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Lavoro a turni: riposo

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A quali interruzioni dell’attività hanno diritto i dipendenti che lavorano con turnazioni: riposo notturno, settimanale, pause.

Il datore di lavoro, per esigenze di continuità nella produzione o nello svolgimento di determinati servizi, può richiedere ai propri dipendenti di lavorare su turni. Che cosa vuol dire? In parole molto semplici, si ha il lavoro a turni quando alla stessa postazione ed alle stesse mansioni lavorative si succedono lavoratori diversi nell’arco della stessa giornata.

Il lavoro può protrarsi anche di notte, quando sono previsti i turni nell’arco delle 24 ore. Questa tipologia di svolgimento dell’attività lavorativa, però, può risultare piuttosto stressante e causare al dipendente problemi nel conciliare l’impiego con la vita familiare e personale. Inoltre, può risultare problematico fissare i turni di riposo, sia per quanto riguarda il riposo notturno che quello settimanale, nonché organizzare le pause giornaliere.

Facciamo allora il punto completo sul lavoro a turni: riposo giornaliero o notturno, riposo settimanale, organizzazione degli orari dell’attività.

La legge sull’orario di lavoro [1] contiene la disciplina generale sull’argomento; ulteriori disposizioni di dettaglio sono previste dai contratti collettivi.

È bene sapere che ad alcuni settori di attività particolari, come alcuni servizi di pubblica utilità, le disposizioni della legge sull’orario di lavoro non si applicano, quindi nemmeno le disposizioni generali che disciplinano il lavoro a turni. Ma procediamo con ordine.

Come funziona il lavoro a turni?

Secondo quanto previsto dal decreto sull’orario di lavoro [1], il lavoro a turni può essere organizzato in modi diversi:

  • lavoro a turni non a rotazione: si tratta di un metodo di organizzazione dell’attività in base a cui dei lavoratori sono occupati in successione negli stessi posti di lavoro, secondo un ritmo determinato;
  • lavoro a turni a squadre: si tratta di un metodo di organizzazione a turni in cui diversi lavoratori si avvicendano sulla stessa postazione di lavoro nel corso della stessa giornata;
  • lavoro a turni a rotazione: si tratta di un metodo di organizzazione del lavoro, anche a squadre, in base a cui dei lavoratori sono occupati negli stessi posti di lavoro in successione, secondo un ritmo a rotazione, che può essere continua (gli impianti sono operativi per tutta la giornata, sette giorni su sette), oppure discontinua (gli impianti non sono operativi per tutta la giornata ma la loro funzionalità viene interrotta).

Perché il lavoro a turni è difficile da organizzare?

Il ciclo lavorativo a turni comporta la necessità per i dipendenti di svolgere un lavoro in orari diversi, su un periodo determinato di giorni o settimane. Il lavoro può essere organizzato con un unico turno giornaliero, oppure più turni nell’arco delle 24 ore, ad esempio: primo turno dalle 6 alle 14, secondo turno dalle 14 alle 22, terzo turno dalle 22 alle sei. Inoltre, il sistema di turnazione può essere distribuito su 5,6 o 7 giorni nell’arco della settimana.

Come funziona il turno unico?

Con il turno unico è possibile svolgere l’attività per sei giorni lavorativi, mantenendo gli orari di lavoro entro il limite massimo previsto dal contratto: questo, perché quattro lavoratori si avvicendano su tre posti di lavoro, con un riposo ogni tre giorni.

Come funzionano i turni avvicendati?

Con i turni avvicendati, i lavoratori hanno un giorno di riposo settimanale che normalmente coincide con la domenica ed una giornata di riposo a scorrimento, secondo il ciclo dei turni; utilizzando questa modalità, il dipendente svolge anche lavoro notturno nel ciclo di turnazione.

La rotazione dei turni può variare in senso orario (mattina, pomeriggio, notte) ma anche antiorario (pomeriggio, mattina, notte).

Come funziona il ciclo continuo?

Con il ciclo continuo, l’attività viene svolta 24 ore su 24 sette giorni su sette, quindi 168 ore a settimana. Per le esigenze di svolgimento dell’attività produttiva o di erogazione dei servizi, i posti di lavoro devono essere costantemente coperti.

Conseguentemente, per ogni posto di lavoro il numero di lavoratori assegnati deve corrisponde al rapporto tra il numero di ore della settimana e l’orario massimo settimanale contrattuale. Ciò comporta che, per coprire 168 ore, ipotizzando che l’orario settimanale da contratto sia pari a 40 ore, siano necessari 4,2 lavoratori turnisti, quindi almeno quattro dipendenti.

Il lavoratore turnista può lavorare di notte?

Il dipendente che lavora a turni può ritrovarsi a svolgere anche lavoro notturno: in questi casi, è previsto l’obbligo di sorveglianza sanitaria. In pratica, il turno di notte comporta che lavoratore debba sottoporsi a una visita medica preventiva di idoneità al lavoro notturno ed alle visite periodiche stabilite dal medico competente, in base alle previsioni della normativa in materia di salute e di sicurezza sul lavoro.

Come è pagato il lavoratore a turni?

Il turnista, normalmente, è retribuito con delle maggiorazioni, secondo quanto previsto dal contratto collettivo applicato. Se svolge ciclicamente l’attività di notte o durante le giornate festive, il contratto collettivo può prevedere che la maggiorazione per lavoro a turni assorba le maggiorazioni per lavoro notturno e per lavoro festivo non straordinario.

Inoltre, possono essere riconosciuti benefici di natura differente, come i riposi in compensazione. Ad ogni modo, per conoscere la specifica disciplina da applicare è necessario aver riguardo alle previsioni del contratto collettivo nazionale applicato.

Come funziona il riposo giornaliero per il lavoro a turni?

Il lavoratore turnista ha diritto a un riposo giornaliero pari a 11 ore ogni 24. Le 11 ore di riposo vanno fruite normalmente di seguito, a meno che l’attività non preveda periodi di lavoro frazionati durante il giorno oppure la reperibilità.

Non è possibile applicare un doppio turno nella stessa giornata, se non è rispettato il limite di 11 ore di riposo consecutive, come chiarito dal ministero del Lavoro [2].

Che cosa succede se manca il lavoratore del turno successivo? Può accadere che il turnista che deve subentrare al lavoratore sia assente. In questi casi, bisogna osservare che cosa prevede il contratto collettivo applicato: se la sostituzione tempestiva non è possibile e l’assenza può causare un danno alla produzione, il dipendente del turno cessante deve coprire anche il successivo.

Come funziona il riposo settimanale per il lavoro a turni?

Il lavoratore turnista ha diritto, come la generalità dei lavoratori subordinati, a un periodo di riposo di 24 ore ogni sette giorni, di regola coincidente con la domenica, che deve essere cumulato con le 11 ore di riposo giornaliero. Il periodo di riposo consecutivo, come avviene con riguardo alla generalità dei dipendenti, va calcolato come media in un periodo non superiore a 14 giorni.

Sono previste però delle eccezioni:

  • tutte le volte in cui lavoratore cambia squadra e non può fruire di periodi di riposo giornaliero tra la fine del servizio di una squadra e l’inizio di quello della squadra successiva;
  • se l’attività è frazionata durante la giornata;
  • relativamente ad attività specifiche svolte dai lavoratori del settore dei trasporti ferroviari;
  • ulteriori deroghe sono poi previste dai contratti collettivi, a condizione che siano istituiti dei riposi compensativi o una protezione adeguata al lavoratore.

È lecito il riposo settimanale a turni?

Il riposo settimanale, per i dipendenti che hanno dei modelli di turnazione particolare, può essere attuato mediante turni, come previsto dal decreto sull’orario di lavoro.

Rientrano tra coloro che possono attuare il riposo settimanale a turni, ad esempio, gli addetti ad attività industriali il cui svolgimento deve essere continuativo per ragioni tecniche, anche in parte. Vi rientrano anche gli addetti alle attività il cui funzionamento di domenica corrisponda ad esigenze tecniche, oppure sia di pubblica utilità o soddisfi interessi rilevanti della collettività.

Il lavoratore a turni ha diritto al riposo domenicale?

Per la generalità dei lavoratori subordinati, il riposo settimanale deve coincidere di regola con la domenica. A questa regola possono essere, però, previste delle deroghe se l’azienda svolge l’attività su turni, relativamente ai lavoratori turnisti e agli addetti allo svolgimento di lavoratori preparatori e complementari.

Inoltre, per gli addetti a particolari modelli tecnico organizzativi, il riposo settimanale può essere sempre fruito in una giornata diversa dalla domenica.


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