata, ma la frazionabilità è soltanto giornaliera e non oraria.
Il beneficio spetta, nell’ordine: al coniuge che convive col lavoratore, ai genitori, ai figli conviventi, ai fratelli ed alle sorelle conviventi e, in mancanza, ad altri parenti o affini fino al terzo grado; è indispensabile, al contrario di quanto avviene per i permessi retribuiti, la convivenza col soggetto disabile.
I due anni di congedo straordinario sono da intendersi come massimo utilizzabile, per ciascun dipendente, nell’intero arco della vita lavorativa. Pertanto, se vi sono più familiari per i quali si possa fruire del congedo, in ogni caso non è possibile superare i due anni totali, comprensivi di tutte le assenze inerenti ogni assistito.
Nel computo del limite dei 2 anni rientrano anche le giornate festive e non lavorative ricomprese tra le giornate di assenza.
La domanda per il congedo straordinario consiste in un’autocertificazione, accompagnata dal certificato di handicap grave; deve essere presentata al proprio dirigente o alla propria amministrazione, se si lavora per un ente pubblico. I dipendenti privati, invece, devono inoltrare la domanda direttamente all’Inps: dopo che l’Istituto verifica la correttezza formale e accoglie l’istanza, devono effettuare la richiesta al proprio datore di lavoro.
L’indennità per il congedo straordinario corrisponde alle voci fisse e continuative dell’ultima retribuzione, sino ad un massimo di circa 48mila euro annuali (cifra rivalutata periodicamente); si ha diritto, inoltre, alla contribuzione figurativa.
Indennità congedo straordinario legge 104
Gli importi massimi dell’indennità 2020- 2021 e della contribuzione per congedo straordinario (che per i dipendenti pubblici- o regime ex Inpdap- non è figurativa) sono:
- 36.645,11 mila euro, pari a 100,12 euro giornalieri, per l’indennità annua e per la retribuzione figurativa massima annua;
- 12.092,89 euro, quali contributi figurativi annui (questo valore- inteso come contribuzione figurativa- opera con riferimento ai dipendenti del settore privato, in quanto i lavoratori ex Inpdap hanno diritto all’accredito della contribuzione da parte dell’amministrazione/ datore di lavoro- salvo gli optanti);
- 48.737 euro, quale importo complessivo annuo (questo valore opera anche con riferimento ai dipendenti pubblici).
Prolungamento del congedo parentale per assistere figli disabili
Il lavoratore, secondo la Legge 104, può fruire di 2 ore di permesso giornaliero indennizzato per assistere il figlio disabile (portatore di handicap grave), oppure di 3 giorni mensili di permesso retribuito.
Se il figlio disabile è minore di 12 anni, però, può fruire del prolungamento del congedo parentale sino a un massimo di 3 anni, o di riposi alternativi al prolungamento.
Le ultime due agevolazioni non possono essere cumulate col congedo parentale orario.
Diritto alla scelta della sede per invalidi e portatori di handicap
Il dipendente portatore di handicap grave, beneficiario di Legge 104, o che assiste un parente in possesso del medesimo stato, ha il diritto di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio, a meno che non sussistano ragioni contrarie motivate dall’azienda. Più che di un diritto, in questi casi parliamo di interesse legittimo.
È differente la situazione dei dipendenti pubblici: in particolare, i lavoratori della P.A. che sono in possesso di un’invalidità superiore a 2/3 hanno il diritto di scelta prioritaria tra le sedi disponibili.
Rifiuto al trasferimento
Il portatore di handicap grave, o il lavoratore che assiste un familiare nella stessa condizione, non può essere trasferito in altra sede dall’azienda contro la sua volontà, a prescindere dall’esistenza di ragioni valide e motivate dall’azienda: in tale situazione, difatti, si configura un vero e proprio diritto soggettivo in capo al dipendente.
Rifiuto di prestare lavoro notturno
Il lavoratore che presta assistenza a un familiare beneficiario di Legge 104, cioè che assiste o ha a proprio carico un soggetto portatore di handicap grave, non può essere adibito dall’azienda al lavoro notturno contro la sua volontà.
Rifiuto di prestare lavoro domenicale o festivo
La legge non prevede espressamente, per i portatori di handicap grave o per i familiari che li assistono, la possibilità di rifiutarsi di prestare lavoro festivo o domenicale. Prevedono questa possibilità, tuttavia, alcuni contratti collettivi, come il CCNL Commercio e Terziario, nel quale è stabilito che i portatori di handicap grave beneficiari di Legge 104, nonché i familiari conviventi che li assistono, possono legittimamente rifiutarsi di lavorare la domenica e nei festivi.
Agevolazione Legge 104 per l’acquisto di veicoli
Per quanto riguarda l’acquisto dell’auto da parte di un soggetto disabile, la normativa prevede 4 tipologie di benefici, tra loro cumulabili:
- detrazione Irpef pari al 19% del costo del veicolo (in pratica, se il costo del veicolo è pari a 10mila euro, si possono togliere 1.900 euro dalle imposte); la detrazione, che va indicata nella dichiarazione dei redditi, può essere effettuata in un’unica soluzione o in 4 quote; la spesa massima consentita è di 18.075,99 euro;
- pagamento dell’Iva sull’acquisto del veicolo in misura ridotta, pari al 4%;
- esenzione dal bollo auto(si tratta di un’esenzione perpetua, non limitata alle prime annualità);
- esonero dal pagamento dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà.
Gli incentivi sono validi non solo per le autovetture, ma anche per alcuni autoveicoli specifici e per il trasporto promiscuo, autocaravan, motocarrozzette, motoveicoli per il trasporto promiscuo e specifici. Oltreché per l’acquisto, i benefici possono essere fruiti anche per la riparazione.
Non tutti i disabili possono usufruire, però, di queste agevolazioni, ma solo le seguenti categorie:
- sordi e non vedenti;
- portatori di handicap grave secondo la Legge 104, qualora si tratti di disabili psichici o mentali titolari d’indennità di accompagnamento, o di disabili affetti da pluriamputazioni, o con capacità di deambulazione notevolmente limitata;
- soggetti disabili con capacità motorie ridotte o assenti.
Le spese possono essere detratte anche dal familiare che ha fiscalmente a carico il disabile (il reddito annuo, perché il familiare sia considerato fiscalmente a carico, non deve superare 2.840,51 euro).
Agevolazioni fiscali Legge 104: spettano per l’auto cointestata?
I benefici fiscali legati all’acquisto di autoveicoli per disabili sono riconosciuti, alternativamente, o al disabile stesso, o al familiare che lo ha a carico.
Anche se, da un punto di vista logico, sarebbe più che corretto concedere l’agevolazione in presenza di cointestazione del veicolo, tanto più se uno dei cointestatari è il soggetto che ha a carico il disabile, una nota risoluzione dell’Agenzia delle Entrate è stato negato questo beneficio: secondo l’Agenzia, difatti, le norme che accordano agevolazioni devono essere interpretate in maniera letterale. Impossibile, dunque, riconoscere il beneficio in presenza di cointestazione del veicolo, poiché si violerebbe la legge, che prevede l’alternativa fruizione delle agevolazioni fiscali da parte o del soggetto disabile, o del familiare che lo ha in carico, senza ulteriori possibilità.
Detrazione Irpef per figlio disabile a carico
Se si ha un figlio a carico portatore di handicap grave secondo la Legge 104, l’ordinaria detrazione Irpef per figli a carico spettante è aumentata di 400 euro. Ciò vuol dire che la detrazione base, per il figlio minore di 3 anni, sarà pari a 1.620 euro annui anziché 1.220, e , se di età pari o superiore a 3 anni, sarà di 1.350 euro anziché 950.
Resta fermo l’aumento di 200 euro della detrazione per ciascun figlio a carico, nel caso in cui siano superiori a tre.
Per approfondire: bonus figli a carico.
Contributo Inps da mille euro al mese
Una tra le agevolazioni più significative per i disabili ed i familiari che li assistono, in termini economici, è senza dubbio il programma Inps Home Care Premium, al quale si può aderire sino al 31 gennaio 2022: questo progetto si rivolge però ai soli dipendenti e ai pensionati pubblici, ai i loro coniugi, parenti o affini di primo grado non autosufficienti. Pertanto, potrebbe essere utile nel caso in cui chi presta assistenza sia o sia stato dipendente pubblico, o in cui l’assistito sia dipendente o pensionato pubblico.
Il progetto Home Care Premium, nel dettaglio, prevede due tipologie di prestazioni da parte dell’Inps, con il coinvolgimento di enti pubblici e ambiti territoriali sociali:
• un contributo economico mensile, sino a un massimo di 1.050 euro (1.250 euro per le disabilità gravissime), denominato prestazione prevalente, da utilizzare per rimborsare le spese sostenute per l’assunzione di un assistente familiare;
• un servizio di assistenza alla persona, la cosiddetta prestazione integrativa (servizi personali domiciliari, prestazioni di sollievo, protesi, ausili, apparecchi…), erogata attraverso la collaborazione degli ambiti territoriali sociali (Ats), oppure da enti pubblici convenzionati che abbiano competenza a rendere i servizi di assistenza alla persona.
È possibile, se si possiedono i requisiti, inviare la domanda tramite il sito dell’Inps o tramite patronato; se si vuole presentare domanda dal portale Inps, bisogna accedere alla sezione Servizi, e successivamente alla prestazione Gestione dipendenti pubblici: domanda Assistenza Domiciliare (Progetto Home Care Premium).
Assegno di cura
L’assegno di cura per anziani disabili è un sussidio, riconosciuto a carattere regionale/locale, finalizzato all’assistenza dei familiari ultrasessantacinquenni bisognosi di un aiuto per lo svolgimento delle funzioni e dei compiti propri dell’età.
Quest’agevolazione può essere riconosciuta sia all’anziano interessato, ad esempio per la remunerazione della badante con la quale abbia stipulato regolare contratto, che a favore dei familiari che eventualmente lo assistono.
Il sussidio è riconosciuto dalla normativa locale. Per approfondire: Assegno di cura.
Deduzione dal reddito delle spese mediche generiche e di assistenza specifica
Un altro beneficio, valido sia per i disabili che per i familiari che li abbiano a carico, è l’integrale deduzione dal reddito dei seguenti costi:
- spese mediche generiche (come, ad esempio, l’acquisto di medicinali);
- spese di assistenza specifica. Rientrano nella categoria l’assistenza infermieristica e riabilitativa, le prestazioni fornite dal personale in possesso della qualifica di OSS, addetti all’assistenza di base, coordinatori delle attività assistenziali di nucleo, educatori professionali, addetti all’attività di animazione e di terapia occupazionale.
Detrazione dall’Irpef delle spese sanitarie per i disabili
Beneficiano di una detrazione del 19% dall’Irpef:
- le spese mediche specialistiche sostenute per il disabile;
- l’acquisto di mezzi d’ausilio alla deambulazione;
- l’acquisto di poltrone per inabili e minorati, di apparecchi correttivi e di ulteriori ausili specifici.
Anche in questo caso, tali spese possono essere detratte sia dal soggetto portatore di handicap, che dai familiari che lo hanno a carico.
Detrazione dall’Irpef dei costi per l’abbattimento delle barriere architettoniche
L’eventuale adattamento di un ascensore, la costruzione di rampe e l’abbattimento di barriere architettoniche in genere, se a favore di un disabile beneficiano della detrazione dall’Irpef pari al 36% dei costi. Dato che, però, l’attuale bonus per gli interventi di ristrutturazione è più alto (attualmente si ha diritto a una detrazione Irpef pari al 50% dei costi di ristrutturazione, sino a un tetto massimo di 96mila euro) la detrazione al 36% può essere richiesta soltanto sull’eventuale eccedenza della quota di spesa per la quale è stata già domandata l’agevolazione per ristrutturazione edilizia.
Anche in questo caso, la detraibilità è valida per il parente che ha in carico il disabile, o, in alternativa, per il soggetto stesso.
Detrazione Irpef dei costi di assistenza per i non autosufficienti
I soggetti non autosufficienti, se la condizione risulta da un’apposita certificazione medica ed a prescindere dal possesso di handicap, possono detrarre dall’Irpef il 19% delle spese per l’assistenza, sino ad un massimo di 2.100 euro l’anno, se il reddito annuo non supera 40mila euro. L’agevolazione, fruibile anche dai familiari che hanno a carico queste persone, può essere cumulata con la deduzione dei contributi versati ai lavoratori domestici (nella misura massima, ricordiamo, di 1.549,37 euro).
Agevolazione Legge 104 per l’acquisto di pc e sussidi informatici
Sono previsti degli incentivi per l’acquisto di mezzi tecnici ed informatici a beneficio dei portatori di handicap grave secondo la Legge 104.
Le apparecchiature devono essere atte a facilitare la comunicazione, l’elaborazione scritta o grafica, il controllo dell’ambiente, l’accesso all’informazione ed alla cultura.
Sono agevolabili, ad esempio, computer, modem, fax, telefoni con vivavoce, tablet, etc.
I benefici consistono, nel dettaglio:
- in una detrazione dei costi dall’Irpef pari al 19%;
- nell’applicazione dell’Iva agevolata al 4%.
Detrazione fiscale disabili polizze assicurative
Nella generalità dei casi, sono detraibili dall’Irpef nella misura del 19% le spese sostenute per le polizze assicurative che coprono il rischio di:
- morte;
- invalidità permanente non inferiore al 5%, derivante da qualsiasi causa;
- non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana.
L’importo massimo detraibile è pari a:
- 530 euro per le assicurazioni che prevedono il rischio di morte o di invalidità permanente;
- 1291,14 euro per quelle che coprono il rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana.
Dal 2016 è stato elevato da 530 a 750 euro l’importo detraibile per i premi versati per le polizze assicurative che coprono il rischio di morte, a tutela delle persone portatrici di handicap grave.
Altre agevolazioni fiscali per disabili
Ricordiamo, tra i residui benefici fiscali per i disabili, l’agevolazione forfettaria per l’acquisto ed il mantenimento di un cane guida, l’esenzione dalla tassa sulle imbarcazioni, il trattamento di vantaggio sull’imposta sulle successioni e le donazioni (ossia l’applicazione di una franchigia pari a un milione e mezzo di euro), l’aliquota Iva al 4% per l’acquisto di prodotti editoriali specifici (con supporti audio o scrittura braille).
Per approfondire: Guida alle agevolazioni fiscali per disabili.
Contrassegno disabili per il parcheggio
Il contrassegno per disabili è un tagliando concesso dal Comune alle persone invalide finalizzato a facilitare la circolazione e la sosta dei veicoli a loro servizio. Si tratta di una speciale autorizzazione che, previo accertamento medico, viene rilasciata dal sindaco del Comune di residenza dell’invalido.
Il Comune può rilasciare il contrassegno per il parcheggio disabili a persone:
- con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta;
- non vedenti.
- Il contrassegno può essere rilasciato anche a tempo determinato (inferiore a cinque anni) a persone:
- con temporanea riduzione della capacità di deambulazione a causa di infortunio o per altre cause patologiche;
- persone con totale assenza di ogni autonomia funzionale e con necessità di assistenza continua, per recarsi in luoghi di cura.
Per richiedere o rinnovare il contrassegno disabili è necessario rivolgersi al Comune di residenza del beneficiario. Sarà necessario presentare un’apposita domanda alla quale dovrà essere allegata la certificazione medica dell’ASL locale di appartenenza attestante la capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta o la cecità totale.
Ape sociale per chi assiste disabili
Possono fruire dell’Ape sociale, cioè di un assegno a carico dello Stato che consente di pensionarsi a partire dai 63 anni, anche coloro che assistono un familiare portatore di handicap grave.
Nello specifico, beneficiano dell’Ape sociale caregiver con 30 anni di contributi:
- coloro che assistono continuativamente, da almeno 6 mesi, un familiare convivente di 1° grado, oppure il coniuge o il partner dell’unione civile, portatore di handicap grave;
- possono accedere alla misura anche coloro che assistono continuativamente, da almeno 6 mesi, un disabile convivente portatore di handicap grave, se familiare entro il 2° grado, qualora i suoi genitori o il coniuge abbiano compiuto 70 anni, oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
Le donne con figli hanno diritto a una riduzione del requisito contributivo di un anno per ogni figlio, sino a un massimo di due anni: possono quindi accedere con un minimo di 28 anni di contribuzione.
Pensione anticipata per chi assiste disabili
Le stesse categorie beneficiarie dell’Ape sociale per i caregiver possono anche ottenere la pensione anticipata precoci, con 41 anni di contributi. Per approfondire: Ape sociale e pensione anticipata caregiver.
Contributi figurativi per lavoratrici con figli disabili
La madre lavoratrice priva di contributi al 31 dicembre 1995 ha diritto all’accredito della contribuzione figurativa nella misura di
25 giorni all’anno, sino a un massimo di 24 mesi nell’arco della vita lavorativa, per l’assistenza ai minori di sei anni, se portatori di handicap grave ai sensi della Legge 104.
Reddito di cittadinanza per beneficiari della legge 104
Il decreto sul reddito di cittadinanza definisce le persone con disabilità come coloro che sono considerati disabili ai fini Isee.
I disabili, nell’accesso al reddito di cittadinanza o alla pensione di cittadinanza, ricevono benefici aggiuntivi:
- la scala di equivalenza è aumentata a 2,2 per le famiglie con disabili gravi o non autosufficienti;
- la pensione di cittadinanza spetta non solo ai nuclei con componenti over 67, ma anche con disabili;
- i massimali relativi al patrimonio mobiliare familiare sono incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo, e di 7500 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza;
- i disabili, come definiti ai fini del collocamento mirato (cioè appartenenti alle categorie protette), non sono obbligati ad attenersi alle misure di politica attiva del lavoro, obbligatorie per ottenere il sussidio nella generalità dei casi (fruiscono, comunque, delle misure di collocamento mirato e di tutele particolari).
Per approfondire: Reddito di cittadinanza per beneficiari della Legge 104.
Agevolazioni per invalidi
Se il portatore di handicap, beneficiario della Legge 104, possiede anche una determinata percentuale d’invalidità, ha diritto a ulteriori agevolazioni. Vediamo quali sono.
Contributi figurativi aggiuntivi per invalidi
Il possesso di handicap, a prescindere dalla gravità, non dà diritto a particolari agevolazioni previdenziali. Queste, infatti, sono dovute in base all’invalidità, cioè alla riduzione della capacità lavorativa. In particolare, il lavoratore con invalidità sopra il 74% (quindi dal 75% in su) ha diritto, a partire dalla data di riconoscimento di tale percentuale di riduzione della capacità lavorativa, a 2 mesi l’anno di contributi figurativi, che si aggiungono alla contribuzione versata per raggiungere prima la pensione. In questo modo, è possibile anticipare la pensione sino a 5 anni.
Pensione di vecchiaia anticipata per invalidità
I lavoratori invalidi dall’80% in su hanno anche diritto di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata, ossia con 61 anni di età per gli uomini e 56 anni per le donne (e 20 anni di contributi). Si applica, a questi requisiti, l’attesa di un periodo di finestra pari a 12 mesi dalla maturazione dei requisiti alla liquidazione della pensione.
Il beneficio è riconosciuto ai soli lavoratori dipendenti del settore privato.
Per approfondire: Pensione di vecchiaia anticipata
Assegno ordinario d’invalidità
L’assegno ordinario d’invalidità è riconosciuto a prescindere dal possesso di handicap, per i soggetti con riduzione della capacità lavorativa superiore a 2/3. Sono necessari 5 anni di contributi versati, di cui 3 nell’ultimo quinquennio e sono previsti di limiti di cumulo tra assegno e altri redditi.
In particolare, la normativa prevede una riduzione:
- del 25% se il reddito totale supera quattro volte il trattamento minimo;
- del 50% se il reddito totale supera cinque volte il trattamento minimo;
Il beneficiario della prestazione può subire una seconda riduzione, o meglio una trattenuta, se l’assegno, nonostante il primo taglio, è superiore al trattamento minimo.
Quando l’assegno d’invalidità è trasformato in pensione di vecchiaia, al compimento dell’età pensionabile, diviene pienamente cumulabile con tali redditi; inoltre, cadono tutti i limiti al cumulo dei redditi in presenza di almeno 40 anni di contributi.
L’assegno ordinario d’invalidità è compatibile con l’attività lavorativa (subisce però delle riduzioni), ma non è compatibile col trattamento di disoccupazione: in questo caso, è possibile optare per l’indennità più favorevole.
Pensione d’invalidità civile
La pensione d’invalidità civile, o assegno di assistenza, è una prestazione assistenziale, dunque spetta a prescindere dal versamento di contributi; la prestazione non è collegata al possesso di handicap, ma è necessaria un’invalidità riconosciuta almeno pari al 74%. Per ottenere l’assegno, il reddito posseduto non deve essere superiore a 4.931,29 euro, per l’anno 2021.
Il sussidio, pari a 287,09 euro mensili (per il 2021) è compatibile sia con l’attività lavorativa (entro i limiti di reddito), ma richiede lo stato di disoccupazione (anche parziale), ed è incompatibile con qualsiasi pensione diretta d’invalidità e con tutte le prestazioni pensionistiche d’invalidità per causa di guerra, di lavoro o di servizio, comprese le rendite Inail. L’interessato può comunque optare per il trattamento più favorevole.
Per gli invalidi civili totali non è richiesto lo stato di disoccupazione, ed i limiti di reddito sono più elevati, pari a 16.982,49 euro annui (per il 2021).
Per gli invalidi civili totali, dai 18 anni in su, è previsto l’incremento al milione della pensione.
Nel dettaglio, è garantito, a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano di redditi su base annua pari o superiori a 8.469,63 euro annui, un assegno pari a 651,51 euro mensili (i valori esposti si riferiscono agli adeguamenti 2020-21). A coloro il cui reddito annuo risulta nella fascia tra 8.469,63 e 16.982,49 euro è garantita comunque la pensione d’inabilità civile da 287,09 euro.
Per approfondire: Pensione d’invalidità civile.
Pensione d’inabilità
La pensione d’inabilità ordinaria è anch’essa indipendente dal possesso di handicap, in quanto spetta in presenza di un’assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi lavoro; tuttavia, trattandosi di una prestazione di assistenza, richiede il possesso di specifici requisiti contributivi: 5 anni di contributi di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio. La pensione è incompatibile con qualsiasi attività lavorativa, dipendente, parasubordinata o autonoma.
L’ammontare della pensione di inabilità risulta dalla somma:
- dell’importo dell’assegno di invalidità (che si calcola in proporzione ai contributi versati, col metodo retributivo sino al 2011, misto o contributivo, a seconda dell’anzianità assicurativa), non integrato al trattamento minimo;
- della maggiorazione, pari agli anni di contribuzione compresi tra la decorrenza della pensione di inabilità ed il compimento dei 60 anni di età (in pratica, la pensione è pari a quella che il lavoratore avrebbe avuto una volta raggiunti 60 anni di età), sino a un massimo di 40 anni di contributi.
Per approfondire: pensione d’inabilità al lavoro.
Se, in sede di accertamenti sanitari, viene invece riscontrato il possesso d’inabilità per assoluta e permanente impossibilità a svolgere le proprie mansioni lavorative o a proficuo lavoro, hanno diritto alla pensione d’inabilità soltanto i dipendenti pubblici, in casi particolari.
Indennità di accompagnamento
L’indennità di accompagnamento è un trattamento che spetta agli invalidi civili totali non in grado di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore o non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.
Tale indennità non è incompatibile con l’attività lavorativa (poiché l’impossibilità di lavorare si determina soltanto in presenza dello status di inabilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa), né con la percezione di altri redditi. Per il 2020 l’importo mensile spettante è pari a 520,29 euro.
Congedo per invalidità
Il lavoratore con invalidità riconosciuta in misura superiore al 50% può fruire di un congedo per cure relative all’infermità riconosciuta, per un periodo non superiore a 30 giorni l’anno. Durante il periodo di congedo (non rientrante nel periodo di comporto) il lavoratore ha diritto a percepire un trattamento, a carico del datore di lavoro, calcolato secondo il regime economico delle assenze per malattia.
Diritto a protesi ed ausili
Chi possiede un’invalidità superiore al 33,33% ha diritto a protesi ed ausili eventualmente necessari per la patologia riconosciuta nel verbale di accertamento della commissione medica.
Esenzione ticket
Chi possiede un’invalidità superiore ai due terzi ha diritto all’esenzione totale dal ticket sulle prestazioni specialistiche e di diagnosi strumentale; è possibile inoltre fruire di un’agevolazione per il pagamento dei medicinali prescritti con ricetta medica (a tal proposito è consigliabile rivolgersi direttamente alla propria Asl o alla Regione di residenza).
Collocamento mirato
I lavoratori con invalidità civile superiore al 45%, a prescindere dal possesso di handicap, hanno diritto al collocamento mirato, cioè ad accedere ai servizi di sostegno dedicati, e ad iscriversi alle liste speciali, secondo quanto previsto dalla Legge 68 [3].
Inoltre, possono essere computati nelle quote di riserva dell’azienda.
Hanno gli stessi diritti anche gli invalidi di guerra, del lavoro e per cause di servizio con percentuale sopra il 33%, con minorazioni ascritte dalla prima all’ottava categoria.
Abbiamo già osservato, all’inizio del testo, quali sono i disabili che appartengono alle categorie protette.
Quali lavoratori appartenenti alle categorie protette possono iscriversi alle liste di collocamento mirato?
Per poter risultare iscritto nell’elenco della Legge 68, il lavoratore appartenente alle categorie protette deve risultare in stato di disoccupazione o in situazioni lavorative compatibili con il mantenimento dello stato di disoccupazione. Nel dettaglio, si mantiene lo stato di disoccupazione necessario all’iscrizione nella graduatoria se:
- si è occupati con rapporto di lavoro subordinato di durata fino a 6 mesi (in questo caso lo stato di disoccupazione è sospeso);
- il lavoro svolto, subordinato o parasubordinato, produce un reddito inferiore ad 8.000 euro lordi all’anno;
- il lavoro svolto produce un reddito inferiore a 4.800 euro lordi all’anno, se autonomo;
- il lavoro è svolto, a prescindere dai limiti di reddito, per attività lavorative nell’ambito di particolari progetti.
Se non viene svolto alcun lavoro dipendente la persona disabile iscritta nell’elenco della Legge 68 deve presentarsi spontaneamente al centro per l’impiego, almeno una volta all’anno, per riconfermare (mediante la sottoscrizione di un apposito modulo) la propria immediata disponibilità al lavoro (conferma Did).
In caso di mancata conferma, la persona perde lo stato di disoccupazione con conseguente cancellazione dall’elenco della Legge 68.
Assunzione obbligatoria di disabili
Per tutti i datori di lavoro, enti pubblici compresi, scatta l’obbligo di assumere disabili, appartenenti alle categorie protette, quando si superano i 14 dipendenti.
In particolare, aziende e amministrazioni sono tenute ad avere alle loro dipendenze i lavoratori disabili nella seguente misura:
- se occupano oltre 50 dipendenti, la quota di riserva deve essere pari al 7% dei lavoratori occupati;
- se occupano da 36 a 50 dipendenti, la quota è pari a 2 lavoratori;
- da 15 a 35 dipendenti, è sufficiente un lavoratore.
Per i lavoratori tutelati non appartenenti alla categoria dei disabili, invece, è riservata una quota pari all’1%, nelle aziende o amministrazioni che occupano oltre 50 dipendenti.
Appartenenti alle categorie protette computabili nella quota di riserva
Le aziende, in ogni caso, possono computare nella quota di riserva i lavoratori che diventano disabili successivamente all’assunzione, oppure quelli che, sebbene già disabili al momento dell’assunzione, non siano stati avviati per il tramite del collocamento obbligatorio, purché abbiano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 60%, o al 45% se disabili psichici, o al 33% se invalidi del lavoro.
Per poter computare il disabile all’interno della quota di riserva, è sufficiente che l’azienda presenti un’apposita richiesta d’inserimento di persona con disabilità nella quota d’obbligo.
Iscrizione alle liste di collocamento per gli appartenenti alle categorie protette
Per quanto riguarda le modalità d’iscrizione alle liste di collocamento mirato e il rilascio della relativa documentazione, l’ente attualmente competente è il centro per l’impiego della provincia (o del diverso ambito territoriale) in cui l’interessato risiede; in particolare, è competente il servizio per l’inserimento mirato dei disabili.
Le liste speciali, o liste di collocamento mirato, sono elenchi pubblici formati secondo una graduatoria unica che raggruppa tutte le disabilità; l’iscrizione presso le liste speciali è uno dei presupposti per l’inserimento lavorativo dei disabili, indispensabile per tutte le assunzioni dei lavoratori svantaggiati che fruiscano dei benefici della Legge 68 [1], comprese le assunzioni con chiamata nominativa.
I criteri che concorrono alla formazione della graduatoria unica sono:
- l’anzianità di iscrizione negli elenchi del collocamento obbligatorio;
- la condizione economica;
- il carico familiare;
- la difficoltà di locomozione nel territorio.
- ulteriori elementi individuai dalle regioni in base alle esigenze territoriali;
- non esiste più il limite massimo di età pari a 55 anni, compiuti i quali si veniva cancellati dalle liste.
Come iscriversi alle liste di collocamento mirato
Il disabile che desidera iscriversi alle liste di collocamento mirato, già in possesso del verbale della commissione medica che attesti la sua invalidità o la sua condizione di svantaggio, deve:
- innanzitutto, rivolgersi al centro per l’impiego territoriale, in particolare ai servizi per l’inserimento mirato dei disabili;
- deve poi effettuare un colloquio, con l’operatore di riferimento assegnato, finalizzato alla raccolta delle informazioni utili a comprendere le potenzialità lavorative;
- sarà poi redatta, a seguito del colloquio, la relazione conclusiva da parte della commissione sanitaria integrata (da non confondersi col verbale sanitario della commissione medica che riconosce l’invalidità civile: quest’ultimo, difatti, è solo il presupposto per avviare la procedura), che convocherà il lavoratore e indicherà il tipo di percorso lavorativo da intraprendere:
- collocamento mirato senza interventi di supporto,
- collocamento mirato con il supporto di un servizio di mediazione,
- collocamento mirato con il supporto di un servizio di mediazione e con l’utilizzo di strumenti tecnici,
- percorso formativo propedeutico al collocamento mirato (valevole anche per i disabili psichici),
- collocamento mirato per disabili psichici,
- non collocabile al lavoro,
- percorso per situazioni socio-sanitarie complesse.
Gli operatori di riferimento del centro per l’impiego, sulla base delle indicazioni fornite dalla commissione sanitaria integrata provvederanno poi, insieme al lavoratore e compatibilmente alle opportunità lavorative, a predisporre il progetto di inserimento lavorativo e a erogare i servizi riservati per ogni tipologia di profilo. Terminata la procedura, il lavoratore sarà inserito nella graduatoria unica.
Come possono essere assunti i disabili?
L’assunzione dei disabili può avvenire:
- tramite richiesta nominativa: in questo caso il datore di lavoro può assumere la persona disabile che ritiene più adatta al posto, indipendentemente dalla posizione in graduatoria;
- tramite richiesta numerica: si tratta di una modalità di assunzione residuale, applicata quando l’azienda, entro 60 giorni dal sorgere dell’obbligo di assunzione, non abbia inserito nessun soggetto disabile; l’avvio al lavoro, in questo caso, avviene d’ufficio, secondo la graduatoria;
- tramite convenzione: si tratta di un accordo tra l’azienda e gli uffici competenti, avente ad oggetto uno specifico programma; attraverso questo accordo, grazie alla collaborazione degli uffici, gli obblighi di assunzione possono essere temporalmente diluiti, eventualmente preceduti da tirocini o assolti con contratti a termine o part time.
Per i lavoratori tutelati non appartenenti alla categoria dei disabili, invece, le aziende non possono ricorrere né a convenzioni né a richieste di esonero, ma possono solo domandare agli uffici competenti un’apposita ricerca di preselezione.
Come possono essere assunti i disabili nella Pa?
L’assunzione dei disabili negli enti pubblici può avvenire:
- tramite richiesta di avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento al centro per l’impiego;
- tramite bando di concorso;
- tramite convenzione.
Assunzione disabili senza concorso
Se l’amministrazione, nonostante l’obbligo, continua a non assumere, i centri per l’impiego possono avviare d’ufficio il collocamento obbligatorio dei disabili al suo interno. Prima di procedere all’assunzione automatica, il centro per l’impiego deve invitare la Pa ad adempiere, dando tempo 30 giorni. Trascorso il termine senza assunzioni da parte dell’amministrazione, i servizi per il collocamento mirato provvedono ad avviare numericamente i lavoratori disabili, attingendo alle graduatorie con profili professionali generici, dando comunicazione delle inadempienze al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Per approfondire: assunzione disabili senza concorso, quando?
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