
Casa di proprietà, seconda casa, conti, carte, libretti, redditi, rifiuto offerte di lavoro: in presenza di quali requisiti il reddito di cittadinanza si perde o viene ridotto.
Da una misura pressoché universale, con pochissimi limiti e condizioni, a un beneficio riservato a pochi: è questa la recente evoluzione del reddito di cittadinanza, il nuovo sussidio dedicato alle famiglie bisognose. Pur restando uno strumento, in linea generale, maggiormente accessibile rispetto all’attuale reddito d’inclusione Rei, il reddito di cittadinanza, nel corso degli ultimi mesi, è stato più volte ridimensionato, a causa della necessità di ridurre il deficit
Innanzitutto, se l’abitazione è di proprietà il sussidio è ridotto in misura pari a 280 euro mensili; il reddito, poi, non spetta alle famiglie che possiedono un secondo immobile di valore superiore a 30mila euro, ed ai nuclei familiari con un patrimonio mobiliare superiore a un determinato limite, che nella generalità dei casi va dai 6mila ai 10 mila euro: una soglia abbastanza facile da superare, considerando che nel patrimonio mobiliare sono inclusi tutti i conti, le carte prepagate, i libretti, i depositi, i titoli e le partecipazioni di tutti i componenti del nucleo familiare. L’indicatore Isee non può andare oltre i 9.360 euro, e non si possono possedere auto e moto nuove, o superiori a una certa cilindrata, navi e imbarcazioni da diporto.
A questi limiti si aggiungono, comunque, ulteriori condizioni, come l’obbligo di prestare servizio per il proprio comune, quello di accettare una delle prime tre offerte di lavoro eque proposte (la prima offerta, se si percepisce il sussidio da un anno) e di partecipare a tutte le misure di politica attiva del lavoro.
Allo stato attuale, dunque, il reddito di cittadinanza a chi viene negato? Facciamo il punto della situazione.
Come funziona il reddito di cittadinanza?
Ricordiamo innanzitutto le caratteristiche fondamentali del nuovo reddito di cittadinanza: questo sussidio consiste in una prestazione economica mensile, esentasse, accreditata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà.
È considerato al di sotto della soglia di povertà ai fini del reddito di cittadinanza chi possiede un reddito inferiore ai 780 euro mensili, in caso di nucleo familiare con un solo componente non proprietario di casa: in caso di nucleo con più componenti, il reddito è aumentato dello 0,4 per il coniuge e dello 0,2 per ogni figlio minore.
L’indicatore Isee della famiglia (si tratta, in pratica, di un indice che “misura la ricchezza delle famiglie”) richiesto per il diritto al sussidio ammonta, in base a quanto reso noto sinora, a 9.360 euro. Inoltre sono previsti limiti legati al patrimonio mobiliare e immobiliare.
La prestazione sarà erogata con una carta acquisti, una sorta di bancomat, che consentirà di pagare le utenze e l’acquisto di beni di prima necessità.
Il reddito di cittadinanza non interesserà soltanto i lavoratori che si trovano sotto la soglia di povertà, ma anche i pensionati. Nello specifico, tutti gli over 65 riceveranno un’integrazione del reddito sino a 780 euro mensili, se possiedono i requisiti economici richiesti. L’attuale integrazione al trattamento minimo, pari a 507,42 euro mensili (513 euro mensili dal 2019), e le ulteriori maggiorazioni, dovrebbero dunque essere assorbite dalla pensione di cittadinanza per chi ne ha i requisiti.
A quanto ammonta il reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza dovrebbe ammontare sino a un massimo di 780 euro per ogni persona adulta e disoccupata senza alcun reddito; per chi ha un reddito sotto soglia, il reddito di cittadinanza integrerà gli importi percepiti sino ad arrivare a 780 euro al mese. Nello specifico, l’importo del reddito di cittadinanza è determinato da due quote:
- la prima quota, a integrazione del reddito familiare, ammonta a una soglia massima pari a 6mila euro annui, 500 euro al mese (630 euro al mese, 7.560 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza) per il singolo componente; in presenza di più componenti si può arrivare a massimo 12.600 euro, cioè a 1.050 euro al mese;
- la seconda quota, a integrazione del reddito familiare, è riconosciuta ai nuclei che pagano l’affitto dell’abitazione, ed è pari al canone annuo previsto dal contratto di affitto (150 euro al mese, 1.800 euro annui nel caso di pensione di cittadinanza);
- la seconda quota è pari alla rata del mutuo, fino a un massimo di 150 euro al mese, 1.800 euro annui, nel caso di nuclei familiari residenti in abitazioni di proprietà per il cui acquisto o per la cui costruzione sia stato stipulato un contratto di mutuo da un componente della famiglia.
In ogni caso il beneficio economico:
- non può superare la soglia di 9.360 euro annui (780 euro al mese) nel caso di nucleo familiare con un solo componente, ridotta del valore del reddito familiare; la misura massima in caso di più componenti può arrivare a 19.656 euro all’anno (1.638 euro al mese , anche se nel concreto non si andrà sopra i 1.430 euro al mese);
- non può essere inferiore a 480 euro annui (40 euro al mese).
Per una famiglia di tre persone, con genitori disoccupati a reddito zero e figlio minorenne a carico, il reddito di cittadinanza del nucleo dovrebbe aumentare del 40% per il coniuge e del 20% per il figlio minore.
Il reddito di cittadinanza sarà però ridotto per chi è proprietario della prima casa e non paga l’affitto: la riduzione, in particolare, dovrebbe corrispondere al cosiddetto affitto imputato ed ammontare a circa 280 euro al mese, 150 euro per chi percepisce la pensione di cittadinanza. Chi paga l’affitto, invece, ha diritto a un incremento in misura corrispondente, entro il tetto di 780 euro al mese.
Chi paga il mutuo, poi, ha diritto a un incremento del reddito pari a 150 euro mensili, entro il tetto di reddito di 780 euro.
Il reddito di cittadinanza sarà esentasse e non pignorabile.
Chi ha diritto al reddito di cittadinanza?
Potranno chiedere il reddito di cittadinanza i cittadini maggiorenni che soddisfano una delle seguenti condizioni:
- si trovano in stato di disoccupazione o risultano inoccupati (cioè hanno perso il posto o non hanno mai lavorato); coloro che hanno presentato le dimissioni sono esclusi dal reddito per un anno, così come i detenuti ed i ricoverati in una struttura a carico dello Stato;
- sono cittadini italiani, europei o extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo;
- sono residenti stabilmente in Italia da almeno 10 anni;
- percepiscono un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà, cioè sotto i 780 euro mensili;
- percepiscono una pensione inferiore alla soglia di povertà, pari, come abbiamo detto, a 780 euro mensili;
- possiedono un Isee del nucleo familiare inferiore a 9.360 euro;
- possiedono un valore del reddito familiare inferiore a 6 mila euro, per il singolo componente, o a 7.560 euro, in caso di pensione di cittadinanza; l’importo è elevato sino a 9.360 euro per chi paga l’affitto ed è da adeguare col parametro della scala di equivalenza;
- possiedono al massimo due immobili nel nucleo familiare, ma il secondo immobile non deve avere un valore superiore a 30mila euro;
- possiedono un patrimonio mobiliare familiare (conti, carte prepagate, titoli, libretti, partecipazioni…) non superiore a 6mila euro; la soglia è incrementata di 2mila euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10 mila euro, incrementati di ulteriori mille euro per ogni figlio successivo al secondo; i massimali sono ulteriormente incrementati di 5mila euro per ogni componente con disabilità, come definita a fini Isee, presente nel nucleo;
- nessun componente del nucleo deve possedere autoveicoli immatricolati nei 6 mesi precedenti, con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti, navi o imbarcazioni da diporto; sono esclusi i veicoli per disabili.
Sarà dunque richiesta la dichiarazione Isee per beneficiare del reddito o della pensione di cittadinanza.
Chi lavora o percepisce la disoccupazione ha diritto al reddito di cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza, come abbiamo osservato, sarà compatibile con l’attività lavorativa: nello specifico, se il lavoratore ha un contratto part time, il suo salario sarà integrato, attraverso il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare a 780 euro al mese.
Naspi e altre prestazioni collegate allo stato di disoccupazione saranno compatibili col reddito di cittadinanza sino al limite di 780 euro mensili.
Chi percepisce prestazioni di assistenza avrà diritto al reddito di cittadinanza?
Il decreto in materia prevede che, ai fini del reddito di cittadinanza, il reddito familiare è determinato al netto dei trattamenti assistenziali eventualmente inclusi nell’Isee, ed include i trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti del nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi, come l’assegno di accompagnamento.
Nel valore dei trattamenti di assistenza non rilevano il pagamento di arretrati, le riduzioni nella compartecipazione al costo dei servizi e le esenzioni e agevolazioni per il pagamento di tributi, i rimborsi di spese sostenute, i buoni servizio o altri titoli che svolgono la funzione di sostituzione di servizi. Non rileva il bonus bebè.
Per ottenere il reddito di cittadinanza si deve lavorare?
In base a quanto previsto dalle attuali proposte, il reddito di cittadinanza obbligherà il beneficiario non solo a cercare assiduamente un lavoro ed a riqualificarsi, ma anche ad offrire lavoro gratuito per il proprio Comune di residenza.
Chi si rifiuterà di lavorare perderà il sussidio.
Per quanto riguarda, poi, la partecipazione alle iniziative di politica attiva del lavoro previste per il beneficiario del reddito, sarà obbligatorio (a meno che l’interessato non sia pensionato):
- iscriversi presso i centri per l’impiego e offrire subito la disponibilità al lavoro;
- iniziare un percorso per essere accompagnati nella ricerca del lavoro dimostrando la reale volontà di trovare un impiego;
- offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività;
- frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale;
- effettuare ricerca attiva del lavoro regolarmente, accedendo a un’apposita piattaforma;
- comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
- accettare uno dei primi tre lavori che verranno offerti: nel dettaglio, l’interessato che percepisce il reddito di cittadinanza può rifiutare al massimo tre proposte lavorative congrue nell’arco di due anni; ha anche la possibilità di recedere dall’impiego per due volte nell’arco dell’anno solare; superati questi limiti, perde la somma;
- in caso di fruizione del beneficio da oltre 12 mesi o di rinnovo deve essere accettata, a pena di decadenza dal beneficio, la prima offerta utile di lavoro congrua.
Chi ha un lavoro a tempo pieno, ma è sottopagato, avrà comunque diritto all’integrazione del reddito, senza bisogno di partecipare alle iniziative di politica attiva del lavoro.
A chi è negato il reddito di cittadinanza?
In base alle condizioni osservate per il diritto al reddito di cittadinanza, possiamo stabilire quali saranno i nuclei familiari tagliati fuori dalla misura.
Ecco a chi è negato il reddito di cittadinanza:
- persone/ nuclei familiari che già ricevono un reddito o una pensione superiore alla soglia di povertà;
- persone/ nuclei familiari che oltre alla casa d’abitazione possiedono un secondo immobile (può trattarsi anche di un terreno) per un valore complessivo superiore a 30mila euro;
- nuclei familiari che possiedono conti, carte prepagate, libretti, titoli, partecipazioni, buoni fruttiferi, per un valore totale del patrimonio mobiliare (considerando tutti i componenti della famiglia) superiore alle soglie stabilite; per approfondire: Niente reddito di cittadinanza per chi risparmia;
- persone/ nuclei familiari con Isee superiore a 9.360 euro;
- nuclei familiari in cui un componente ha rassegnato le dimissioni, nei 12 mesi precedenti;
- persone detenute;
- persone ricoverate in una struttura a carico dello Stato;
- persone che non sono residenti stabilmente in Italia da almeno 10 anni, o che non hanno un valido titolo di soggiorno;
- nuclei familiari che possiedono un valore del reddito familiare superiore a 6 mila euro, per il singolo componente, o a 7.560 euro, in caso di pensione di cittadinanza; l’importo è elevato sino a 9.360 euro per chi paga l’affitto ed è da adeguare col parametro della scala di equivalenza;
- nuclei familiari in cui un componente possiede autoveicoli immatricolati nei 6 mesi precedenti, con cilindrata superiore a 1.600 cc e motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati nei 2 anni precedenti, navi o imbarcazioni da diporto; sono esclusi i veicoli per disabili;
- nuclei familiari in cui il disoccupato rifiuta di partecipare alle misure di politica attiva del lavoro (ricerca di lavoro, incontri di orientamento, corsi di formazione…);
- nuclei familiari in cui il disoccupato rifiuta di offrire la propria disponibilità per progetti comunali utili alla collettività;
- nuclei familiari in cui il disoccupato rifiuta di accettare tre offerte di lavoro eque, o la prima offerta, se il sussidio è rinnovato o percepito da almeno 12 mesi;
- nuclei che non hanno presentato la dichiarazione Isee.