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Niente reddito di cittadinanza per chi presenta le dimissioni

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Pugno duro del Governo contro chi si dimette per percepire il nuovo sussidio contro la povertà: niente reddito di cittadinanza per un anno.

Stai pensando di presentare le dimissioni dal tuo attuale posto di lavoro perché il reddito di cittadinanza, che vale sino a 780 euro al mese, ti conviene di più del tuo stipendio? Devi sapere che, in base a quanto emerso dal del decreto che istituisce il nuovo sussidio, contro chi si dimette sono previste grandi penalizzazioni: in particolare, per il lavoratore dimissionario il reddito di cittadinanza è bloccato per 12 mesi. Decade per 12 mesi dal diritto al sussidio, peraltro, non solo il dipendente che ha cessato volontariamente il rapporto di lavoro, ma tutta la sua famiglia.

Non dovrebbe essere penalizzato, comunque, chi presenta le dimissioni per giusta causa o durante il periodo tutelato di maternità, mentre è ancora da chiarire la posizione di chi aderisce a una risoluzione consensuale.

Niente reddito di cittadinanza per chi presenta le dimissioni, dunque: la finalità di questa previsione è evitare che i lavoratori valutino l’opportunità di lasciare l’impiego per stare a casa e percepire un sussidio. La misura, difatti, è nata per aiutare chi ha bisogno di lavorare, non chi ha un lavoro e decide di lasciarlo.

Certamente, se questa limitazione è stata prevista, significa che la tentazione di lasciare il lavoro per percepire il sussidio riguarda molte persone. Ma come mai? Gli italiani sono diventati terribilmente pigri? Purtroppo non è questa la risposta: se 780 euro al mese valgono più di uno stipendio, significa che le retribuzioni mensili sono tremendamente basse. La principale causa di questo gravissimo problema è il cosiddetto lavoro grigio, ossia il lavoro full time pagato come un part time, piaga molto diffusa in tutto il Paese.

Attenzione, però: non è detto che il reddito di cittadinanza valga 780 euro al mese a persona. Entrano in gioco, difatti, numerosi fattori: dalla proprietà dell’abitazione, alla percezione di altri redditi da parte di uno o più componenti del nucleo, al possesso di risparmi, alla partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro. Accedere alla misura è difficile, decadere dal sussidio molto facile.

Facciamo allora il punto della situazione, e vediamo, alla luce delle ultime novità emerse dalla bozza di decreto, quali sono i requisiti necessari per ottenere il reddito di cittadinanza.

Come funziona il reddito di cittadinanza?

Cerchiamo innanzitutto di capire le caratteristiche fondamentali del nuovo reddito di cittadinanza: questo sussidio consiste in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà.

È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini del reddito di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente ed abitazione in affitto, o con mutuo: in caso di nucleo con più componenti, il reddito è aumentato dello 0,4 per il coniuge e dello 0,2 per ogni figlio minore.

In caso di abitazione di proprietà, con riferimento al singolo componente è necessario possedere una soglia di reddito personale non superiore ai 6mila euro annui, che sale a 7.560 euro se il beneficiario ha diritto alla pensione di cittadinanza.

L’indicatore Isee della famiglia (si tratta, in pratica, di un indice che “misura la ricchezza delle famiglie”) richiesto per il diritto al sussidio  ammonterà a 9.360 euro. Inoltre sono previsti limiti legati al patrimonio mobiliare e immobiliare.

La prestazione dovrebbe essere erogata con una carta acquisti, una sorta di bancomat, che consentirà di pagare le utenze e l’acquisto di beni di prima necessità.

Come funziona la pensione di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza non interesserà soltanto i lavoratori che si trovano sotto la soglia di povertà, ma anche i pensionati. Nello specifico, tutti gli over 65 riceveranno un’integrazione della pensione sino a 780 euro mensili, se possiedono i requisiti economici richiesti. L’attuale integrazione al trattamento minimo, pari a 513 euro mensili, e le ulteriori maggiorazioni, dovrebbero dunque essere assorbite dalla pensione di cittadinanza per chi ne ha i requisiti.

Non si sa se anche la pensione di cittadinanza sarà erogata su carta acquisti.

A quanto ammontano il reddito e la pensione di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza dovrebbe ammontare sino a un massimo di 780 euro per ogni persona adulta e disoccupata senza alcun reddito; per chi ha un reddito sotto soglia, il reddito di cittadinanza integrerà gli importi percepiti sino ad arrivare a 780 euro al mese. Nello specifico, l’importo del reddito di cittadinanza è determinato da due quote:

  • la prima quota, a integrazione del reddito familiare, ammonta a una soglia massima pari a 6mila euro annui, 500 euro al mese (630 euro al mese, 7.560 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza) per il singolo componente; in presenza di più componenti si può arrivare a massimo 12.600 euro, cioè a 1.050 euro al mese;
  • la seconda quota, a integrazione del reddito familiare, è riconosciuta ai nuclei che pagano l’affitto dell’abitazione, ed è pari al canone annuo previsto dal contratto di affitto (150 euro al mese, 1.800 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza);
  • la seconda quota è pari alla rata del mutuo, fino a un massimo di 150 euro al mese, 1.800 euro annui, nel caso di nuclei familiari residenti in abitazioni di proprietà per il cui acquisto o per la cui costruzione sia stato stipulato un contratto di mutuo da un componente della famiglia.

In ogni caso il beneficio economico:
• non può superare la soglia di 9.360 euro annui (780 euro al mese) nel caso di nucleo familiare con un solo componente,
ridotta del valore del reddito familiare; la misura massima in caso di più componenti può arrivare a 19.656 euro all’anno (1.638 euro al mese, anche se nel concreto non si andrà sopra i 1.430 euro al mese, per via dell’applicazione della scala di equivalenza);
• non può essere inferiore a 480 euro annui (40 euro al mese).

Per una famiglia di tre persone, con genitori disoccupati a reddito zero e figlio minorenne a carico, il reddito di cittadinanza del nucleo dovrebbe aumentare del 40% per il coniuge e del 20% per il figlio minore.

Il reddito di cittadinanza sarà però ridotto per chi è proprietario della prima casa e non paga l’affitto: la riduzione, in particolare, dovrebbe corrispondere al cosiddetto affitto imputato ed ammontare a circa 280 euro al mese, 150 euro per chi percepisce la pensione di cittadinanza. Chi paga l’affitto, invece, ha diritto a un incremento in misura corrispondente, entro il tetto di 780 euro al mese.

Chi paga il mutuo, poi, ha diritto a un incremento del reddito pari a 150 euro mensili, entro il tetto di reddito di 780 euro.

Il reddito di cittadinanza sarà esentasse e non pignorabile.

Chi ha diritto al reddito o alla pensione di cittadinanza?

Potranno chiedere il reddito di cittadinanza, o la pensione di cittadinanza, i cittadini maggiorenni che soddisfano le seguenti condizioni:

  • si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato); coloro che hanno presentato le dimissioni sono esclusi dal reddito per un anno, come osservato, e determinano l’esclusione dal sussidio dell’intera famiglia;
  • non sono detenuti;
  • non sono ricoverati in istituti di cura di lunga degenza o in altre strutture residenziali a totale carico dello stato o di un ente pubblico;
  • sono cittadini italiani, europei o extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo;
  • sono residenti stabilmente in Italia da almeno 5 anni;
  • percepiscono un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro mensili;
  • percepiscono una pensione inferiore alla soglia di povertà, pari, come abbiamo detto, a 780 euro mensili;
  • possiedono un Isee del nucleo familiare inferiore a 9.360 euro;
  • possiedono un valore del reddito familiare inferiore a 6 mila euro, per il singolo componente, o a 7.560 euro, in caso di pensione di cittadinanza; l’importo è elevato sino a 9.360 euro per chi paga l’affitto ed è da adeguare col parametro della scala di equivalenza;
  • possiedono al massimo due immobili nel nucleo familiare, ma il secondo immobile non deve avere un valore superiore a 30mila euro;
  • possiedono un patrimonio mobiliare familiare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) non superiore a 6mila euro; la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i  massimali sono ulteriormente incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo;
  • nessun componente del nucleo deve possedere autoveicoli immatricolati nei 6 mesi precedenti o con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, navi o imbarcazioni da diporto; sono ecslusi i veicoli destinati ai disabili.

Sarà dunque richiesta la dichiarazione Isee per beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza.

Chi lavora o percepisce la disoccupazione ha diritto al reddito di cittadinanza?

Il reddito di cittadinanza sarà compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario sarà integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese. L’integrazione non potrà superare i 500 euro al mese.

Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili, con un’integrazione massima di 500 euro al mese.

Chi percepisce prestazioni di assistenza ha diritto al reddito di cittadinanza?

Il decreto prevede che ai fini del reddito di cittadinanza, il reddito familiare è determinato al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’Isee, ed include i trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti del nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi, come l’assegno di accompagnamento.

Nel valore dei trattamenti di assistenza non rilevano il pagamento di arretrati, le riduzioni nella compartecipazione al costo dei servizi e le esenzioni e agevolazioni per il pagamento di tributi, i rimborsi di spese sostenute, i buoni servizio o altri  titoli che svolgono la funzione di sostituzione di servizi. Non rileva il bonus bebè.

Per ottenere il reddito di cittadinanza si deve lavorare?

In base a quanto previsto dal decreto in materia, il reddito di cittadinanza obbliga il beneficiario non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza.

Chi si rifiuta di lavorare perde il sussidio.

Per quanto riguarda, poi, la partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro previste per il beneficiario del reddito, è obbligatorio (a meno che l’interessato non sia pensionato):

  • iscriversi presso i centri per l’impiego e offrire subito la disponibilità al lavoro;
  • iniziare un percorso per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
  • offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività;
  • frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
  • effettuare ricerca attiva del lavoro ogni giorno;
  • comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
  • accettare uno dei primi tre lavori equi che verranno offerti, o il primo lavoro, se si percepisce il sussidio da oltre 12 mesi.

Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, ha comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.

Per ottenere la pensione di cittadinanza si deve lavorare?

Per ottenere la pensione di cittadinanza non sarà necessario lavorare, in quanto i beneficiari sono over 65, non soggetti alle misure di politica attiva di lavoro.

Che cosa succede al reddito di cittadinanza se si rifiuta un lavoro?

Innanzitutto, come osservato, chi si dimette perde il reddito di cittadinanza per 12 mesi. L’interessato che percepisce il reddito di cittadinanza può poi rifiutare al massimo due proposte lavorative congrue (come definite dal decreto in materia) nell’arco di 12 mesi.

Ha anche la possibilità di recedere dall’impiego per due volte nell’arco dell’anno solare. Superati questi limiti, perde la somma.

Chi percepisce il reddito di cittadinanza da almeno 12 mesi deve accettare il primo lavoro congruo proposto, anche se lontano da casa: sono esclusi i nuclei familiari con componenti disabili. In questo caso, se l’interessato accetta comunque l’offerta di lavoro, percepisce il sussidio per altri 3 mesi. Se vuoi capire di più sulle agevolazioni per i disabili che percepiscono il sussidio, leggi Reddito di cittadinanza e benefici per disabili.

Per conoscere con maggiore precisione tutti gli adempimenti e le misure di politica attiva a cui si deve sottostare per mantenere il sussidio, vedi: Reddito di cittadinanza, adempimenti per ottenerlo.

Come si chiede il reddito di cittadinanza?

Il modulo di domanda per il reddito di cittadinanza deve essere predisposto dall’Inps, sentito il ministero del Lavoro, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto sul reddito di cittadinanza.

Il modulo di domanda deve essere presentato dal richiedente, a partire dal 6 marzo, alle Poste, o presso uno sportello Caf o ancora, telematicamente, attraverso il nuovo portale del reddito di cittadinanza (redditodicittadinanza.gov.it). Si prevede anche la possibilità di presentare la domanda di reddito di cittadinanza assieme alla dichiarazione Isee, anche online tramite sito web dell’Inps, a breve.

Le informazioni contenute nella domanda del reddito di cittadinanza devono essere comunicate dal sito web, dalle Poste o dal Caf all’Inps, entro 10 giorni lavorativi dalla richiesta.

Per il riconoscimento del beneficio, l’Inps deve verificare, entro 5 giorni lavorativi dalla data di comunicazione, il possesso dei requisiti d’accesso. I Comuni, inoltre, devono verificare i requisiti di residenza e di soggiorno e devono comunicare l’esito della verifica.

Quanto dura il reddito di cittadinanza?

La durata prevista per il reddito di cittadinanza è pari a 18 mesi; effettuata un’apposita verifica, proseguirà per altri 18 mesi.


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