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Come sospendere la pensione in caso di morte?

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Decesso del pensionato: quali sono gli adempimenti in capo ai familiari e agli eredi?

«Mette la nonna nel freezer per continuare ad incassare la pensione». Non si tratta solo della trama di una nota commedia, ma anche di una triste realtà, che vede familiari di defunti anziani o disabili nascondere il loro decesso, per continuare a percepire dall’Inps pensioni e sussidi. Chi incassa la pensione di un familiare morto, qualora le somme ottenute risultino superiori a una determinata soglia, può essere denunciato per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. In altri casi, il reato contestato è quello di truffa aggravata e continuata [1]. Allora, come sospendere la pensione in caso di morte?

Ci si domanda, in particolare, quali adempimenti debbano essere effettuati per informare l’Inps del decesso del pensionato e chi, tra i familiari, sia obbligato ad inviare le dovute comunicazioni all’Istituto.

Ad ogni modo, sbaglia chi parla di «sospendere la pensione in caso di morte»: non si tratta, infatti, di sospensione, ma di cessazione della prestazione economica erogata dall’Inps. In altri termini, non è possibile erogare di nuovo la pensione, una volta avvenuto il decesso del beneficiario. L’eventuale pensione, di reversibilità o indiretta, spettante ai superstiti, costituisce una prestazione distinta dalla pensione originale, alla quale aveva diritto il dante causa deceduto.

La prestazione economica da sospendere a seguito della morte del beneficiario, peraltro, potrebbe non consistere in una pensione “vera e propria”, cioè in un trattamento di previdenza, ma anche in un sussidio, o trattamento di assistenza: ne sono un esempio l’assegno sociale, la pensione di cittadinanza, l’accompagnamento, la pensione di inabilità civile. Ma procediamo con ordine.

Chi è obbligato a comunicare la morte del pensionato all’Inps?

Secondo due note sentenze della Cassazione [2], compete agli eredi inviare il certificato di morte all’Inps non appena si verifica il decesso. In base a queste sentenze, basterebbe l’accredito anche di una sola mensilità della pensione, perché il beneficiario sia perseguibile penalmente, senza la possibilità di giustificarsi sostenendo che non c’è stato il tempo necessario per l’invio della comunicazione

Bisogna però considerare due obblighi sorti recentemente, in relazione al decesso di un beneficiario di prestazioni da parte dell’Inps.

Obbligo del Comune di trasmettere all’Inps la comunicazione di decesso

In primo luogo, la finanziaria 2003 [3] ha introdotto l’obbligo di trasmettere online all’Inps le comunicazioni di decesso per le Anagrafi comunali. In pratica, è il Comune a dover comunicare all’Inps il decesso del pensionato: la legge non impone agli eredi di consegnare agli uffici Inps il certificato di morte cartaceo.

Obbligo del medico di trasmettere all’Inps la comunicazione di decesso

In base alla finanziaria del 2015 [4], i medici necroscopi hanno l’obbligo di inviare online all’Inps il certificato di accertamento del decesso entro 48 ore dall’evento. L’Inps, dopo la segnalazione del decesso, provvede automaticamente a individuare il defunto nei propri archivi e ad effettuare le necessarie variazioni relative alla pensione.

I familiari del pensionato sono obbligati a comunicarne il decesso?

I nuovi obblighi di comunicazione di decesso da parte del Comune e di accertamento del decesso da parte del medico certificatore dovrebbero, a rigore di logica, far cadere l’obbligo di comunicare la morte del pensionato all’Inps da parte dei familiari del defunto.

La Cassazione è in accordo con questa tesi (abbiamo parlato del nuovo orientamento nell’articolo “Chi deve comunicare il decesso all’Inps“). Secondo la Suprema Corte, gli eredi non hanno alcun obbligo di comunicare all’Inps l’avvenuto decesso e, di conseguenza, non sono perseguibili in caso di silenzio.

Bisogna comunque sottolineare che le nuove regole non abrogano esplicitamente l’adempimento, in capo agli eredi del defunto, di comunicazione del decesso all’Inps, in quanto aggiungono e non sostituiscono le storiche previsioni di legge sull’argomento [5], che, appunto, impongono la comunicazione della morte all’Istituto ad opera della famiglia del defunto.

Una delle ultime circolari Inps sull’argomento [6], peraltro, non interpreta le nuove norme come abrogative dell’obbligo di comunicazione del decesso all’ente previdenziale.

La recente pronuncia della Cassazione sottolinea invece che:

  • il familiare del pensionato defunto, pur non essendovi tenuto, può comunque inviare il certificato di avvenuto decesso all’Inps;
  • qualora l’accredito della pensione giunga sul conto dopo il decesso, i familiari sono tenuti a restituire l’importo all’Inps, evitando così un giudizio quantomeno civile volto al recupero dell’indebito.

Alla restituzione delle somme indebitamente percepite dopo la morte del pensionato, in ogni caso, possono aggiungersi gli interessi di mora, che fanno lievitare la cifra da restituire.

Ratei arretrati di pensione dopo il decesso

Non dimentichiamo che il coniuge superstite o, in mancanza, i figli del defunto, hanno il diritto di ricevere dall’Inps, d’ufficio, i ratei di pensione arretrati non riscossi dal defunto.

Anche gli eredi diversi da coniuge e figli possono avere diritto agli arretrati, ma in virtù della successione, poiché facenti parte del patrimonio del defunto.

Gli eredi, nel dettaglio, possono ottenere eventuali ratei arretrati in base alla quota di eredità posseduta, ma devono presentare un’apposita domanda, in quanto non esiste, per loro, la previsione della liquidazione automatica da parte dell’Inps.

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