
Possibile pensionarsi con quota 94: 59 anni di età e 35 anni di contributi per i lavoratori delle aziende che aderiscono ai fondi bilaterali.
Pensionarsi a partire dalla quota 94, ossia con soli 59 anni di età e 35 anni di contributi: si tratta di una nuova possibilità prevista nel cosiddetto pacchetto previdenza, cioè nel decreto in materia di pensioni che è recentemente stato convertito in legge [1].
Con la quota 94 si ottiene non una vera e propria pensione, ma un assegno di prepensionamento, molto simile agli attuali isopensione e assegno straordinario: in pratica, si tratta di una prestazione di accompagnamento alla pensione, d’importo pari, o molto vicino, alla futura prestazione spettante.
Il nuovo assegno di prepensionamento, nello specifico, può essere richiesto dai lavoratori che raggiungono i requisiti per la pensione quota 100 entro il 31 dicembre 2021, se appartenenti a un’azienda che aderisce ad un ente bilaterale e che ha sottoscritto appositi accordi sindacali.
Il pensionamento anticipato viene essere finanziato sia dall’azienda che dal fondo bilaterale a cui aderisce, con la collaborazione dei fondi interprofessionali: questi fondi, attualmente destinati alla formazione continua dei dipendenti, dovranno essere, in tutto o in parte, destinati agli anticipi pensionistici finalizzati al ricambio generazionale. Ad ogni prepensionamento, difatti, seguirà un’assunzione incentivata: il provvedimento della pensione quota 100 3 anni prima, per questo motivo, è stato ribattezzato “staffetta generazionale”.
Sarà possibile prepensionare i lavoratori senza assumerne di nuovi, comunque, per le aziende in crisi.
In definitiva, la staffetta generazionale, anche se consentirà un ulteriore anticipo rispetto alla quota 100, non impatterebbe sui conti pubblici, in quanto interamente finanziata dalle aziende e dai fondi interprofessionali.
Quali sono i requisiti richiesti per la quota 100?
Ricordiamo quali sono, in base a quanto previsto nel pacchetto previdenza, i requisiti per la pensione quota 100:
- quota, cioè somma degli anni di età e degli anni di contributi, almeno pari a 100;
- almeno 62 anni d’età;
- almeno 38 anni di contributi.
I requisiti contributivi possono essere raggiunti anche attraverso il cumulo, cioè sommando versamenti effettuati in gestioni previdenziali diverse.
Quando si va in pensione con quota 100?
Con la quota 100 non è possibile pensionarsi subito, ma si deve attendere un periodo, dalla maturazione dei requisiti alla liquidazione del trattamento, detto finestra. Le finestre cadono:
- ogni 3 mesi per i lavoratori del settore privato;
- ogni 6 mesi per i dipendenti pubblici, con un preavviso di almeno 6 mesi da fornire all’amministrazione di appartenenza;
- ogni anno per la scuola.
Per i dipendenti pubblici, la prima finestra, nella quale rientrano coloro che hanno maturato i requisti quota 100 entro la data di entrata in vigore del decreto (il 29 gennaio 2019), cade il 1° agosto 2019. Per gli altri lavoratori, la prima finestra cade il 1° aprile 2019, purché siano stati maturati i requisiti entro il 31 dicembre 2018.
Come si calcola la pensione con quota 100?
La pensione con quota 100 si calcola come la generalità dei trattamenti Inps, senza penalizzazioni e senza applicare il ricalcolo misto o il ricalcolo integralmente contributivo.
Il calcolo della pensione è dunque:
- retributivo sino al 31 dicembre 2011, poi contributivo, per chi possiede oltre 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
- retributivo sino al 31 dicembre 1995, poi contributivo, per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
- integralmente contributivo per chi non possiede contributi al 31 dicembre 1995.
Per saperne di più: Quota 100 senza penalità
Per capire meglio le differenze di calcolo della pensione: Come si calcola la pensione
Con quota 100 si può lavorare?
Chi si pensiona con quota 100 può lavorare, ma la pensione viene sospesa; il reddito di lavoro è cumulabile limitatamente col reddito di pensione, solo se reddito di lavoro autonomo occasionale, sino a 5mila euro annui.
Questo limite di cumulo è comunque temporaneo, sino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Quota 100 per gli esuberi
In base alla conversione in legge del decreto in materia di reddito di cittadinanza e pensioni, si prevede che i lavoratori in esubero possano accedere al cosiddetto prepensionamento Quota 100, cioè possano ricevere un assegno straordinario per il sostegno al reddito.
I beneficiari sono i lavoratori che raggiungono i requisiti previsti per l’accesso alla pensione quota 100 entro il 31 dicembre 2021.
In buona sostanza, per accedere al trattamento, entro il 31 dicembre 2021 bisogna aver compiuto 62 anni di età ed aver maturato 38 anni di contributi.
L’assegno, in ogni caso, può essere erogato solo in presenza di accordi collettivi di livello aziendale o territoriale, sottoscritti con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale; negli accordi deve essere stabilito, a garanzia dei livelli occupazionali, il numero di lavoratori da assumere in sostituzione dei lavoratori che accedono al prepensionamento.
Quando ci si può prepensionare?
Oltre al prepensionamento quota 100 per gli esuberi, attualmente esistono già altri strumenti di prepensionamento: alcuni consentono di raggiungere la pensione addirittura con 7 anni di anticipo.
Ecco i principali strumenti di prepensionamento
- Isopensione: si ottiene, senza penalizzazioni, un assegno simile alla futura pensione, con un anticipo massimo di 7 anni; lo strumento è riservato agli esuberi di aziende con oltre 15 dipendenti;
- Assegno straordinario: anche in questo caso si ottiene, senza penalizzazioni, un assegno simile alla futura pensione, con un anticipo massimo di 7 anni; lo strumento è riservato agli esuberi di aziende che aderiscono a particolari fondi bilaterali;
- Ape aziendale: l’Ape aziendale, il terzo tra i più importanti strumenti di prepensionamento, consiste nella possibilità, per l’azienda, di incentivare l’esodo dei lavoratori a cui manchino non più di 3 anni e 7 mesi alla pensione di vecchiaia, offrendo un contributo che serva ad abbassare i costi dell’anticipo pensionistico volontario, o Ape volontario
- Ape sociale: l’Ape sociale è invece un anticipo pensionistico a carico dello Stato, dedicato a particolari categorie tutelati di lavoratori a cui mancano non più di 3 anni e 7 mesi alla pensione di vecchiaia; l’assegno non prevede penalizzazioni sulla futura pensione ed è calcolato allo stesso modo del futuro trattamento, ma non può superare i 1500 euro mensili. Dovrebbe essere prorogato nel 2019.